Domenica 22 Dicembre 2024
SOFIA SPAGNOLI
Economia

Portare l’elettricità sulla Luna? La rivoluzionaria idea di 4 italiani

Forbes li ha inseriti tra i 100 talenti italiani under 30 più promettenti. La loro teoria sarà testata ufficialmente

La Luna

Torino, 18 aprile 2024 – La strada per raggiungere la Luna passa per l’Italia, e in particolare per Torino. Qui nel 2021 quattro giovani visionari, riconosciuti quest’anno da Forbes tra i 100 talenti italiani under 30 più promettenti, hanno dato il via a un progetto destinato a trasformare il volto delle future missioni spaziali. La loro startup si chiama Oris e il loro obiettivo è portare l’energia sulla Luna. Come? Grazie alla costruzione di una costellazione di satelliti che fungerà da centrale elettrica orbitante attorno al satellite.

Oris: energia sulla Luna?

“Considerate che un punto sulla superficie lunare è illuminato per due settimane e al buio per altre due – spiega Andrea Villa, 25 anni, amministratore delegato dell’azienda e uno dei fondatori di Oris insieme a Francesco Lopez, (25 anni), Anna Mauro (25 anni), e Domenico Edoardo Sfasciamuro (26 anni), tutti laureati in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino. Al polo sud, però, questa alternanza è diversa: “Ci sono zone perennemente in ombra, e sono le aree che hanno più rilevanza scientifica”, continua Villa. Qui, infatti, dentro a crateri si trovano depositi di acqua in forma ghiacciata, che non sono mai stati toccati dalla luce solare. E questi sono gli stessi obiettivi strategici delle missioni Artemis, nonché l’area in cui in futuro verrà costruita una base lunare. Ma se non c’è luce solare, si presenta il problema di come produrre energia. La loro idea: allontanare il luogo di generazione dell’energia dalla sua utenza, inviandola in maniera wireless o senza fili, “così saremo in grado di direzionare questa energia in un punto preciso, semplificando tutte le operazioni”, sottolinea Villa.

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Satelliti e laser: il funzionamento

Un’idea pionieristica, ma dalla grande complessità ingegneristica. “L’innovazione sta nel payload e nel sistema ricevente – spiega Francesco Lopez, analista di missione – il primo è un laser ad alta potenza mai usato prima in ambiente spaziale che deve puntare con precisione ad oltre 1000 km di distanza un ricevitore grande dai 5 ai 10 metri. Quest’ultimo è formato da celle che convertono l’energia proveniente dal laser in energia elettrica ed ha una forma tale per la quale aumenta l’efficienza totale di tutto il sistema”. Un’idea talmente all’avanguardia che nel 2022 ha fatto aggiudicare ai 4 ragazzi il premio Test-it Award, che prevede la possibilità di sviluppare la propria idea, testando così in laboratorio le proprie intuizioni grazie al finanziamento di Leonardo e al supporto tecnico di Telespazio.

I tempi

Ma a che punto siamo dell’opera? “Tra un paio di anni potremo avere la tecnologia pronta per essere lanciata nello spazio – spiega Villa – Nel percorso di crescita di un’azienda che vuole consolidare il proprio posizionamento nello spazio, ci sono delle validazioni tecnologiche che è necessario fare – sottolinea il ceo –. Prima di mandare i satelliti in orbita lunare, dobbiamo dimostrare che la tecnologia funzioni nello spazio. Questo è l’obiettivo più vicino”. E poi? “Dopo aver realizzato il prototipo, il secondo obiettivo sarà far si che la tecnologia sia in grado di volare”.

I detriti spaziali

Tra gli obiettivi intermedi del progetto, non manca quello ecologico: “La nostra stessa tecnologia, che si può tradurre come sistema di puntamento di un laser ad alta potenza, può essere utile per tante cose, tra cui la rimozione dei detriti spaziali di piccole dimensioni”. Si tratta di un tema estremante attuale: da quando i costi per lanciare satelliti in Leo (l’orbita terrestre più bassa) sono diventati molto più accessibili, si è imposto il problema di come ripulire e raccogliere la spazzatura spaziale, enorme minaccia anche per la sicurezza della Stazione spaziale internazionale (Iss). I detriti più grandi sono rintracciabili, al contrario dei più piccoli: “Un detrito di qualche centimetro che impatta l’ISS a velocità che raggiungono i 14 km/s può forare la struttura e compromettere sistemi vitali per la stazione.”. Questa tecnologia sarà in grado, grazie all’ablazione laser, di rimuovere i detriti, accelerando il processo di rientro nell’atmosfera terrestre.

La Space economy vista dai quattro under trenta

Oris ci ricorda quanto il ruolo dei privati possa massimizzare i risultati nella ricerca spaziale, anche grazie alla sinergia con le agenzie spaziali nazionali: “È un sistema che funziona come un albero – spiega Villa – le agenzie prediligono commissionare grossi progetti alle aziende, che a loro volta, non hanno né possibilità, né a volte le competenze di affrontare tutti i temi di sviluppo. Qui arriva la metafora della diramazione, perché le aziende, a loro volta, delegano questi compiti ad aziende via via più piccole. Con questa pianificazione si riesce a lavorare in parallelo su moltissime aziende, ottimizzando i tempi”, conclude il ceo.