Venerdì 15 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Riders, la svolta: saranno dipendenti. L’ira dei colossi: "Via dall’Italia"

Ecco il decreto del governo: salario minimo, ferie, niente cottimo. Ma c'è chi teme troppe regole IL PUNTO - Foodora protesta, Di Maio: "Non accetto ricatti"

Un rider per le vie di Milano (Ansa)

Un rider per le vie di Milano (Ansa)

Roma, 17 giugno 2018 - Sette articoli dal titolo netto ("Norme in materia di lavoro tramite piattaforme digitali, applicazioni e algoritmi") che trasformano d’un colpo solo i riders, i ciclo-fattorini del food delivery, ma anche tutti coloro che svolgono attività regolate da app in lavoratori dipendenti, con tutte le conseguenze economiche e normative connesse: minimi retributivi dei contratti collettivi, ferie, indennità di malattia, contributi previdenziali, assicurazione Inail. Con l’aggiunta del divieto di cottimo e la previsione di una indennità di disponibilità (sempre a carico dei gestori delle app) per i periodi di attesa. Oltre che di una multa fino a 1.250 euro in caso di violazione del diritto alla disconnessione del prestatore.    Un pacchetto di tutele, messo a punto nero su bianco dal professor Pasquale Tridico, su incarico del ministro Luigi Di Maio, destinato a soddisfare le associazioni dei ciclo-corrieri, ma che viene bocciato senza mezzi termini dalle imprese del settore. Se queste saranno le condizioni – minacciano in coro – addio Italia: la Gig economy abbandonerà in blocco la Penisola. Nel decreto in gestazione si parte da una nuova, estesissima definizione di lavoratore dipendente, che finisce per valere in pratica per tutti i lavori o quasi: anche nei casi nei quali "non vi sia la predeterminazione di un orario di lavoro e il prestatore sia libero di accettare la singola prestazione richiesta".

Non basta. È lavoro dipendente sempre e comunque quando passa attraverso una piattaforma, anche se gli strumenti (bici, moto, cellulare, altro) sono del lavoratore. Per piattaforma digitale si intendono "i programmi delle imprese che mettono in relazione a distanza per via elettronica le persone, per la vendita di un bene, la prestazione di un servizio, lo scambio o la condivisione di un bene o di un servizio, determinando le caratteristiche e il prezzo": tutte le attività cosiddette on demand, dai ciclo-fattorini alle baby sitter, dagli idraulici alle badanti, agli autisti. 

Ebbene, per tutti coloro che operano in questo mondo "non è consentito retribuire a cottimo, in tutto o in parte, le prestazioni di lavoro". Non solo. Le stesse piattaforme, per essere utilizzate, devono essere di fatto concordate con il sindacato. E lo stesso vale per i meccanismi per la formazione del "rating reputazionale" dei lavoratori. La retribuzione, a sua volta, si compone di due parti: una relativa alle ore di lavoro effettive, secondo i minimi fissati dai contratti collettivi di settore o dei settori affini (per esempio quello della logistica, che per mansioni da corriere fissa il minimo intorno a 10-12 euro l’ora), un’altra, definita ‘indennità di disponibilità' e fissata anch’essa dai contratti collettivi, relativa alle ore nelle quali il lavoratore si dichiara disponibile a svolgere la prestazione, anche se in concreto non viene contattato per svolgerla. 

image   Fermo restando che il lavoratore può sempre, "per motivi personali", rifiutare di lavorare (e perde solo l’indennità di disponibilità), i diritti connessi (maternità, malattia) sono conteggiati sia sul lavoro svolto sia sulle ore di attesa. E lo stesso vale per la contribuzione previdenziale (pari al 33 per cento). Solo le ferie sono in proporzione alle ore lavorate. Una vera chicca finale è la multa da 250 a 1.250 euro nel caso di violazione del riposo digitale del lavoratore: 11 ore ogni 24.