Giovedì 21 Novembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Proteste trattori, Prandini: "Stop al furore green, politiche folli dell’Ue"

Parla il presidente della Coldiretti, che si è schierata al fianco degli agricoltori, sposando le ragioni della protesta

Roma, 3 febbraio 2024 – “Stop alle follie dell’Europa", si leggeva su uno degli striscioni sbandierati dagli agricoltori nella protesta di giovedì scorso a Bruxelles. E di "politiche folli dell’Unione europea" parla anche Ettore Prandini, numero uno di Coldiretti: l’associazione si è schierata al fianco degli agricoltori, sposando le ragioni della protesta e chiedendo direttamente alla presidente Von Der Leyen "quelle risposte che il mondo agricolo attende da anni".

La protesta degli agricoltori contro le politiche europee (Ansa)
La protesta degli agricoltori contro le politiche europee (Ansa)

Presidente Prandini, quali risposte chiedete all’Ue?

"Occorre intervenire subito sulle evidenti criticità del cosiddetto ‘green deal europeo’ (l’agenda verde che dovrebbe portare il continente alla neutralità climatica entro il 2050, ndr ): in nome di scelte che tradiscono un furore ideologico ambientalista – come la drastica riduzione o l’eliminazione dei trattamenti fitosanitari – si penalizzano gli agricoltori europei e si finisce per aumentare le importazioni da altri Paesi in cui tali restrizioni non esistono, pur di assicurare il fabbisogno alimentare".

Un primo punto, però, l’avete messo a segno: la proroga di un altro anno della deroga alla Politica agricola comune sui terreni a riposo. Perché il ‘popolo dei trattori’ è così’ contrario?

"È una delle tante scelte strampalate dell’era Timmermans (commissario europeo all’ambiente dal 2019 al 2023, ndr ), figlie di una demonizzazione ideologica dell’attività agricola che è palesemente infondata. Noi vogliamo coltivare il 100% dei terreni a disposizione, anche per salvaguardare il nostro ruolo di ‘sentinelle del territorio’, rivelatosi cruciale in caso di eventi atmosferici estremi, come le alluvioni dello scorso anno".

Lei ha più volte stigmatizzato la ‘demonizzazione’ dell’agricoltura dell’Ue: eppure, la Pac assorbe oggi il 25% del bilancio comunitario e il settore agricolo può beneficiare di tutele precluse ad altri settori.

"Non è così, in realtà: gli imprenditori agricoli non possono usufruire, ad esempio, di tutte le misure di integrazione salariale previste per altri comparti, come la manifattura. E sono pesantemente danneggiati sia della concorrenza sleale legata alle importazioni, sia da cavilli burocratici ai limiti del paradossale".