Giovedì 21 Novembre 2024
FRUZSINA SZIKSZAI
Economia

Stretta Ue sui Big tech: chi viene colpito e le nuove regole. Rischio maxi sanzioni

Sei multinazionali dovranno adeguarsi alle nuove norme. Spicca il grande assente

Stretta Ue sui colossi Big Tech (Ansa)

Stretta Ue sui colossi Big Tech (Ansa)

Roma, 6 settembre 2023 – Via al secondo atto. L’Unione europea prosegue la sua battaglia per domare il selvaggio Ovest del mondo digitale e indica le 6 multinazionali ‘gatekeeper’ che sono talmente potenti da poter influenzare il mercato interno. Sono Alphabet (casa madre di Google), Amazon, Apple, Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp), Bytedance (TikTok) e Microsoft i giganti che dovranno adeguarsi al nuovo regolamento Ue, il Digital markets act (Dma), che segue e integra il primo pacchetto chiamato Digital services act (Dsa).

La stretta Ue

Le due leggi costituiscono un unico insieme di norme che si applicano in tutta l’Unione e hanno due obiettivi principali. In primis, “creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali”, si legge sul sito della Commissione. Inoltre, il nuovo regolamento mira a “creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico che a livello globale”.

Il Dsa è partito con qualche mese di anticipo e ha chiamato 19 piattaforme a presentare un piano su trasparenza di algoritmi e pubblicità, lotta alla violenza online e alla disinformazione, protezione dei minori e stop alla profilazione. Sono finiti sotto esame ben 4 servizi di Google (il motore di ricerca, Shopping, Maps e Play Store) nonché YouTube. Dall’impero di Mark Zuckerberg hanno preso Instagram, poi Twitter, Bing, Snapchat, Pinterest, LinkedIn, Amazon, Booking, Wikipedia, l’App Store di Apple, TikTok, Alibaba Express e, infine, Zalando. Sono tutti grandi piattaforme online (very large online platform o Vlop) o motori di ricerca (very large online search engine o Vlose) che offrono servizi almeno al 10% della popolazione dell’Unione europea.

Il Dma, invece, prende di mira i cosiddetti gatekeeper, i colossi tecnologici con una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro e 7,5 miliardi di fatturato annuo. Inoltre, queste aziende hanno almeno 45 milioni di utenti attivi al mese e 100mila all’anno.

Il grande assente

Il grande assente del gruppo delle sei Big Tech nominate oggi è Samsung, che a luglio era ancora tra le aziende ad aver dichiarato soglie rilevanti. Alcuni gatekeeper contestano la designazione: Microsoft sostiene che Bing, Edge e Microsoft Advertising non dovrebbero ricadere sotto il Dma, mentre Apple vorrebbe tirarne fuori iMessage. La Commissione ha avviato le rispettive indagini e prenderà una decisione entro 5 mesi. E’ ancora incerto, inoltre, se il sistema operativo iPadOS rientrerà tra i gatekeeper.

Il regolamento Ue

Ma cosa prevede esattamente il regolamento? Sostanzialmente si tratta di uno strumento per facilitare l’applicazione delle normative anticoncorrenziali. Verrà introdotta una nuova black list per arginare lo sfruttamento della posizione dominante e la preferenza arbitraria dei propri prodotti e servizi a discapito delle altre società, nonché la gestione non corretta dei dati acquisiti dagli utenti, comprese le concessioni a terzi senza autorizzazione esplicita o la raccolta ingiustificata di informazioni sensibili.

E cosa succede in caso di mancato rispetto delle regole? I colossi dovranno affrontare sanzioni fino al 10% del fatturato che, se perseverano possono arrivare anche al 20%. Ma l’Ue potrebbe intromettersi anche in operazioni di fusione e di acquisizione. Le Big Tech hanno tempo fino a marzo per adattarsi alle nuove regole, poi scatteranno tutti gli obblighi previsti dal Dma.