Martedì 11 Marzo 2025
FRANCESCA CONTI
Economia

Recessione Usa? Le parole di Trump riaccendono i timori di Wall Street

Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti sulla possibilità di una recessione a stelle e strisce hanno scosso la Borsa di New York, con pesanti vendite sui titoli tecnologici. I prossimi dati economici saranno decisivi per comprendere la reale direzione del mercato

Un operatore finanziario al New York Stock Exchange (Afp via Ansa)

Un operatore finanziario al New York Stock Exchange (Afp via Ansa)

New York, 11 marzo 2025 – I mercati finanziari hanno aperto la settimana in deciso ribasso, scossi dalle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla possibilità di una recessione nel Paese. In un'intervista rilasciata a Fox News, il presidente Usa ha parlato di un "periodo di transizione" per l'economia americana, senza escludere esplicitamente una contrazione economica. L’intervista ha riacceso i timori di una possibile recessione, evitata in periodi peggiori come ad esempio durante il periodo post-pandemico. Mentre alcuni esperti ritengono che le probabilità restino contenute, altri mettono in guardia sugli effetti di un'eccessiva chiusura commerciale. I prossimi dati economici e le decisioni della Federal Reserve saranno determinanti per comprendere la reale direzione dell’economia statunitense e il possibile impatto sui listini mondiali.

La reazione dei mercati

Le dichiarazioni di Trump hanno innescato vendite sui principali listini azionari, con Wall Street che ha chiuso in netto calo. Il Dow Jones ha ceduto il 2,08%, l'S&P 500 il 2,7%, mentre il Nasdaq, l'indice di riferimento per i titoli tecnologici, è andato in caduta libera a -4%, registrando il suo più grande calo giornaliero da settembre 2022. A pesare anche il tonfo di Tesla (-15%) dopo il dimezzamento delle vendite in Cina. Anche gli altri titoli tecnologici hanno subito pesanti ribassi: Nvidia e Apple hanno perso intorno al 5%. Idem Amazon. Anche il comparto bancario ha registrato vendite significative: Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno lasciato sul terreno oltre il 4%. L’effetto Trump ha avuto ripercussioni anche sul mercato valutario, con il dollaro che ha toccato i minimi da quattro mesi contro l’euro, che si è attestato a 1,084 dollari. Anche il Bitcoin scivola sotto gli 80.000 dollari ai minimi dallo scorso novembre, penalizzato dalle incertezze normative e dall’assenza di un piano di acquisti pubblici negli Stati Uniti, come precedentemente annunciato dal presidente Usa. Il petrolio Wti chiude in calo dell'1,51% a 66,03 dollari al barile.

Cosa si intende per recessione?

Una recessione economica si verifica quando il prodotto interno lordo (Pil) di un paese registra una contrazione per almeno due trimestri consecutivi. In genere una recessione è accompagnata da un calo della produzione industriale, una riduzione dei consumi, un aumento della disoccupazione e una diminuzione della fiducia dei consumatori e delle imprese. Le cause possono essere molteplici, tra cui crisi finanziarie, politiche monetarie restrittive, shock esterni come guerre o pandemie, oppure squilibri strutturali nell’economia.

Uno scenario incerto

Negli ultimi giorni l'amministrazione Usa ha imposto, sospeso e ripristinato dazi sui principali partner commerciali, tra cui Canada, Messico e Cina. L'incertezza legata a queste decisioni ha contribuito a destabilizzare gli investitori. Sebbene l'economia statunitense mostri ancora segnali di solidità, diversi analisti hanno abbassato le previsioni di crescita. Un rapporto di JpMorgan Chase indica un "rischio significativamente più elevato" di recessione globale nel 2025 a causa delle "politiche estreme degli Stati Uniti", stimando la probabilità di una contrazione economica al 40 per cento. Gli analisti di Goldman Sachs hanno invece aumentato al 20 per cento le probabilità di una recessione negli Stati Uniti entro l'anno, citando "i cambiamenti nelle politiche come il principale fattore di rischio".  

L’effetto geopolitico

Trump si è rivolto al Congresso profetizzando l'inizio di una nuova età dell'oro e difendendo le politiche adottate nelle prime settimane del suo mandato. Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, sottolinea come "il dibattito politico abbia influenzato anche l'andamento dei mercati finanziari: gli investitori azionari, soprattutto negli Stati Uniti, hanno interpretato l'annuncio di nuovi dazi come un potenziale rischio al ribasso per la crescita, mentre gli investitori obbligazionari europei hanno spinto al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato, temendo l'impatto dell'aumento della spesa pubblica sull'emissione di debito". Secondo Flax, le nuove tariffe commerciali potrebbero proprio ostacolare la crescita economica.  

Prospettive e dati chiave

La settimana si preannuncia cruciale per comprendere la reale direzione dell’economia statunitense. Domani è atteso il rapporto Jolts sulle offerte di lavoro, seguito mercoledì dall'indice Cpi sull'inflazione di febbraio, giovedì dall'indice Ppi e venerdì dall'indagine sulla fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan. Questi dati potrebbero fornire indicazioni più chiare sulle prospettive economiche e sulle eventuali mosse della Federal Reserve in termini di politica monetaria. Intanto sono entrati in vigore i dazi di ritorsione imposti dalla Cina sui prodotti agricoli statunitensi. Mercoledì 12 marzo l'amministrazione Trump attuerà un aumento del 25 per cento sui dazi su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, mentre il presidente ha minacciato ulteriori misure tariffarie sui prodotti importati dagli Stati Uniti il mese prossimo. Gli analisti di Morgan Stanley avvertono che queste politiche potrebbero "accelerare le pressioni inflazionistiche e spingere la Fed a mantenere una politica restrittiva più a lungo".  

Le opinioni degli analisti

Le dichiarazioni di Trump hanno sollevato un acceso dibattito tra esperti e analisti. Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia "Trump ha confermato che i rischi di una possibile recessione nel breve termine sono reali, ma le azioni del governo sono necessarie per garantire un lungo periodo di prosperità". Tuttavia, il segretario al Dipartimento del Commercio Howard Lutnick, ha smentito categoricamente questa ipotesi, escludendo che gli Stati Uniti possano entrare in recessione. Secondo altri analisti, le probabilità di recessione rimangono sotto il 50%, ma il rischio potrebbe aumentare se Trump dovesse proseguire con politiche protezionistiche estreme. L'incertezza su questi provvedimenti rende difficile una valutazione precisa degli effetti sull’economia americana. Gli analisti di Bank of America hanno avvertito che "una guerra commerciale prolungata potrebbe ridurre la crescita del Pil di almeno un punto percentuale nel 2025, rendendo più probabile una recessione".