Dopo anni di blocco del turnover e di riduzione degli organici, la pubblica amministrazione è tornata ad assumere. Rispetto all’epoca precedente alla pandemia, la macchina dei concorsi si è messa in moto a una velocità decisamente più elevata, soprattutto a causa degli interventi programmati dal Pnrr che richiedono il personale per essere portati a termine. In questa direzione è andato anche lo sblocco del turnover. Tuttavia, i candidati sono pochi, almeno rispetto alle esigenze, ed è scattata una competizione tra le amministrazioni per contenderseli. É questo quanto emerge dal rapporto annuale Formez (Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A.), da cui passa una fetta importante delle procedure di selezione del personale pubblico.
Dal 2010 al 30 giugno 2022 l’ente ha gestito 168 bandi di concorso, dei quali 124 si concentrano nel 2021-2022, quando sono state cercate 39.759 persone per 257 profili. Alle procedure degli ultimi due anni, sono state presentate 2 milioni di candidature, che spesso sono multiple: 641mila hanno partecipato ad almeno un concorso, 265mila a più di uno. Il 41,5% del totale ha fatto domanda per più selezioni, e quasi 60mila persone hanno partecipato ad almeno 5 selezioni diverse. Infine, 1.381 persone si sono presentate, con esito positivo, a oltre 15 concorsi. Attenzione, però: queste cifre non sono solo una curiosità, dal momento che sono il sintomo di una concorrenza tra le varie amministrazioni. Per accaparrarsi il candidato ideale, queste sono costrette a presentare offerte allettanti in termini di sede, retribuzione e prospettive di carriera.
La geografia gioca, ovviamente, un ruolo importante: il 68% degli aspiranti dipendenti pubblici (il 61% degli idonei) risiede al Sud e spesso non è disposto a trasferirsi al Nord in assenza di retribuzioni e servizi adeguati. Va detto, poi, che non sono pochi i candidati che possono permettersi di scegliere dove andare a lavorare: un vincitore su quattro ha infatti superato più di una prova. È questo uno dei motivi principali che spiegano le difficoltà crescenti che le amministrazioni incontrano nel coprire integralmente le posizioni messe a bando. Oltre il 27% delle procedure totali non è infatti riuscita a riempire tutte le caselle messe a concorso, con il tasso di posizioni vacanti che si è attestato al 16,5%. Le meno gettonate, e quelle che faticano di più a trovare candidati, sono le posizioni a tempo determinato, caratteristica fondamentale delle selezioni del Pnrr come imposto dalle regole europee: in questi casi, le caselle che rimangono vacanti dopo la selezione arrivano al 20%, il doppio di quando l’assunzione è a tempo indeterminato. Ma i numeri cambiano molto anche in base al profilo. Per quanto riguarda tecnici statistici e informatici, 6 concorsi su 10 restano scoperti. Lo stesso accade nel 50% dei casi quando il bando punta agli ingegneri e agli architetti, con il risultato che il 71,6% dei posti rimane scoperto. Una falla che rischia di travolgere i capitoli chiave del Pnrr. Ma nemmeno l’area giuridico-amministrativa, cuore tradizionale della Pa, riesce a fare l’en plein, lasciando vuoto il 14,6% delle posizioni. Infine, dai dati di Formez emerge anche l’identikit del candidato tipo: una persona di mezza età (in media over 40), in genere laureata (80%) e, sempre più spesso, donna (58,3%)