Lunedì 17 Marzo 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Reddito delle famiglie, cala l’Irpef ma la povertà aumenta

A indicare le conseguenze concrete delle politiche del governo Meloni sono i ricercatori dell’Istat nel Report sulla redistribuzione del Reddito in Italia nel 2024

Reddito delle famiglie, cala l’Irpef ma la povertà aumenta

Roma, 17 marzo 2025 – La riforma dell’Irpef, insieme con altri interventi di sgravio fiscale e contributivo, hanno fatto sì che circa 11,8 milioni di famiglie vedono migliorare, grazie alle misure, il proprio reddito disponibile, per un ammontare medio annuo di 586 euro. Si tratta di quasi il 45% delle famiglie residenti in Italia e del 78,5% delle famiglie con almeno un lavoratore dipendente. Ma è altrettanto vero che la drastica riduzione del Reddito di cittadinanza ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (3,2% delle famiglie residenti), con una perdita media annua è di circa 2mila 600 euro annui. A indicare, nero su bianco, le conseguenze concrete delle politiche del governo Meloni sono i ricercatori dell’Istat nel Report sulla redistribuzione del Reddito in Italia nel 2024.

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Le simulazioni, di cui si presentano i risultati, valutano – spiegano dall’Istat – gli effetti sui redditi disponibili delle famiglie generati dalle politiche redistributive introdotte nel 2024. In particolare, si valutano gli effetti dei seguenti interventi normativi:

  • riforma delle aliquote e degli scaglioni Irpef e delle detrazioni da lavoro;
  • eliminazione del Reddito/Pensione di Cittadinanza (RDC) e dell’introduzione dell’Assegno di Inclusione (ADI);
  • prosecuzione dell’esonero contributivo parziale per i lavoratori dipendenti e dell’introduzione dell’esonero totale per le lavoratrici dipendenti madri;
  • indennità una tantum per i lavoratori dipendenti (c.d. Bonus Natale). Gli effetti sono valutati attraverso il confronto tra la stima del reddito disponibile nel 2024 e la stima di quello che si sarebbe osservato se i parametri di tali politiche fossero rimasti quelli in vigore nel corso del 2023.

Taglio Irpef e decontribuzione

Ebbene, per le famiglie con almeno un percettore di reddito da lavoro dipendente gli effetti della riforma dell’Irpef si valutano congiuntamente a quelli delle due forme di decontribuzione previste per il 2024. In questo gruppo di famiglie, si stima che siano 11,8 milioni quelle che vedono migliorare, grazie alle misure, il proprio reddito disponibile, per un ammontare medio annuo di 586 euro. Si tratta di quasi il 45% delle famiglie residenti in Italia e del 78,5% delle famiglie con almeno un lavoratore dipendente.

Si stima che siano circa 300mila le famiglie interessate da entrambe le misure che registrano una perdita. Il peggioramento, pari in media a 426 euro, è riconducibile in larga parte alla perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente (c.d. Bonus Irpef).

Le famiglie non interessate dalla decontribuzione ma che beneficiano della riforma dell’Irpef sono 9 milioni e 600mila (36,8% delle famiglie residenti). Il guadagno derivante dalla riforma, in termini di minori imposte dirette dovute, è pari in media a 251 euro all’anno e comporta un incremento dello 0,5% del reddito disponibile.

Sono circa 750mila le lavoratrici madri che, grazie all’esonero totale dei contributi, si stima registrino un guadagno, rispetto al 2023, pari a poco più di 1.000 euro. Un quarto di queste, avendo una retribuzione annua lorda superiore ai 35mila euro, non erano destinatarie dell’esonero parziale previsto per i lavoratori dipendenti nel 2023. Queste ultime, quindi, registrano il guadagno medio maggiore, pari a oltre 1.800 euro.

La scure sul Reddito di cittadinanza

Si stima che il passaggio dal Reddito di cittadinanza, già depotenziato nel corso del 2023, all’Assegno di inclusione comporti un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (3,2% delle famiglie residenti). La perdita media annua è di circa 2mila 600 euro e interessa quasi esclusivamente le famiglie che appartengono al gruppo delle famiglie più povere. In tre quarti dei casi si tratta di nuclei che perdono il diritto al beneficio e nel restante quarto di nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di calcolo.

Per circa 400mila famiglie il passaggio tra RDC e ADI non comporta una variazione del reddito disponibile perché continuano a ricevere lo stesso importo. Infine, un gruppo esiguo di famiglie (circa 100mila) trae un beneficio dal passaggio all’ADI di circa 1.200 euro. Il vantaggio deriva dal diverso trattamento dei componenti con disabilità insito nel metodo di calcolo della scala di equivalenza ADI rispetto a quella RDC.

L’indennità una tantum di 100 euro per i lavoratori dipendenti si stima abbia raggiunto circa 3 milioni di famiglie (11,6% delle famiglie residenti), generando una variazione del reddito disponibile pari in media allo 0,2%.

Disuguaglianza e intervento pubblico

L’intervento pubblico riduce la diseguaglianza nel reddito delle famiglie di 16,1 punti percentuali, la riduzione è più ampia nel Mezzogiorno (-16,9 punti percentuali) dove si stimano le più ampie disuguaglianze tra redditi primari. Nel complesso, tuttavia, le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2024 e qui prese in esame diminuiscono in lieve misura l’equità della distribuzione dei redditi disponibili delle famiglie. La diseguaglianza, valutata attraverso l’indice di Gini, passa dal 30,25% al 30,40%.