Quest’estate meno di un italiano su tre è volato in vacanza. È l’effetto-turbolenze che il comparto aereo sta attraversando negli ultimi anni. Si va dal crollo della fruizione nel periodo dell’emergenza pandemica, ai prezzi schizzati alle stelle per lo scoppio della guerra in Ucraina, fino all’affollamento delle tratte, che costringe i clienti a viaggi da ‘stalle’. Fino agli ultimi disagi provocati da ritardi e cancellazioni di voli che hanno mandato in tilt gli aeroporti. Queste dinamiche hanno avuto un impatto diretto sulle abitudini degli italiani, influenzando le loro aspettative riguardo all'esperienza aerea (circa il 40% ha ridotto la frequenza di utilizzo nell’ultimo anno) e conseguentemente le loro scelte di viaggio, come evidenziato dal sondaggio Cawi effettuato su un campione rappresentativo nazionale composto da 800 soggetti maggiorenni. Il risultato di questa situazione è una ridefinizione delle strategie di viaggio future, con scelta di mete più vicine e raggiungibili con altri mezzi rispetto all’aereo. Per più di 3 viaggiatori su 4 lo Stato dovrebbe entrare in campo maggiormente per regolamentare il settore aereo, con priorità su riduzione dei costi e maggiori tutele per gli utenti.
I principali fruitori del servizio
Dal sondaggio Cawi emerge che nell’estate 2024 i giovani sono stati i principali fruitori del servizio di trasporto aereo. Il 29% dei partecipanti ha confermato di aver pianificato il viaggio in aereo per raggiungere la destinazione turistica quest’estate. Di questi, il 39% ha tra i 18 e i 24 anni, il 44% ha tra i 25 e i 34 anni, la fascia 35-44 anni rappresenta invece il 25%, mentre la fascia over 45 rappresenta tra il 21% e il 31% degli intervistati. Solo il 9%, invece, ha cambiato idea sulla scelta di prendere un aereo per andare in vacanza, mentre il 44% non ha preso l’aereo e neanche l’aveva preso in considerazione. Infine, il 18% ha dichiarato di non viaggiare mai in aereo.
Biglietti alle stelle e viaggi ‘da stalle’
Come sono cambiate le abitudini di viaggio in aereo l’ultimo anno rispetto al passato? Il 49% degli intervistati non ha cambiato le proprie abitudini, il 9% quest’anno ha viaggiato più spesso in aereo rispetto al passato. Invece raggiunge il 22% la percentuale di coloro che hanno scelto di viaggiare in aereo con una frequenza ridotta. Mentre il 20% ha completamente smesso (o quasi) di prendere l’aereo. Per due viaggiatori su tre, infatti, nella scelta del mezzo di trasporto è stato dirimente l’aumento dei prezzi dei biglietti accompagnato dal peggioramento in generale di affidabilità e qualità del servizio. Rispetto al passato l’affidabilità del servizio è stata valutata solo per il 17% degli intervistati migliorata, per il 52% è rimasta invariata, mentre per il 31% sarebbe peggiorata. Per quanto riguarda la qualità del servizio (comfort, spazi, ecc.) secondo il 14% è migliorata, il 54% la valuta invariata, mentre il 32% la reputa peggiorata. Dati comparabili con quelli dei tempi d’attesa in aeroporto. Il dato più rilevante è però quello dei prezzi dei biglietti, secondo il 67% degli intervistati il servizio è peggiorato.
Cosa chiedono gli italiani
Tra chi ha riscontrato ritardi e cancellazioni (quasi un viaggiatore su due) se la situazione non dovesse cambiare si troverà a modificare le proprie scelte di viaggio per il futuro. Gli italiani, poi, chiedono maggiore regolamentazione da parte dello Stato. Secondo il 56% dei partecipanti al sondaggio lo Stato dovrebbe aumentare la regolamentazione lasciando comunque spazio alle compagnie per auto-regolarsi. Gli interventi prioritari? Contenere i costi e maggiori tutele di viaggio.