Roma, 22 aprile 2023 – Senza fare più rumore, i riders continuano ancora a recapitarci pizze, hamburger, gelato, spesa settimanale.
Due anni fa, in piena pandemia, tutti ci siamo accorti di loro e delle condizioni di lavoro in cui operavano. Erano nate manifestazioni e proteste per via del loro inquadramento. Passavano come liberi professionisti e i sindacati chiedevano, invece, che fossero riconosciuti come lavoratori subordinati. E oggi? “A distanza di tempo noi siamo ancora gli unici, tra le piattaforme in Italia, ad averli assunti davvero”. A parlare è Daniele Contini, il country manager Italia di Just Eat, colosso internazionale presente in Italia dal 2011.
Just Eat in Italia
"In Italia operano almeno 4 grandi operatori di consegna cibo e generi di prima necessità a domicilio, ma Just Eat è quello presente da più tempo”, esordisce. “Siamo presenti in tutti i capoluoghi di provincia e siamo stati scelti da 28mila ristoranti (+20% rispetto al 2021, ndr), per un totale di oltre 90 generi di cucina diversi. Con oltre 3 milioni di clienti, nel 2022 il mercato italiano valeva per noi 1 miliardo e 800 milioni di euro. Contiamo di crescere ancora del 20% nel 2023”.
Per quanto riguarda il tipo di contrattualizzazione dei rider di Just Eat, nel 2021 la piattaforma è stata la prima (e tuttora l’unica) nel nostro Paese ad assumerli come lavoratori dipendenti, applicando il contratto collettivo nazionale del settore Logistica, trasporto, merci e spedizioni, grazie all’accordo raggiunto con le 3 sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
“Di fatto, abbiamo dato vita al primo contratto collettivo aziendale per inquadrare i rider come subordinati, anziché come collaboratori occasionali pagati a cottimo”, riassume Contini. La piattaforma fornisce inoltre, a ciascun dipendente, dispositivi di sicurezza e visibilità, oltre a dodici ore di formazione obbligatoria su igiene e sicurezza. Soprattutto – ed è una novità assoluta in Italia – offre una garanzia di remunerazione oraria anche in caso di condizioni climatiche avverse, tali da imporre la sospensione del servizio di consegna.
Rider pagati anche in caso di meteo avverso
"La nostra policy sul meteo è molto rigorosa - sottolinea ancora Contini -. I clienti si aspettano sempre che tutto funzioni, in qualunque condizione. Ma noi non vogliamo mettere a rischio la vita dei nostri rider: è anche in questo modo che facciamo la differenza rispetto ad altre piattaforme”.
Per evitare che i ciclofattorini siano vittima di caporalato (una piaga ormai diffusa anche nel settore delle consegne a domicilio, con casi di cronaca in diverse città d’Italia), Just Eat ha introdotto un sistema di identificazione quotidiana, cui ogni dipendente è tenuto a sottoporsi a inizio servizio. Ed è in procinto di aprire, nei prossimi mesi, un’altra ‘Casa dei rider’ (dopo quella già attiva a Firenze): una sorta di hub, un centro nevralgico in cui ciascun dipendente si reca per ritirare casco e zaino, ricaricare smartphone e bici elettriche, ristorarsi e riscaldarsi.
Chi è e quanti anni ha il rider-tipo
Quanto al profilo del rider-tipo, quello assunto da Just Eat ha un’età media di 32 anni, di genere maschile nel 90% dei casi, di nazionalità prevalentemente straniera nelle grandi città del Nord e italiana al Centro e al Sud. Non si tratta necessariamente di studenti universitari in cerca di un lavoretto per ‘arrotondare’ (come accadeva fino a qualche anno fa); piuttosto, si tratta di lavoratori in cerca di un’occupazione da gestire in autonomia, compatibilmente con altri impegni.
Prossimi obiettivi, in Italia e non solo
Capitolo obiettivi futuri: “Desideriamo estendere il nostro modello di ‘delivery etico’ il più possibile. L’auspicio è che anche il nostro Paese trovi una propria strada per regolamentare un settore che, in particolare negli ultimi anni, ha avuto uno sviluppo tumultuoso e necessita sicuramente di prese di posizione anche politiche. Come piattaforma siamo pronti a dare il nostro contributo”, conclude Contini.
Intanto, nei giorni scorsi il colosso è arrivato a Livorno, assumendo 20 rider, che si aggiungono agli oltre 130 operanti da tempo su tutto il territorio toscano. Anche a livello internazionale il colosso Just Eat continua a crescere e macinare utili: dopo la decelerazione subita lo scorso anno, all’indomani della pandemia, i segmenti Nord Europa, Regno Unito e Irlanda guidano la ripresa. Il gruppo prevede di raggiungere un margine operativo lordo (indicatore di redditività sulla base dei flussi di cassa) pari a circa 275 milioni di euro nel 2023, in aumento rispetto alla previsione precedente di circa 225 milioni di euro.