Milano, 13 febbraio 2019 - Bocciatura senza appello. È questo il verdetto dell’analisi costi/benefici sull’Alta Velocità Torino-Lione voluta dal governo pentaleghista: la spesa supera i potenziali vantaggi di ben 7 miliardi di euro (addirittura 7,8 miliardi nel secondo scenario ipotizzato). Tutto nero su bianco nelle 78 pagine di relazione firmata dalla commissione di sei esperti (ma uno, Pierluigi Coppola, si è ‘dissociato’ e ha presentato una contro-analisi al Ministero), coordinata dal professor Marco Ponti, docente di Economia e pianificazione dei Trasporti al Politecnico di Milano, il quale si è dichiarato "soddisfatto" del testo finale. In estrema sintesi, la relazione ‘smonta’ la precedente analisi dell’Osservatorio 2011 in relazione all’opera (rivedendo al ribasso le stime di traffico) e calcola un costo di circa 12,4 miliardi di euro, a fronte di benefici da 5,4 miliardi che, però, diventerebbero risibili (meno di 900 milioni) se depurati della componente di investimento sui cantieri. Né i vantaggi ambientali (che nel vecchio studio pesavano per ben 5 miliardi, ma ora sono considerati "di entità trascurabile"), né la consistente riduzione di tempo nelle tratte (oltre due ore in meno tra Milano e Parigi) potrebbero far ‘promuovere’ l’opera. Più pesante – e contestato anche da chi continua a sostenere la Tav – l’effetto delle accise che si andrebbero a perdere con il trasporto delle merci su ferro: 1,6 miliardi. Ora bisognerà capire come il governo giallo-verde, nettamente diviso nel giudizio sull’infrastruttura, tradurrà questi numeri in azione politica.
1. I due scenari sul futuro dell'opera. Perdita netta tra 7 e 7,8 miliardi
Sono due gli scenari ipotizzati dal documento sulla Tav. Quello ‘realistico’ vede uno sbilancio di 7 miliardi tra costi e benefici: ai 12,4 miliardi spesi per l’opera vanno sottratti 5,4 miliardi di ‘vantaggi’. L’effetto dei benefici reali sarebbe solo di 885 milioni di euro: all’1,3 miliardi per il trasporto passeggeri vanno sottratti 463 milioni di effetto negativo dei flussi merci. Nell’altro scenario, che parte dai dati dell’Osservatorio Torino-Lione 2011, il valore attuale netto economico (Vane) è negativo per 7,8 miliardi. Ma si dimentica il contributo ai costi dell’Ue (ora al 40%, ma disposta ad arrivare al 50%).
2. Impatto ambientale trascurabile. La svolta viene dalle auto green
L’analisi commissionata dal governo gialloverde ritiene "quasi trascurabili" i vantaggi ambientali dati dalla Tav nei prossimi anni. Nel 2011, l’Osservatorio sulla Torino-Lione li aveva calcolati in circa 5 miliardi di euro; il pool coordinato dal professor Marco Ponti, invece, parla di "impatti molto limitati" sulle emissioni di CO2; obiettivi più ambiziosi "sono raggiungibili solo dall’innovazione tecnologica" del parco auto circolante. Il traffico nell’area considerata, dunque, verrebbe solo scalfito dall’opera: i viaggi su gomma tra Milano e Parigi e Milano e Lione durerebbero solo 2 minuti circa in meno.
3. Vantaggi per chi usa il treno. Milano-Parigi, due ore in meno
La relazione taglia le stime future di traffico merci e passeggeri rispetto all’analisi fatta dall’Osservatorio nel 2011. Per i passeggeri, in particolare, la domanda generata per il segmento di lunga percorrenza viene assunta pari al 50% di quella esistente (invece del 218%) e quella delle linee regionali al 25% (invece del 50%). Pure così, però, il trasporto passeggeri resta una delle poche voci realmente positive (+1,3 miliardi di euro di vantaggi generati) sottolineate nel testo. In un giorno, si legge nella relazione, la durata di un viaggio Milano-Parigi Gare de Lyon si ridurrebbe di 2 ore e 16 minuti.
4. Accise e pedaggi come costi. Negativo il saldo per le merci
I flussi futuri del trasporto merci, come per i passeggeri, sono rivisti al ribasso rispetto a quelli dell’Osservatorio Torino-Lione 2011. L’analisi evidenzia come «la possibilità di instradare treni lunghi e pesanti sull’itinerario di pianura reso possibile dall’opera» risulti «socialmente inefficiente» e calcola come perdita le accise sui carburanti e i pedaggi non più incamerate da Stato e concessionari delle autostrade. Globalmente, i Paesi coinvolti subirebbero una perdita netta di accise superiore a 1,6 miliardi e i concessionari un taglio delle entrate vicino ai 3 miliardi. Secondo gli esperti del governo, il tutto si traduce in uno sbilancio negativo per le merci di 463 milioni.
5. Penali e rimborsi, botta da 1,7 miliardi. E vanno in fumo i soldi già spesi
Ma quanto costerebbe congelare la Tav? Al netto di 1,4 miliardi complessivi già spesi – e che dunque finirebbero letteralmente in fumo lasciando tutto a metà – il costo massimo tra penali e rimborsi sarebbe di 1,7 miliardi. Per la verità, la somma è stato ‘corretto’ a posteriori dal Ministero (la relazione tecnica li stimava oltre i 4 miliardi totali). L’analisi indica un massimo di 400 milioni per lo stop ai contratti, di 81 milioni per violazione dell’accordo, di 400 milioni per la rivalsa francese, di 535 e di 297 milioni per importi Ue da restituire o non incassare.
6. Stroncata anche la mini-Tav. Il tracciato rivisto non conviene
Nei mesi scorsi si è ipotizzata una revisione dell’opera, che potrebbe consentire una mediazioni politica tra le esigenze di bandiera dei 5 Stelle di dare uno stop alla Tav e quelle della Lega, invece, di proseguire. L’analisi firmata dal pool del professor Marco Ponti boccia pure questa ipotesi ‘di minima’: anche nel caso in cui ci si limitasse alla mini-Tav (senza realizzare la tratta Avigliana-Orbassano), il saldo negativo tra costi e benefici oscillerebbe tra 6,1 (nello scenario realistico) e 7,2 miliardi di euro.
Schede a cura di Andrea Bonzi