Venerdì 21 Febbraio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Quanto guadagnano le donne in meno degli uomini? I dati Inps sono impietosi

Meno occupate e più precarie, il gap di genere persiste nel mercato del lavoro con cifre eloquenti. Stipendi inferiori del 20%, lo scarto raddoppia per le pensioni. Cgil: “Grave discriminazione”

Solo il 21% dei dirigenti è donna

Solo il 21% dei dirigenti è donna

Roma, 24 febbraio 2025 – La parità di genere è ancora uno slogan. Almeno in ambito lavorativo. Lo confermano i dati del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, riferiti al 2023, che aiutano a far luce sul gap che persiste tra donne e uomini nel mercato del lavoro, a livello di occupazione ma anche di stipendio

Meno occupate e più precarie

Nel 2023 il tasso di occupazione femminile era al 52,5%, quasi il 20% in meno rispetto al 70,4% degli uomini. Nel Rendiconto di genere Inps si specifica anche che le assunzioni femminili rappresentano solo il 42,3% del totale. Solo il 18% delle donne assunte sono a tempo indeterminato a fronte del 22,6% degli uomini. La maggior parte delle lavoratrici  – il 64,4% – hanno contratti part time. Più di 15 donne su cento sono a tempo parziale ma non per scelta mentre gli uomini con part time involontari sono solo il 5,1%. 

Gli stipendi di donne e uomini

Il divario retributivo è ancora molto significativo. Gli stipendi delle donne sono inferiori in media di oltre venti punti percentuali rispetto agli uomini, addirittura del 23,7% nel commercio, del 32,1% nel settore finanziario. La differenza scende invece al 16,3% nei servizi (alloggio e ristorazione).  Appena il 21,1% dei dirigenti è donna, mentre tra i quadri il genere femminile rappresenta solo il 32,4%.

Il gap nelle pensioni

La diseguaglianza si ripercuote evidentemente sulle pensioni. Sebbene le donne siano numericamente superiori tra i beneficiari di pensioni, essendo 7,9 milioni le pensionate rispetto ai 7,3 milioni di pensionati, prendono assegni notevolmente inferiori rispetto agli uomini. 

Nel lavoro dipendente privato gli importi medi delle pensioni di anzianità/anticipate e di invalidità per le donne sono rispettivamente del 25,5% e del 32% inferiori rispetto a quelli degli uomini, mentre nel caso delle pensioni di vecchiaia il divario raggiunge il 44,1%. Il numero limitato delle donne che beneficiano della pensione di anzianità/anticipata (solo il 27% fra i lavoratori dipendenti privati e il 25,5% fra i lavoratori autonomi) evidenzia le difficoltà delle donne a raggiungere gli alti requisiti contributivi previsti, a causa della discontinuità che caratterizza il loro percorso lavorativo.

Cgil: “Donne vittime di grave discriminazione”

"Le donne italiane sono ancora profondamente vittime di una grave discriminazione di genere, irrobustita, se non aggravata, da alcuni dei provvedimenti assunti dall’attuale governo – commenta la segretaria confederale Cgil Lara Ghiglione –.  Nonostante siano più preparate e più istruite dei colleghi uomini, lavorano meno, guadagnano meno, fanno meno carriera. Non solo un`ingiustizia, ma anche un`evidente perdita di competenze e abilità per il Paese”.