Sabato 31 Agosto 2024

Terremoto in Rai, si dimette l’amministratore delegato Carlo Fuortes

Dopo le polemiche sulle nomine delle aziende statali volute dal Governo Meloni

Fuortes, nell'interesse della Rai rimetto il mandato

Fuortes, nell'interesse della Rai rimetto il mandato

"Nell`interesse dell`Azienda rimetto il mandato. Mancano le condizioni per continuare nell`incarico". Con queste parole, in sostanza, secondo quanto si legge in una nota ufficiale, l`amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes ha comunicato le sue dimissioni al ministro dell`Economia e delle Finanze.

"Da decenni - ha scritto il manager - lavoro nell`amministrazione pubblica e ho sempre agito nell`interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte. Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l`azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l`altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell`offerta digitale".

Fuortes, nell'interesse della Rai rimetto il mandato
Fuortes, nell'interesse della Rai rimetto il mandato

"Dall`inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona - ha affermato Fuortes - si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all`interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai. Il Consiglio di amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021".

"Non posso, pur di arrivare all`approvazione in Cda dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso - ha spiegato l'Ad dimissionario - di condividere cambiamenti - sebbene ovviamente legittimi - di linea editoriale e una programmazione che non considero nell`interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell`operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell`etica di un`azienda pubblica. Il mio futuro professionale - di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito - è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell`interesse dell`Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al ministro dell`Economia e delle Finanze", ha concluso Fuortes.

Dimissioni che arrivano dopo le polemiche dei giorni scorsi circa le decisioni del consiglio dei ministri.

Dopo il via libera in consiglio dei ministri al decreto che contiene il nuovo limite di età, fissato a 70 anni, per i direttori delle fondazioni liriche, si attende ora la nomina dell'amministratore delegato

Rai, Carlo Fuortes, al Teatro San Carlo di Napoli.

Le proteste dell'opposizione e dei sindacati per la "norma ad personam”, non si fermano. “Per la sete di poltrone il governo rischia di fare pasticci”, avverte il Partito Democratico, mentre Fnsi e Usigrai parlano di “scempio istituzionale”.

Il governo difende invece l'operazione, spiegando che è legata a esigenze di riordino del settore. L'attuale sovrintendente del San Carlo, Stephane Lissner, che ha compiuto 70 anni, dovrebbe decadere dall'incarico il prossimo primo giugno, come previsto nella bozza del decreto, facendo così spazio a Fuortes.

Il direttore francese ha però già annunciato che farà ricorso contro la decisione, probabilmente con una procedura d'urgenza al giudice del lavoro. Fonti del governo assicurano che la norma è blindata, con l'avallo dell'avvocatura dello Stato, ma la prima decisione spetta al consiglio di indirizzo della Fondazione del San Carlo che deve fare la proposta di nomina, che viene poi ratificata dal ministero. L'organismo è presieduto dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e composto anche da due rappresentanti del ministero della Cultura, da uno della regione e uno della città metropolitana. Il primo cittadino esprime cautela. "Lissner fino ad adesso ha fatto un lavoro straordinario e credo che non ci sia alcun giudizio negativo su di lui ma solo giudizi positivi - afferma -. Adesso valuteremo questa norma e ci muoveremo di conseguenza”.

Non ha risparmiato critiche in passato, invece, a Lissner il governatore, Vincenzo De Luca. "La verità è amica del tempo come dicevano gli antichi latini - afferma -. Vedrete che, tra qualche settimana, diranno che anche in quel caso la Regione Campania ha pienamente ragione”.

Qualcuno dall’opposizione aveva previsto tutto già alcuni giorni fa. "Continua il 'poltronificio' di questo Governo: con un vero e proprio blitz si sono presi Inps e Inail, con una 'leggina' hanno accontentato Fuortes che si dimetterà da AD affinché il governo possa controllare la Rai, dove tra l'altro stiamo continuando ad assistere ad uno strapotere del Governo, con tentativi di eliminare trasmissioni che vengono considerate 'scomode' solo perché fanno dell'ottimo giornalismo. Senza parlare dei dati dell'Osservatorio di Pavia che sono chiarissimi: il 73,2% degli spazi destinati a Governo e istituzionali che, sommati al 12,1% dei partiti della maggioranza, fanno 85,3% di occupazione spazi dei TG. Tutto questo deve far riflettere l'opposizione per un'iniziativa comune in cui chiedere il rispetto del pluralismo". Così in una nota, Angelo Bonelli co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. "Nel frattempo - prosegue- anche il decreto Cutro è stato varato: non solo viene tolta la protezione umanitaria a persone che ne avrebbero tutto il diritto, ma questo Governo, assolutamente incapace di assumersi le proprie responsabilità, per risolvere per le vie brevi la questione, ha promesso altri milioni al libico Haftar in modo tale che trattenga un po' di migranti, con i mezzi barbari che siamo stati costretti ad osservare già in passato. E' così che sono 'pronti' per governare? Possiamo dire chiaramente no", conclude.