Il messaggio è chiaro: la maggior parte dei lavori che caratterizzano il mercato attuale, nell’arco dei prossimi vent’anni è destinata a scomparire o quanto meno a subire un profonda rivisitazione. A vantaggio delle nuove professioni del ventunesimo secolo, che nascono e si sviluppano alla velocità di un clic. Il riferimento principale è il mondo digitale, affascinante ma molto più complesso di quello che può sembrare a chi semplicemente si siede davanti al computer e apre un portale internet.
Le potenzialità di YouTube
Internet, appunto. L’indirizzo più digitato del pianeta è quello di Google, seguito da YouTube, che peraltro fa parte della stessa famiglia. Su questa piattaforma ogni minuto vengono caricate oltre 500 ore di video ( i dati sono costantemente in evoluzione) e ogni giorno vengono guardate oltre un miliardo di ore di contenuti, prevalentemente da smartphone e per un tempo medio pro capite che supera l’ora. Dunque, davanti a numeri così importanti, è normale che in tanti si pongano la nuova domanda del secolo: è possibile fare della pubblicazione di video un lavoro? La risposta è articolata: sì, ma…
Come si guadagna?
Il primo passo è aprire un proprio canale YouTube (in Italia è necessario avere almeno 14 anni), il che però non significa certo veder piovere immediatamente accrediti sul proprio conto corrente. Il passo successivo è quello di richiedere la monetizzazione, domanda che può essere avanzata al raggiungimento dei mille iscritti e di 4000 ore di visualizzazione raccolte in un anno. Attualmente Google paga allo youtuber indicativamente il 68% delle entrate di Adsense (il programma che consente ai creatori di ricevere gli introiti) che il video genera. Limitarsi a questo risulta però semplicistico, perché ad alzare o abbassare (in maniera significativa) le percentuali, sono le interazioni che vengono effettuate dagli utenti che visualizzano il filmato. Per chi gestisce un canale è dunque essenziale che i suoi ‘seguaci’ comunichino con lui in maniera assidua, inviando commenti o giudizi di apprezzamento (l’ormai notissimo pollice rivolto verso l’alto dei like): una semplice visualizzazione senza ulteriori riscontri ha un impatto decisamente inferiore.
Gli importi
In base a queste valutazioni, vengono riconosciuti importi che sono mediamente di un euro ogni mille visualizzazioni, ma che possono scendere anche a 50 centesimi o salire a 2 euro. I cosiddetti ‘tutorial’ che insegnano a fare qualcosa sono particolarmente apprezzati, così come i contenuti educativi. O i canali ‘divertenti’.
Il ruolo delle pubblicità
Tutto questo per dire che gli algoritmi di YouTube filtrano la miriade di informazioni ricevute dai singoli canali e le valutano. Anche in termini di qualità, video e audio. Più alto è l’apprezzamento attribuito, più in quella direzione vengono convogliate le inserzioni pubblicitarie, a tutto vantaggio del creatore di contenuti.
Economie di scala
In base a questo principio, lo scoglio più difficile da superare è il primo: una volta ottenuta notorietà, sarà più facile generare un ciclo virtuoso che possa innescare un crescente numero di iscritti, visualizzazioni e interazioni, prima di tutto perché è anche interesse di YouTube dare maggiore rilevanza nell’ambito dell’elenco dei risultati delle ricerche a chi dimostra di saper attrarre l’interesse del pubblico.
Cosa pubblicare
I termini di utilizzo di YouTube sono chiari e diffusi dalla stessa piattaforma: “I creatori possono caricare soltanto video realizzati personalmente o che sono autorizzati a utilizzare. Ciò significa che non devono caricare video che non hanno creato personalmente o utilizzare nei propri video contenuti il cui copyright appartiene a qualcun altro, ad esempio tracce musicali, spezzoni di programmi protetti da copyright o video realizzati da altri utenti, senza le necessarie autorizzazioni”. I contenuti non devono incitare all’odio o alla violenza e non devono contenere immagini pornografiche.
Altri introiti
La vera e principale fonte di guadagno di uno youtuber non è però YouTube: una volta raggiunta la notorietà diventa infatti molto più facile e remunerativo affiancare alla propria attività la partecipazione a eventi, la pubblicazione di libri, la fornitura di consulenze, l’abbinamento della propria immagine a campagne pubblicitarie e via dicendo. Una crescente fetta dei budget aziendali legati alla promozione del marchio viene infatti investita proprio su questi canali. Compresa, per esempio, la richiesta di coinvolgere un creatore di contenuti chiedendogli di inserire all’interno dei suoi video messaggi dedicati alla promozione di prodotti o servizi.
I guru del settore
Torando alla domanda inziale sulla possibilità di guadagnare su YouTube, il cerchio si chiude con le star che sulle fondamenta dei social hanno creato un impero. Come lo stuntman Jimmy Donaldson, in arte MrBeast, che secondo Forbes ha guadagnato 54 milioni di dollari nel 2021, il massimo per qualsiasi YouTuber da sempre, e i suoi video hanno accumulato 10 miliardi di visualizzazioni (il doppio rispetto all’anno precedente). I nomi sono comunque tantissimi, da Jeffree Star, col suo patrimonio netto stimato in 200 milioni di dollari, al giovanissimo Ryan Kaji, linfliuenceer dodicenne che coi suoi video ha stregato il pubblico illustrando giochi per bambini.