Roma, 9 settembre 2023 – Un aumento dopo l’altro. Non si ferma la corsa della benzina. Ieri, il prezzo medio della super in modalità self è stato di 1,969 euro al litro (1,966 la rilevazione precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,960 e 1,978 euro al litro (no logo 1,954). Il prezzo medio praticato del diesel self è 1,877 euro al litro (rispetto a 1,871), con le compagnie tra 1,874 e 1,890 euro al litro (no logo 1,862).
Quanto al servito, le quotazioni hanno superato abbondantemente la soglia di 2 euro. In particolare, 2,103 euro al litro (2,100 il dato precedente). La media del diesel servito è 2,012 euro al litro (contro 2,008), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,955 e 2,081 euro al litro (no logo 1,914).
È il terzo aumento in tre giorni, alimentato soprattutto sulle tensioni sul fronte del petrolio a livello internazionale. Ormai è evidente che il cartello Opec+, guidato dall’Arabia Saudita e allargato anche alla Russia, spinge per portare le quotazioni a 100 dollari al barile. Del resto il prolungamento dei tagli alla produzione a fine anno ha già portato il barile a 90 dollari per la prima volta nel 2023, con un incremento del 25% in appena tre mesi.
Insomma, un quadro per nulla rassicurante che potrebbe avere effetti a cascata non solo sul pieno di carburante, ma anche sulle bollette della luce. Per non parlare, poi, delle conseguenze sul carrello della spesa, dal momento che ben l’88% delle merci che troviamo sugli scaffali dei supermercati viaggia su gomma. Insomma, se i prezzi dei carburante dovessero riaccendere l’inflazione, l’economia italiana (ma anche quella europea) avrebbe un problema in più da affrontare. Per questo il governo sta studiando da settimane il modo per alleggerire il peso del caro-benzina sulle tasche degli italiani.
"Le bollette sono all’attenzione del governo così come sull’aumento dei prezzi dei carburanti – ha annunciato ieri il responsabile del dicastero delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – con il ministro Giorgetti e con gli altri ministri competenti, avremo un confronto per capire e scegliere come intervenire in modo tale che soprattutto i ceti meno abbienti ricevano il sostegno del sistema pubblico e quindi del governo". L’idea, che potrebbe prendere la forma di un decreto da approvare in una delle riunioni del Consiglio dei ministri (forse già la prossima settimana) è quella di un bonus di 150 euro per i redditi fino a 35mila euro all’anno. Sul modello del "bonus sociale" già sperimentato per la luce e il gas. In questo caso potrebbe essere ampliato anche ai carburanti.
Le modalità sono tutte da definire. Mentre le coperture potrebbero arrivare dai 2 miliardi di extragettito dell’Iva incassate dall’erario negli ultimi mesi proprio a causa dell’impennata dei prezzi di benzina e gasolio. Sembra escluso, invece, il taglio delle accise, messo in campo dal governo Draghi, ma considerato troppo caro per l’attuale quadro della finanza pubblica: costerebbe circa 900 milioni al mese.
Sul piede di guerra il segretario della Fegica, Roberto Di Vincenzo, che parla di "prezzi ormai oltre il limite tollerabile dall’intera economia nazionale. Il governo – insiste – è caldamente invitato a fare rapidamente chiarezza sulle iniziative che intende assumere nell’ambito delle proprie esclusive responsabilità. Non si può più sperare in un colpo di fortuna. Anche il cosiddetto “bonus benzina“ sarebbe meno di un palliativo, senza alcuna possibilità di incidere in modo strutturale e in prospettiva su processi sul punto di divenire drammatici".