Roma, 15 novembre 2024 – Anche questa settimana, il consueto monitoraggio di Aretè - società indipendente di analisi e previsione sui mercati delle materie prime agrifood - restituisce un quadro caratterizzato da dinamiche contrastanti, dovute sì all’incidenza di fattori climatici o di tensioni geopolitiche internazionali (elementi che, ormai, abbiamo imparato a conoscere), ma anche ad alcune novità normative. Tra queste, il Regolamento sulla deforestazione ora in discussione all’Unione europea che, pur non essendo ancora emanato nella sua versione definitiva, condiziona già l’andamento e le quotazioni di alcune materie prime. E, mentre il freddo comincia a farsi più rigido da un capo all’altro del Paese, arriva il primo focus sui mercati internazionali di energia elettrica e gas naturale.
Ceci: quotazioni in calo rispetto un anno fa, ma pesa l’incertezza
Le quotazioni dei ceci Kabuli canadesi (la varietà del legume attualmente più diffusa, anche nel nostro Paese) sono aumentate dell'8% nell'ultima settimana, segnando un rimbalzo significativo rispetto ai cali recenti. Restano, tuttavia, ancora inferiori del 22% inferiori rispetto a un anno fa. Secondo le analisi Areté, la volatilità è frutto di un mix di fattori rialzisti e ribassisti. In particolare, se, da un lato, le aspettative sono di un aumento dell’offerta globale per la campagna 2024/25, dall’altro lato, la domanda è risultata congiunturalmente più alta rispetto all’offerta disponibile, in un contesto di incertezza normativa e logistica relativamente costosa.
Riso: prezzi globali in calo, in netto rialzo quello di produzione italiana
I prezzi internazionali del riso di tipo Indica (una delle tre famiglie del riso, caratteristica dei climi tropicali, con chicchi di alto valore commerciale e di forma lunga e sottile) hanno registrato un calo significativo nel mese di ottobre. Rispetto a settembre, infatti, l’Indica index di Fao ha segnato un -7%. Secondo lo studio di Aretè, il principale fattore ribassista è rappresentato dal ritorno del prodotto indiano sul mercato, dopo che il governo ha rimosso tutte le restrizioni alle esportazioni di riso, introdotte lo scorso anno per arginare la crescita dell’inflazione interna. Se quest’ultimo dato rappresenta una buona notizia, specie alla luce dell’emergenza alimentare che si era scatenata all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina (con il conseguente rialzo generalizzato dei prezzi dei cereali), ben diversa è la situazione nel nostro Paese. Qui, infatti, le piogge hanno fortemente rallentato le operazioni in campo e causato problemi qualitativi (in particolare, maturazione non uniforme e infezioni fungine), portando a una resa alla lavorazione insoddisfacente. Il ritardo della raccolta risulta evidente anche analizzando i trasferimenti di risone: al 5 novembre, risultavano inferiori dell’11% rispetto alla scorsa campagna, rimanendo al di sotto dei livelli del 2022/23, anno in cui la produzione era già calata del 19%. I prezzi del riso italiano hanno visto andamenti differenziati: per le varietà per cui le aree coltivate erano previste diminuire, i prezzi sono stati tendenzialmente in rialzo (+17% l’Arborio, +28% il Carnaroli, +13% il Roma in media tra settembre e novembre). Regolamento europeo sulla deforestazione: le conseguenze su alcune materie prime alimentari Il Parlamento Ue ha votato la proposta della Commissione di differire di un anno i termini di applicabilità del Regolamento sulla deforestazione (Eudr). Poiché il Parlamento ha approvato, tuttavia, anche una serie di emendamenti che sostanzialmente mirano ad alleggerire gli obblighi per gli operatori, il processo legislativo si riapre: il Consiglio europeo dovrà esprimersi sulla versione emendata e la Commissione dovrà valutare se accettarla, ritirarla o, infine, opporsi. Se non si dovesse riuscire a far entrare in vigore, entro il 30 dicembre di quest’anno, un provvedimento di differimento dei termini, il Regolamento potrebbe essere applicato nella sua versione originaria. A tal proposito, gli esperti di Aretè evidenziano come la maggior parte delle materie prime interessate dalla norma abbia reagito alla notizia con una tendenza al rialzo sui mercati finanziari. Ad esempio, nel giorno dell’annuncio i prezzi della fava di cacao hanno registrato un +7,1%, i prezzi del caffè miscela robusta il +3,1% e quelli del caffè arabica +2,7%. Più stabili i prezzi della soia e dell’olio di palma, mercati per i quali l’UE ha un peso inferiore nella panoramica degli importatori globali. Il Regolamento Ue, è bene ricordarlo, mira a combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità prevenendo la deforestazione connessa al consumo, nei Paesi membri, di prodotti ottenuti da bovini, cacao, caffè, olio di palma, soia, legno, gomma, carbone e carta stampata. Gas ed energia: da inizio 2024, quotazioni del gas naturale salite del 50% Le analisi Areté mostrano come, nei Paesi Ue, le quotazioni del gas naturale stiano consolidando un trend ormai marcatamente rialzista. Le quotazioni sul mercato di riferimento europeo per il gas naturale, situato in Olanda, sono cresciuti da novembre del 17%, superando i 45 €/MWh (da inizio anno, gli aumenti hanno ormai toccato il +50%). Contemporaneamente, il riferimento di prezzo per il mercato elettrico nazionale ha registrato un +24%. In un contesto di scorte europee ancora elevate, i rialzi sono principalmente riconducibili a fattori geopolitici, ma a pesare è anche la ripartenza della domanda, sia per l’avvio della stagione fredda, sia per i maggiori stimoli alle produzioni industriali, spinti dalle politiche monetarie meno restrittive della Bce. La domanda implicita Ue di gas ha toccato, a ottobre 2024, 244.827 Gwh: +30% rispetto al mese di settembre e +7% rispetto a ottobre 2023. Tra i fattori geopolitici, oltre alle tensioni in Medio Oriente, gli studiosi di Aretè segnalano la potenziale interruzione dei flussi via tubo tra Russia e Ue: pur essendo più che dimezzati rispetto al pre-guerra, rappresentano ancora una quota rilevante del consumo di gas nel continente (13% a ottobre 2024). Alla scadenza, a fine 2024, del contratto di transito gas tra Russia e Ucraina, si aggiunge anche che la società austriaca Omv ha vinto un arbitrato contro Gazprom e conta di recuperare danni per 230 milioni di euro, riducendo i pagamenti a favore di Mosca. Gli analisti ritengono, dunque, un taglio alle forniture ‘ampiamente prevedibile'.