Mercoledì 13 Novembre 2024

Ponte sullo Stretto, il ministero dell’Ambiente tira il freno: “Servono 239 nuovi documenti”. Il Mit: “Integrazioni entro 30 giorni”

Il Mase chiede – in una lettera di 42 pagine – aggiunte per la valutazione di impatto ambientale, gli effetti sui siti protetti di interesse Ue e l'utilizzo delle terre. Patuanelli (M5s): “Il Mase spinge il tasto reset”

Roma, 16 aprile 2024 - Se un ministero (quello delle infrastrutture di Salvini) spinge il piede sull’acceleratore per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, un altro (quello dell’Ambiente di Pichetto Fratin) frena e chiede alla società Stretto di Messina 239 integrazioni di documenti nell’ambito della valutazione del progetto del Ponte.

Per la Valutazione di impatto ambientale (Via) sono state richieste 155 integrazioni. Altre 66 integrazioni sono state richieste per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica le conseguenze di un'opera sui siti Natura 2000, i siti protetti di interesse Ue. Per il Piano di utilizzo terre (Put) sono state richieste 16 integrazioni, per la Verifica di ottemperanza (Vo) 2. E’ quanto si legge sul sito della Commissione Via-Vas del Mase.

Un rendering del Ponte sullo Stretto (Ansa)
Un rendering del Ponte sullo Stretto (Ansa)

Le richieste di integrazione di documenti sono state fatte dalla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale e sono contenute in un documento di 42 pagine firmato dal coordinatore della Sottocommissione Paola Brambilla.

Il ministero chiede alla Stretto di Messina di spiegare la compatibilità del progetto con gli aggiornamenti dei vincoli ambientali e paesaggistici e degli strumenti di pianificazione territoriale. Chiede inoltre un'analisi più approfondita dei costi e dei benefici dell'opera e un quadro riassuntivo di tutti gli interventi previsti, “non limitandosi al solo elenco delle opere variate”, si legge nel documento.

Il Mase lamenta che Stretto di Messina "non descrive il sistema di cantierizzazione, limitandosi all'elenco delle aree di cantiere” e non abbia fornito informazioni sufficienti sulla gestione e lo smaltimento delle terre e rocce da scavo. Al committente viene richiesto “un quadro aggiornato e congruente” sulle “condizioni di pericolosità da maremoto” e l'aggiornamento delle stime sulla qualità dell'aria nella fase di cantiere e in quella di esercizio.

Il Mase vuole dati più chiari e completi sull'impatto delle opere sull'ambiente marino, sui corsi d'acqua superficiali, sulle acque sotterranee, e cita in particolare l'area dei Pantani di Ganzirri, in Sicilia. Integrazioni vengono chieste sul consumo del suolo, sugli studi geologici e sui rischi di subsidenza e di dissesto, sugli effetti del Ponte sulle attività agricole, sul rumore a terra e sottacqua, sulle vibrazioni e i campi elettromagnetici. Il Mase vuole inoltre più dati sui rischi per la biodiversità, la flora e la fauna, il paesaggio e la salute pubblica.

Il ministero fa poi 66 richieste di chiarimenti su tutte le possibili conseguenze del Ponte sui siti della Rete Natura 2000, le aree riconosciute di pregio ambientale sulla base della Direttiva Ue Habitat. Il Mase ritiene insufficiente anche la documentazione sul Piano di utilizzo delle terre (Put) e avanza 16 richieste di integrazione in materia.

La replica del Mit: “Integrazioni entro 30 giorni”

Ecco che allora arriva la replica del Mit, che in una nota afferma: "Le integrazioni al progetto del Ponte sullo Stretto, richieste in sede di conferenza di servizi, saranno fornite entro 30 giorni: si tratta della normale procedura ed è corretto approfondire tutti gli aspetti di un'opera che sarà unica al mondo". 

Patuanelli (M5S): “Il Mase ha spinto il tasto reset”

"La richiesta da parte del ministero dell'Ambiente di 239 integrazioni di documenti alla Società Stretto di Messina S.p.A va letta così: il progetto andrà riformulato sostanzialmente da cima a fondo. Salvini è il ministro dei fiaschi conclamati: ora che il Mase ha pigiato il tasto 'reset', il Governo fermi questa operazione farsesca. E' ridicolo immaginare di investire oltre 15 miliardi su un progetto che non c'è più nemmeno su carta", è il commento su su Facebook del capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli.

Codacons: “Intervenga la Corte dei conti”

"Con la richiesta di integrazione di documenti il Mase evidenzia tutte le criticità del progetto relativo al Ponte dello Stretto. afferma il Codacons, che dopo l'intervento a gamba tesa del ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica si appella alla Corte dei Conti affinché verifichi possibili danni sul fronte erariale. “La Commissione Tecnica di Verifica dell'Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente ha evidenziato come il progetto non sia affatto definitivo e ha richiesto un lungo elenco di documenti che toccano i più disparati aspetti, da quello ambientale al tema della sicurezza, nonché un'analisi più approfondita dei costi e dei benefici dell'opera”, spiega il Codacons.

"Un intervento che ci preoccupa molto perché sottolinea come qualcosa non quadri sul fronte del progetto sul Ponte che il Governo ha lanciato come definitivo, ma che potrebbe fermarsi qualora i documenti richiesti dal Mase dovessero rilevare incongruenze, carenze, omissioni o errori - afferma il presidente Carlo Rienzi - Uno stop che arriverebbe dopo una spesa da centinaia di milioni di euro già sostenuta dallo Stato per l'opera: per questo, e senza assumere alcuna posizione ideologica sul progetto, riteniamo ci siano gli estremi per un intervento della Corte dei Conti affinché predisponga tutti i controlli necessari tesi a verificare il configurarsi di possibili sprechi di denaro pubblico a danno della collettività, sanzionando gli eventuali responsabili”, conclude Rienzi.