Roma, 24 gennaio 2023 - "Semplificare, velocizzare, tagliare la burocrazia". Sono i "principi ispiratori" che animano la riforma del codice degli Appalti, dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. "Nei prossimi 6-7 anni si gioca il futuro del Paese. Abbiamo davanti anni di opportunità straordinarie dal Giubileo a Roma nel 2025 alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 fino alla candidatura per Roma a Expo 2030. Sarà una sfida".
Salvini ha parlato al convegno dell'Osservatorio burocrazia della CNA: con il nuovo Codice è stato messo "un punto fermo", sostiene il leader della Lega che spera in un'approvazione lampo. ''Conto che i 230 articoli del Codice degli appalti siano approvati entro il 31 marzo e che durino qualche anno perché dobbiamo mettere a terra gli investimenti''.
Quanto ai rilievi dell'Anac, l'autorità anti-corruzione, che ha lamentato "l'eccessiva sburocratizzazione e i ridimensionamento del suo ruolo di controllo", Salvini è tranchant: "Spettano alla politica gli onori e gli oneri di chi decide''. E "sarebbe bello che la Corte dei conti desse parere favorevole preventivo a monte e non solo parere ispettivo a valle''.
Intanto il vicepremier si prende il plauso del giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, secondo il quale questo è "un Codice che cambia registro" che va nella direzione "piuttosto del fare, che del non fare". E ancora "è un accurato tentativo di equilibrio giusto tra semplificazione e conservazione". Anche perché, sottolinea Cassese, che era tra gli ospiti del convegno, "abbiamo un sistema costruito per porre dei freni piuttosto che accelerare". Prima il Codice "era sostanzialmente impeditivo'' ora è invece ''ispirato all'idea di 'tutto in uno', di unificare: io voglio trovare la norma tutta lì e non essere costretto a girovagare tra tutti gli atti normativi''.
Oggi "tra la pubblicazione del bando di gara e il pagamento del contratto passano ben 815 giorni: il 35% in più di tempi rispetto alla media europea. Dal 2021 al 2022, c'è stato un aumento del numero dei bandi, si è passati da un valore di 38 miliardi a 83 miliardi di euro, aumenta il valore, aumenta pure l'ingolfamento, abbiamo un sistema costruito per porre dei freni piuttosto che accelerare''.
Se da una parte il valore monetario complessivo del mercato degli appalti pubblici in Italia ha sfiorato i 200 miliardi di euro nel 2021, in aumento vertiginoso dai 100 miliardi del 2016, rileva il rapporto 'Osservatorio Burocrazia Cna', il costante aumento "non ha modificato la sostanza del mercato". Permangono le "gravi difficoltà nella partecipazione delle piccole imprese alle procedure di gara, prima di tutto a causa dell'incremento dei volumi dei bandi nelle classi d'importo maggiore, che automaticamente emargina le piccole imprese", con la conseguenza che "solo il 5%" dei 200 miliardi di appalti pubblici assegnati, va effettivamente alle piccole imprese. Oltre al problema della "scarsa digitalizzazione delle procedure" solo 3 stazioni appaltanti su 10 "garantiscono la piena trasparenza delle informazioni di gara". E ben 4 stazioni appaltanti su 10 "non pubblicano alcun dato relativo all'aggiudicazione" e di conseguenza "non aiutano le imprese a comprendere i motivi dell'esclusione e a migliorare". Tutto ciò è, rileva Cna, "causa e conseguenza" della stratificazione normativa. Ora, chiede Cna, "serve un quadro regolamentare chiaro".