Martedì 25 Marzo 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni: come recuperare i contributi perduti con la rendita vitalizia

Le istruzioni dell’Inps per regolarizzare la propria posizione: il datore di lavoro o il lavoratore devono fornire le prove dell’attività svolta in nero

Rendita vitalizia, l'Inps spiega come recuperare i contributi persi

Rendita vitalizia, l'Inps spiega come recuperare i contributi persi

Roma, 20 marzo 2025 – Chi ha lavorato, anche in anni lontani, e non ha avuto i contributi versati può avere un’ancora di salvataggio per recuperare quanto perduto e utilizzarlo a fini pensionistici: e questa possibilità è stata resa più praticabile da una nuova norma diventata operativa qualche settimana fa. A indicare le regole per utilizzare questa formula, chiamata rendita vitalizia, è direttamente l’Inps in una recente comunicazione: vediamo, dunque, come ci si deve muovere.

La rendita vitalizia: che cosa è

La rendita vitalizia è un istituto - si spiega nella nota dell’Ente - che consente di coprire periodi di lavoro, in cui il lavoratore ha effettivamente prestato attività ma senza il versamento dei contributi previdenziali. La costituzione della rendita vitalizia può essere richiesta:

  • dal datore di lavoro che ha omesso il versamento dei contributi e intende, in tal modo, procedere al pagamento rimediando al danno causato al dipendente (tale facoltà è soggetta alla prescrizione decennale a decorrere dalla maturazione della prescrizione della contribuzione omessa)
  • dal lavoratore stesso (o suoi superstiti), in sostituzione del datore di lavoro, sia nel caso in cui presti ancora attività lavorativa sia nel caso in cui abbia già ottenuto la pensione (anche questa  facoltà è soggetta alla prescrizione decennale decorrente dalla maturazione della prescrizione della contribuzione omessa)
  • dal lavoratore stesso (o suoi superstiti), in proprio e non in via sostitutiva del datore di lavoro, una volta che sia decorso il termine di prescrizione per l’esercizio della facoltà da parte del datore di lavoro e da parte del lavoratore in sostituzione del datore di lavoro. La facoltà del lavoratore di chiedere la costituzione di rendita vitalizia in proprio, e non in via sostitutiva del datore di lavoro, non è soggetta a prescrizione. La facoltà del lavoratore di presentare in proprio l’istanza indicata è stata introdotta con la Legge n. 203 del 2024 (12 gennaio 2025).

Una volta pagata la somma, i contributi vengono riconosciuti ai fini pensionistici.

Iter per il riscatto

L’Inps ha il compito di gestire il processo di richiesta e approvazione del riscatto, verificando i requisiti e le dichiarazioni dei lavoratori interessati. Sono previsti specifici criteri di esame, finalizzati a certificare la veridicità delle domande e a evitare abusi del sistema.

L’iter prevede la presentazione della domanda, con documentazione a supporto che attesti il periodo di lavoro in relazione al quale si dichiara l’omissione contribuiva, la verifica da parte dell’INPS, che potrà avvalersi anche di testimonianze, documenti fiscali e controlli incrociati, la definizione dell’importo da versare.

Nel caso di domanda presentata dal lavoratore, sono previsti pagamenti rateizzati, per agevolare chi decide di riscattare più anni di contributi. Nelle gestioni private, il pensionato non può chiedere il pagamento rateale e il pensionamento implica la decadenza dal beneficio della rateizzazione eventualmente in corso, con obbligo di pagamento del capitale residuo in unica soluzione.

Condizioni per il riscatto e documentazione richiesta

Un aspetto fondamentale riguarda l’obbligo di presentare documentazione certa per poter riscattare gli anni di contributi non versati. La semplice dichiarazione del lavoratore non sarà, infatti, sufficiente ma sarà necessario fornire prove concrete dell’attività svolta in nero.

Tra le possibili fonti di verifica rientrano ai fini della prova dell’esistenza del rapporto di lavoro:

  • Buste paga o contratti
  • Libretto di lavoro
  • Attestazioni del centro per l’impiego 
  • Eventuali comunicazioni aziendali che possano attestare la presenza del lavoratore in azienda.

Ai fini della prova della durata continuativa e non interrotta della prestazione lavorativa (quindi non ai fini della prova dell’esistenza del rapporto di lavoro) possono essere esibite testimonianze di ex colleghi o del datore di lavoro. 

L’Inps avrà quindi il compito di verificare con rigore ogni richiesta, per evitare possibili abusi o dichiarazioni non veritiere.

Come fare domanda

Per lavoratore (o suoi superstiti) la domanda si può presentare: online all’Inps attraverso il servizio dedicato chiamando il Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 (a pagamento in base al piano tariffario del gestore telefonico, da rete mobile) rivolgendosi a enti di patronato e intermediari dell'Istituto che assistono gratuitamente per legge.