Mercoledì 22 Gennaio 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Rapporto Civita, i creativi bocciano l’AI: solo uno su quattro la promuove per il cinema

Chi lavora nei settori di musica, cinema ed editoria teme vari impatti negativi dall’utilizzo sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale

La presentazione del XV Rapporto Civita che ha indagato il rapporto e le aspettative dei creativi nei confronti dell'Intelligenza artificiale

La presentazione del XV Rapporto Civita che ha indagato il rapporto e le aspettative dei creativi nei confronti dell'Intelligenza artificiale

Roma, 6 dicembre 2024 – I creativi bocciano l’intelligenza artificiale. Solo il 15% crede che avrà un’influenza positiva nel mondo della musica, il 27% la promuove nel mondo del cinema ma solo il 15% nei libri e il 12% nelle opere teatrali mentre paura e tristezza sono le prime emozioni associate all’AI. Chi utilizza in maniera più intensa l’AI esprime un giudizio migliore.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dal XV Rapporto Civita presentato a Roma nel corso dell’appuntamento “Next Gen AI. Opportunità e lati oscuri dell’intelligenza artificiale nel mondo culturale e creativo”.

Il rapporto è stato realizzato dall’Associazione Civita, realtà presieduta da Gianni Letta, con Simonetta Giordani segretario generale, che opera da oltre 35 anni nel mondo della cultura e si propone come laboratorio e incubatore di progetti per valorizzare il patrimonio culturale italiano.

La pubblicazione, edita da Marsilio Editori e resa possibile grazie al sostegno di IGT e SIAE-Società Italiana Autori Editori e alla collaborazione con l’Istituto di ricerca SWG, contiene un’indagine condotta su 4.700 creativi iscritti alla SIAE.

Ma vediamo, in sintesi, le tendenze che vengono fuori dal Rapporto. Ebbene, circa la metà degli autori intervistati dichiara di utilizzare correntemente strumenti di AI, ma solo 1 su 3 ha sperimentato direttamente sistemi di GenAI. Questa percentuale giunge al 54% tra chi opera nel settore cinematografico.

Nonostante l’utilizzo relativamente diffuso, l’uso degli strumenti di AI è spesso esplorativo: si consideri, ad esempio, che il 60% di coloro che utilizzano l’AI per la generazione di contenuti testuali lo fa principalmente per raccogliere spunti creativi o affinare testi già esistenti. Tra gli strumenti, ChatGPT (in versione gratuita) è decisamente il più popolare, utilizzato dal 75% degli autori, con un picco dell’80% in ambito audiovisivo.

Nonostante l’utilizzo di strumenti di AI sia relativamente diffuso, la diffidenza nei loro confronti è molto elevata, tanto che, di fronte alla possibilità di fruire di una serie di prodotti e servizi del tempo libero generati da un’AI, solo una minoranza di intervistati si dichiara effettivamente interessata e disponibile a sperimentarli. Tale atteggiamento “tecno-scettico” risulta ancor più marcato confrontando le risposte ricevute dal campione di creativi con quelle ottenute, in una domanda analoga, dai giovani intervistati nella seconda indagine, che dimostra fra questi ultimi un approccio decisamente più “tecno-ottimista”.

Gli autori temono che l’AI possa generare omologazione, erodere i propri guadagni e ridurre le opportunità di lavoro. Circa 4 intervistati su 10 ritengono che l’AI potrà al massimo integrare la creatività umana, ma 1 su 3 teme che possa soppiantare alcune forme di espressione artistica rendendole obsolete. Solo poco più di un intervistato su 10 è convinto che la GenAI possa migliorare la creatività umana, offrendo nuovi strumenti espressivi.

Sul piano emotivo, la maggior parte degli autori associa alla GenAI emozioni negative, come paura e tristezza. Tuttavia, chi utilizza più frequentemente l’AI tende a sviluppare emozioni più positive, come sorpresa e speranza. In definitiva, gli autori che utilizzano intensamente l’AI mostrano un profilo emotivo più ottimistico rispetto ai creativi più distanti dalla tecnologia.

Una delle principali preoccupazioni dei creativi riguarda l’impatto della GenAI sulla tutela del diritto d’autore. Malgrado ciò, circa la metà degli intervistati si dichiara disponibile a permettere l’utilizzo delle proprie opere per l’addestramento delle AI, purché a fronte di adeguato compenso.

Sebbene il 66% degli autori ritenga che la regolamentazione dell’AI debba essere armonizzata a livello internazionale, con il coinvolgimento di organismi come la WIPO (World Intellectual Property Organization), c’è una richiesta esplicita affinché lo Stato italiano intervenga in modo deciso per tutelare i creativi e regolamentare l’uso della GenAI. Circa 7 autori su 10 si aspettano che la SIAE collabori attivamente con lo Stato per proteggere i propri diritti, anche attraverso l’uso di strumenti di AI per monitorare e tutelare al meglio gli artisti.

“Gli autori musicali e audiovisivi – spiega a sua volta Matteo Fedeli, direttore generale SIAE - sono la principale fonte creativa dei contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale. Eppure, nei prossimi cinque anni rischiano di perdere rispettivamente il 24% (musica) e il 21% (audiovideo) della raccolta da diritto d’autore. Stiamo parlando di un mancato incasso di 22 miliardi di euro entro il 2028. Questi dati, estratti dalla nuova ricerca di CISAC (la Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori), giustificano dunque i timori che emergono dalla nostra survey, la prima del suo genere, e ci inducono a moltiplicare gli sforzi che stiamo già portando avanti a tutela dei nostri autori ed editori: da un lato la collaborazione con il legislatore italiano e gli altri stakeholder per assicurare una corretta applicazione dell’AI Act e adottare una serie di norme e regolamenti che siano in linea con adeguati standard di protezione del diritto d’autore. Dall’altro un crescente sforzo per diffondere la conoscenza del quadro normativo a tutela del diritto d’autore. L’AI non deve intimorirci ma necessita di un approccio “a prova di futuro”, così da garantire che il suo inevitabile sviluppo proceda in armonia con la tutela dei titolari di diritti d’autore, mantenendo la creatività umana al centro dei processi artistici”.