Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Gli italiani non risparmiano più. Istat: nel 2023 toccato il minimo storico

La propensione al risparmio è calata al 6,3%. E’ il valore più basso dal 1995, inizio del periodo di riferimento dei conti. Ecco le cause: dalla perdita di potere d’acquisto all’impennata dell’Irpef del +10,2%

Istat, risparmio italiani: nel 2023 toccato il minimo storico

Roma, 5 aprile 2024 – Il salvadanaio delle famiglie italiane si sta svuotando. In altre parole, le famiglie italiane non riescono più a risparmiare come una volta. E’ l’effetto della perdita di potere d’acquisto.

Per l’appunto, anche se nel corso del 2023 il reddito disponibile dei consumatori italiani è aumentato del 4,7% (+5,7% nel 2022), pari ad un incremento di 58,7 miliardi di euro, tuttavia, la consistente crescita dei prezzi ha determinato una contrazione dello 0,5% del loro potere d’acquisto. Per essere più chiari, il reddito disponibile espresso in termini reali, che ha seguito la flessione dell’1,8% registrata nel 2022.

Secondo i dati Istat, la spesa per consumi finali è cresciuta del 6,5% e la propensione al risparmio delle famiglie è calata al 6,3%, dal 7,8% del 2022, toccando il valore più basso dal 1995, inizio del periodo di riferimento dei conti.

Istat, nel 2023 risparmio famiglie al 6,3%: valore più basso dal 1995
Istat, nel 2023 risparmio famiglie al 6,3%: valore più basso dal 1995

Inoltre, nel 2023 gli italiani hanno dovuto fare i conti con l’aumento delle imposte correnti di 24,6 miliardi di euro (+10,7% rispetto al 2022) per la crescita dell’Irpef (+10,2%) e delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (+23%). “Il saldo degli interventi redistributivi nel 2023 – scrive l’Istat – ha sottratto alle famiglie 118,8 miliardi di euro”, 16,5 in più rispetto al 2022. Per le imprese, le imposte sulla produzione segnano un aumento di 2,2 miliardi di euro (+7,5%).

Il tasso di investimento delle famiglie si è portato al 9% (dal 9,2% del 2022). Il tasso di profitto delle imprese è sceso al 44,8% (dal 45,4% del 2022), nonostante la crescita del valore aggiunto del 6,2%. Il tasso di investimento si è ridotto al 20,9% (dal 22,3% dell’anno precedente) a seguito della diminuzione degli investimenti fissi lordi (-0,6%). 

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