Giovedì 21 Novembre 2024
RAFFAELE MARMO
Economia

Pensioni, il sottosegretario Durigon: "Usiamo i fondi per anticipare le uscite"

La ricetta della Lega: quota obbligatoria del Tfr alla previdenza complementare: "Solo così i giovani potranno evitare di avere assegni da fame a 70 anni"

Roma, 13 agosto 2024 – Prevedere la pensione di garanzia per i giovani e utilizzare la previdenza complementare (destinando a essa una quota obbligatoria del Tfr) per far diventare più consistenti gli assegni previdenziali futuri e evitare che si debba attendere fino a 70 anni per lasciare il lavoro. Con l’introduzione o la conferma di strumenti di flessibilità per le uscite più ravvicinate (da Quota 41 all’Ape sociale, da Opzione donna al cosiddetto canale per i precoci), si basa sui due pilastri indicati la riforma che Salvini punta a portare a casa in autunno attraverso il confronto con le parti sociali. E, come anticipa il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, regista dell’operazione, "dovrà essere finalmente strutturale e avere come obiettivi la sostenibilità sia delle future rendite, perché non vi siano trattamenti da fame, sia del sistema nel suo complesso". 

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Da dove nasce l’ipotesi di una parziale obbligatorietà per i versamenti alla previdenza complementare?

"Facciamo una premessa. Andiamo incontro a una prospettiva di pensioni fragili o addirittura povere e lontane nel tempo, soprattutto per i giovani, per le ragioni che conosciamo: discontinuità lavorativa, periodi di bassi salari, carriere discontinue. Il risultato, con il sistema di calcolo interamente contributivo (basato sull’ammontare dei contributi versati), rischia di essere negativo e penalizzate per le generazioni di lavoratori più giovani sia per l’ammontare limitato delle rendite sia per l’età di accesso alla pensione, perché per poter lasciare il lavoro a 64 anni e non dovere attendere almeno i 70 anni serve avere maturato un importo pari a oggi a circa 1.500 euro lordi mensili".

I versamenti semi-obbligatori ai fondi pensione dovrebbero servire a evitare questi esiti?

"Certo. Se si introduce un obbligo per tutti i lavoratori di destinare una quota del Tfr (che oggi finisce all’Inps o resta in azienda, in assenza di adesione a un fondo pensione) alla previdenza complementare di categoria o ai fondi pensione aperti, la futura pensione integrativa si potrà sommare a quella maturata nel sistema pubblico anche per poter raggiungere il requisito dei 1.500 euro mensili (3 volte l’assegno sociale) per uscire a 64 anni. Questo, oggi, anche per chi ha aderito volontariamente alla pensione integrativa, non è possibile. Con la parziale obbligatorietà, al contrario, si può prevederlo e così si ottiene, oltre alla flessibilità in uscita, anche l’altro effetto rilevante di avere pensioni più consistenti. Senza considerare le conseguenze di sistema".

A quali si riferisce?

"Da un lato alla sostenibilità del sistema previdenziale nel suo complesso, dall’altro ai benefici per il mercato dei capitali e degli investimenti produttivi che un ampliamento delle risorse della previdenza complementare può determinare".

Quale potrebbe essere la quota di Tfr da destinare obbligatoriamente ai fondi pensione ?

"Su questo ci vogliamo confrontare con sindacati e imprese e partire da una quota non elevata, come il 25 per cento. Questo perché siamo consapevoli che il Tfr per le piccole imprese costituisce anche una fonte di liquidità. Ma, a questo proposito, ipotizziamo anche agevolazioni perché una fetta del welfare o dei premi possa essere destinata alla previdenza complementare o all’Inps per coprire i buchi contributivi".

Rimane aperto, anche se in misura minore, il nodo della pensione di garanzia per i giovani che non dovessero riuscire a maturare un importo dignitoso.

"E noi, nell’ambito della riforma, vogliamo arrivare anche a questo obiettivo. Il tutto passando dal confronto con le parti sociali a partire da settembre".

Se questa è la prospettiva strutturale, che cosa possiamo attenderci per la flessibilità in uscita a più breve termine? Arriveremo a Quota 41 per il 2025?

"Sicuramente stiamo cercando di rafforzare il sistema pensionistico anche sulla flessibilità in uscita per dare risposta a quei lavoratori che hanno maturato tanti anni di attività. Si sa che la nostra battaglia è per Quota 41, ma vogliamo fare una riforma più complessiva".

Verranno prorogati Ape sociale e Opzione donna?

"Ritengo che vi siano pochi dubbi sulla proroga di questi strumenti".