Per il settore dell’e-commerce il reso gratuito sta diventando ingestibile. Negli Stati Uniti, infatti, sempre più aziende addebitano una commissione per i prodotti restituiti. Una brutta notizia per i consumatori proprio nel periodo successivo alle festività, quando molti cominciano a rispedire indietro i regali indesiderati. Secondo Optoro, una società di tecnologia di logistica inversa, i clienti statunitensi quest’anno restituiranno circa 173 miliardi di dollari di merci tra il giorno del Ringraziamento e la fine di gennaio.
Tenendo conto dei costi di spedizione, immagazzinamento e manodopera, un reso per un ordine online di 100 dollari costa circa 27 dollari ai commercianti, emerge dalle stime dell’azienda Inmar, citate dal Wall Street Journal. Fino ad ora le aziende hanno assorbito questi costi, credendo che le generose politiche di reso attirassero i clienti e aumentassero le vendite. Ma ultimamente il volume dei resi è cresciuto “al punto che tutti iniziano a prenderne atto”, ha detto Tom Enright a Wsj, analista della società di consulenza Gartner.
Il problema è diventato evidente negli ultimi quattro anni. I consumatori che hanno iniziato a fare acquisti online durante la pandemia si sono abituati a ordinare articoli di diverse taglie e colori da provare a casa per poi rispedire indietro ciò che non vogliono – un cambiamento nelle abitudini di acquisto che ha fatto impennare il volume dei resi e dei rispettivi costi per le aziende. Molti dei prodotti, inoltre, non vengono mai restituiti agli scaffali, ma sono destinati a donazioni o liquidazioni. E pure gli articoli che, alla fine, tornano in negozio, sono spesso scontati perché non sono più di stagione. In alcuni casi è addirittura più vantaggioso per le aziende permettere ai clienti di tenere i loro resi invece di rispedirli. Articoli ingombranti venduti a basso prezzo come mobili, piccoli elettrodomestici, passeggini e molti altri comportano spese di spedizione troppo alte.
In Italia per il momento non sono stati annunciati grandi cambiamenti nelle politiche di reso dei rivenditori più conosciuti come Amazon, ma questo non significa che non stiamo andando in questa direzione. Anche se il diritto di recesso è garantito dalla legge, il venditore può addebitare le spese di restituzione al cliente. Il reso gratuito è un’abitudine molto diffusa, ma non è altro che una forma di cortesia verso i clienti e una politica aziendale per nulla obbligatoria.