Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Borse, Wall Street vola dopo la vittoria di Trump alle elezioni Usa. Ma l’Europa sbanda

Chiusura record a New York. Schizzano i titoli Tesla (+15%), Trump Media cresce del 3%. Corrono anche le banche. Piazza Affari vira in negativo e chiude a -1,5%. Giù tutte le Piazze del Vecchio Continente. L’euro si indebolisce sul dollaro. I quattro punti chiave del progetto economico del leader repubblicano

Roma, 6 novembre 2024 – Scossone sui mercati il giorno dopo le elezioni Usa. Rally a Wall Street che chiude a livelli record. I principali indici di Wall Street brindano alla vittoria di Donald Trump, con il Dow Jones che guadagna il 3,57% a 43.728,88 punti, e il Nasdaq il 2,95% a 18.983,46 punti mentre lo S&P mette a segno un progresso del 2,53% a 5.928,91 punti. 

Tesla vola: i titoli del colosso di Elon Musk, sostenitore di Trump, salgono del 14, 75%. Dopo il fortissimo rialzo registrato in apertura (+12,67%), Trump Media & Technology Group, gigante di proprietà del magnate, si attesta a +3,01%. Volano anche le banche con Goldman Sachs che raggiunge un incremento del +13%. Bank of America si attesta +8,14%, Morgan Stanley a +12,32%, JPMorgan a +10,58%. 

Sommario

L'effetto della vittoria di Trump sulle borse e sui mercati mondiali
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Donald Trump ha vinto le elezioni Usa, cosa succede ora (anche su guerre e clima)

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Crescono le paure in Europa

Ma nelle stesse ore tendenza opposta in Europa. Piazza Affari chiude in deciso calo: il Ftse Mib archivia gli scambi con il -1,54%, sotto i 34mila punti. Giù anche l'All share -1,46%. Male anche le borse di Francoforte con il Dax -1%, Parigi -0,5% e Amsterdam -0,83%. Tonfo a Madrid -2,39% mentre resiste Londra -0,09%. L'Euro Stoxx 50 lascia l'1,47%. Tra i titoli del listino principale di Milano strappa Tenaris +7,15%, seguita da Diasorin +6,16%. Bene anche Leonardo +3% e Stellantis +1,19%. In calo Inwit -5,6% e Unicredit -5,31%, seguite da Campari -5,19% e Erg -3,9%. Unicredit non è la sola banca a soffrire: l'indice che racchiude tutti gli istituti di credito quotati a Milano lascia il 3,7% sul parterre, per i timori di spinte inflazionistiche che arrivano proprio dagli Stati Uniti. Scivolano Mps -3,28%, Bpm -3%, Intesa Sanpaolo -3,12% e Bper -1,96%. Anche in Europa soffrono le banche con Bbva che perde più del 6% e Santander il 4,96%, seguite da Ing e Bnp Paribas che perdono oltre il 2,5%. In questo scenario si allarga a 132 punti lo spread tra i Btp e i Bund, con i decennali italiani che vedono il rendimento salire al 3,71% mentre i titoli di Stato della Germania restano al 2,39%. L'euro è scambiato a 1,0736 dollari dopo la chiusura di Wall Street. La moneta unica perde l'1,79% verso il biglietto verde.

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L’economia di Trump

Dazi, commercio estero, Federal Reserve, tasse. La vittoria di Donald Trump porterà con sé, molto probabilmente, una serie di cambiamenti sul fronte dell'economia statunitense che avranno riflessi importanti anche a livello internazionale. Trump raccoglie i frutti di un'economia solida, con una forte crescita, un basso livello di disoccupazione e un'inflazione che sta raggiungendo l'obiettivo del 2% posto dalla Fed, dopo anni di tassi d'interesse piuttosto sostenuti. Eppure gli elettori hanno manifestato disagio per il costo della vita a causa dell'impennata dell'inflazione dopo la pandemia di Covid, che ha fatto schizzare i prezzi al consumo di oltre il 20%. Ecco nel dettaglio i punti salienti in un'analisi dell'Afp.

  • Dazi, "parola che renderà di nuovo ricco il nostro paese” / Durante la campagna elettorale, il neo presidente ha dichiarato che avrebbe introdotto tariffe sulle importazioni tra il 10% e il 20%, con l'obiettivo di rimpinguare le entrate, difendere le industrie nazionali e riportare posti di lavoro negli Stati Uniti. Inoltre, ha minacciato di imporre dazi del 60% sui prodotti cinesi e addirittura del 200 sulle auto prodotte in Messico. In una recente intervista alla Fox News ha dichiarato che per lui "la parola 'dazio' è molto bella. Una parola che renderà di nuovo ricco il nostro Paese". Come ha dichiarato all'Afp Kimberly Clausing, ricercatrice presso il Peterson Institute for International Economics (Piie), Trump "non ha mai fatto mistero di essere innamorato delle tariffe in quanto strumento politico". Le politiche dei dazi, se applicate, avranno sicuramente un impatto significativo sul commercio statunitense e internazionale, condizionando il flusso delle merci e rimodellando i rapporti economici internazionali. 
  • Fed, maggiore controllo sulla Banca centrale / Trump, inoltre, non ha fatto mistero di voler avere maggiore voce in capitolo in materia di tassi d'interesse, che ad oggi sono fissati in maniera del tutto indipendente dalla banca centrale statunitense.
  • Immigrazione, "deportare di chi è senza documenti" / Il prossimo inquilino della Casa Bianca ha più volte affermato di voler "deportare" milioni di lavoratori clandestini. Secondo gli economisti del Piie, l'effetto combinato di innalzamento dei dazi, deportazione di massa di lavoratori clandestini e maggiore controllo sulla politica della Fed taglierebbe la produzione economica degli Stati Uniti tra il 2,8% e il 9,7% in termini reali entro la fine del suo mandato nel 2028. 
  • Tasse, "estendere i tagli fiscali del 2017" / L'organismo indipendente Committee for a Responsible Federal Budget stima che l'agenda economica di Trump, nello scenario peggiore, potrebbe far aumentare il debito pubblico fino a 15mila miliardi di dollari in un decennio. Parte non trascurabile deriverebbe dalla proposta di Trump di estendere i tagli fiscali del 2017, in scadenza il prossimo anno. Questa misura, tuttavia, dovrebbe passare al vaglio del Congresso, ma, a differenza del Senato, il controllo della Camera rimane incerto. I Democratici hanno già fatto sapere che diverse parti di questi piani non riceverebbero il loro supporto qualora dovessero riconquistare la Camera. 

La mappa: il voto Stato per Stato