Lunedì 25 Novembre 2024
ELENA G.POLIDORI
Economia

Scintille sul reddito di cittadinanza. Giorgetti frena, interviene Conte

Di Maio: arriva a Natale per decreto. Summit chiarificatore in serata

Giuseppe Conte (dx) e Giancarlo Giorgetti (Ansa)

Giuseppe Conte (dx) e Giancarlo Giorgetti (Ansa)

Roma, 3 novembre 2018 - Le tensioni dentro la maggioranza di governo segnano vento di burrasca. In crescita. Stavolta è il turno del reddito di cittadinanza che per Luigi Di Maio si farà per decreto, così come ‘quota 100’ in tema di pensioni, subito prima o dopo Natale. Due temi, contenuti nella legge di bilancio, su cui i due alleati non vogliono mostrare tentennamenti e tirano dritto. E "chi dice che non ci sono – parole del vicepremier stellato su Facebook – sta dicendo bugie; sarà un decreto sul reddito, non un disegno di legge perché ci vorrebbe troppo e c’è l’emergenza povertà". 

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Ma con chi ce l’aveva, ieri, Di Maio per arrivare a parlare con questi toni su cittadinanza e pensioni? Con Giancarlo Giorgetti, potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che nell’ultimo libro di Bruno Vespa dice: "Il reddito di cittadinanza ha complicazioni attuative non indifferenti. Se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti resterà un provvedimento fine a se stesso". Insomma, Di Maio ha voluto replicare a Giorgetti, chiamando Riccardo Fraccaro (ministro per i Rapporti con il Parlamento) a dargli man forte ("il reddito partirà da marzo"), ma siccome quella legge è il cuore del programma di governo a 5 Stelle, in aiuto al leader stellato è arrivato, da Tunisi, addirittura il premier Giuseppe Conte, di solito silente quando sono di scena frizioni tra partner di governo: "La riforma del reddito di cittadinanza partirà l’anno prossimo – ha invece affermato – siamo ben consapevoli tutti che va fatta con attenzione: è la ragione per cui non è stata inserita adesso, teniamo a farla con tutti i dettagli".

Ma Conte ha un messaggio esplicito anche per Matteo Salvini che scenderà in piazza l’8 dicembre contro la Ue: manifestazione legittima, ma sarò io, non lui "nelle prossime settimane a illustrare personalmente i contenuti della manovra a Juncker", perché "rimane il fatto che io come presidente del Consiglio interloquisco con le istituzioni europee". A cui racconterà, appunto, che l’impatto delle misure sui conti nel 2019 sarà ridotto anche dal fatto che non partiranno subito. Peccato che Di Maio e Salvini su questo non ci vogliano sentire. Di qui le tensioni, forti, tanto alte ("se non si placano non arriviamo alle Europee", sostiene una fonte della Lega) da convincere il premier a convocare Giorgetti a Palazzo Chigi. Un incontro chiarificatore da cui, secondo quanto raccontato dal sottosegretario, il governo sarebbe uscito "unito sulle cose da fare, con l’Europa discuteremo con tranquillità e con le idee chiare senza arretramenti".

Peccato, però, che, non per caso, c’è chi parla di incontro gelido e Fraccaro fa comunque sapere: "Il reddito si farà. Le complicazioni nascono quando si provano a insinuare dubbi sui punti inseriti nel contratto, che stiamo portando avanti come maggioranza contro tutto e tutti". Va detto che lo scontro sul reddito di cittadinanza è arrivato al suo apice dopo le frizioni sulla prescrizione e dopo che la grillina Francesca Businarolo ha presentato un emendamento alla legge anticorruzione per inasprire le pene per gli evasori fiscali. Roba che non piace alla Lega che chiede un nuovo "confronto". L’ennesimo di una lunga serie.

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