E' scoppiato un inferno. Pare che Di Maio abbia chiamato Salvini chiedendogli di «richiamare» il suo uomo e Molinari, a stretto giro, ha provato ad aggiustare il tiro: «Mai detto che il caos è causato dal reddito di cittadinanza. Il senso delle mie parole è l’esatto contrario. I mercati non hanno motivo di agitazione ancor prima di capire che misure faremo».
Questo «inciampo» di Molinari, però, è stata l’occasione per chiarire che una delle due componenti della maggioranza non sostiene apertamente una misura essenziale per l’alleato di governo. Mettendo in luce un malessere interno alla Lega assai profondo. Salvini evita di parlare in pubblico della misura grillina e sostiene in privato di «non aver cambiato idea» rispetto a quello che pensava solo un anno fa, ossia che il reddito nasconda una misura «assistenzialista» che finirà per ritorcersi contro i 5 Stelle, visto che i soldi stanziati, secondo il potente sottosegretario Giorgetti, serviranno a coprire solo un quarto dei 780 euro mensili promessi. Insomma, sarà una débâcle , si dice dentro la Lega. Per questo l’ordine di scuderia è di «parlarne il meno possibile» eliminandolo dalla narrazione leghista.
Un clima che Luigi Di Maio avverte e che lo ha spinto, anche ieri, a ribadire che sulla struttura della manovra «noi non torneremo indietro di un millimetro». Il governo su questo «è compatto», ha poi aggiunto. Proprio mentre anche il capogruppo Lega al Senato, Massimiliano Romeo, picchiava duro: «Non abbiamo capito in cosa consiste la platea del reddito di cittadinanza, non c’è chiarezza su come funziona».
Dubbi a cui ha cercato di rispondere, a distanza, la viceministra M5S all’Economia, Laura Castelli: il reddito partirà ad aprile, ha spiegato, prima ci sarà la riforma dei centri per l’impiego; i soldi andranno spesi con il bancomat in negozi italiani (non ci sarà una card specifica); due persone avranno diritto al reddito in relazione al numero di componenti del loro nucleo familiare e gli acquisti saranno ‘tracciati’, per consentire i controlli della Guardia di Finanza. Basterà alla Lega ma, soprattutto, ai mercati?