Riga, 14 giugno 2018 - Il direttivo della Bce, che oggi si è riunito a Riga, ha deciso di ridurre il Quantitative easing (Qe) a 15 miliardi al mese da ottobre a dicembre, per poi ridurlo a zero a partire da gennaio 2019. Il Qe fino a settembre resterà agli attuali livelli di 30 miliardi al mese. La decisione arriva in anticipo per molti osservatori: alcuni si aspettavano un'indicazione di massima dalla riunione di oggi, e una tabella di marcia vera e propria il mese prossimo.
Annunciando la tempistica per la fine del quantitative easing, Mario Draghi spiega che la Banca centrale europea ha indicato oggi la tabella di marcia verso la fine del Qe dopo "un'attenta valutazione dei progressi fatti", la cui conclusione è che l'aggiustamento dell'inflazione verso l'obiettivo è "sostanziale". La Bce ritiene che ci siano "le basi per essere fiduciosi che l'aggiustimento proseguirà" in questa direzione. Poi assicura: la Bce "è pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria" se fosse necessario per assicurare il necessario livello di stimolo monetario. Il Qe, aggiunge Draghi, non scompare ma resta uno strumento che la Bce potrà usare a seconda delle necessità. Gli acquisti, ha chiarito il presidente della Bce, "restano parte degli strumenti di politica monetaria" che "potranno essere utilizzati in particolari situazioni".
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TASSI D'INTERESSE - Ancora per un anno la Banca Centrale Europea lascia i tassi d'interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. "Non abbiamo discusso se e quando i tassi di interesse saranno aumentati", spiega Draghi.
DI MAIO - "Penso che aver avuto un italiano a capo della Bce abbia aiutato sicuramente l'Italia in questi anni". Però "mi dispiace che il destino economico dell'Italia debba essere legato non al parlamento Europeo ma al Presidente della Bce", commenta il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, a Rtl, sottolineando che "non è per offendere Draghi, ma per dire che dobbiamo spostare il fulcro delle decisioni della qualità della vita dei Paesi dell'Unione Europea da un banca a l'unico organo che noi eleggiamo direttamente e che è il Parlamento europeo". Secondo Di Maio "adesso è il momento di avviare, anche nel dialogo con gli altri Paesi, una riforma della governance europea", ossia "spostare verso il Parlamento più poteri, ridimensionare i poteri del Consiglio e cominciare a dire che tra Bce e istituzioni europee ci deve essere un rapporto in cui le decisioni che impattano sull'economia le prende il Parlamento".