Giovedì 24 Ottobre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Polizze anti-calamità, il Parlamento ci riprova. Slitta l'obbligo a fine 2025?

Presentato da deputati di Forza Italia, M5S, Italia dei Valori, gruppo Misto e Noi moderati, il pacchetto chiede di spostare il termine entro il quale le imprese sono tenute a stipulare un'assicurazione contro i danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali

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Roma, 23 ottobre 2024 – A un mese di distanza dall'ultimo tentativo, il Parlamento prova ancora a far slittare di un anno l'obbligo di assicurazione anti-calamità per le imprese, previsto dalla legge di bilancio 2024: questa volta, il tentativo è stato confezionato in un pacchetto di emendamenti bipartisan. Presentato da deputati di Forza Italia, M5S, Italia dei Valori, gruppo Misto e Noi moderati, il pacchetto chiede infatti di spostare, dal 31 dicembre di quest'anno al 31 dicembre del 2025, il termine entro il quale le imprese sono tenute a stipulare un'assicurazione contro i danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali. Una proposta simile era stata avanzata, un mese fa, da Fratelli d’Italia (la prima firma era della senatrice Paola Ambrosio), nell'esame parlamentare del cosiddetto ‘Dl omnibus’ (decreto-legge ‘Omnibus’, poi convertito in legge, in vigore dal 9 ottobre scorso), ma l'emendamento era stato poi ritirato e la scadenza a fine 2024 era stata confermata.

Cosa prevede la normativa

All’art. 1 della legge di bilancio 2024, si prescrive l’obbligo per tutte le imprese a stipulare – entro il 31 dicembre 2024 – contratti di assicurazione a copertura dei danni determinati da calamità naturali ed eventi catastrofali. L’obbligo è previsto per tutte le imprese con sede legale in Italia, iscritte al registro delle imprese, e per le imprese con sede legale all’estero, ma presenti con organizzazione stabile sul territorio nazionale e iscritte al registro imprese. La polizza assicurazione dev’essere stipulata con l’obiettivo di tutelare il tessuto produttivo dai danni causati da eventi calamitosi come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni che si verificano sul territorio nazionale, a copertura di possibili danni diretti a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali. La franchigia (l'importo minimo di ogni danno che rimane a carico dell'assicurato) non deve superare il 15% del danno, mentre i premi che l’assicurato dovrà corrispondere saranno proporzionali al rischio.

Le sanzioni in caso di inadempimento

Scorrendo il testo della legge di bilancio, si evince che dell’inadempimento si dovrà tener conto "nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali”. Significa che l’eventuale mancata stipula della copertura assicurativa determina l’esclusione dall’assegnazione di contributi, sovvenzioni, agevolazioni concesse con fondi pubblici, a seguito di eventi calamitosi e catastrofali.

Cosa succederà in caso di conferma della scadenza al 31 dicembre 2024?

Se la scadenza sarà confermata, si farà riferimento al decreto interministeriale illustrato un mese fa alle parti sociali dal ministro per le Imprese Adolfo Urso, con cui si chiede, da un lato, alle compagnie assicurative di garantire prodotti adeguati e aggiornati agli schemi di assicurazione designati; dall’altro, alle imprese, di cercare una compagnia assicurativa con cui sottoscrivere la propria polizza obbligatoria e, di conseguenza, mettere a budget la nuova spesa. Le compagnie assicurative non potranno rifiutarsi di stipulare polizze con le imprese, mentre Sace, controllata del ministero dell’Economia e delle Finanze, potrà riassicurare il rischio assunto dalle compagnie assicurative tramite apposite convenzioni.

Un obbligo che divide la maggioranza e preoccupa Confindustria

L’introduzione dell’assicurazione obbligatoria per le imprese contro le calamità naturali – è bene ricordarlo - rappresenta un ‘allineamento’ con altri Paesi europei come Francia, Germania, Austria e Spagna che, già da tempo, prevedono tali sistemi di copertura obbligatoria. Stando ai dati di Ania, Associazione nazionale per le imprese assicuratrici, solo il 6% delle abitazioni sul territorio nazionale è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione. Una percentuale che, tra le imprese, precipita addirittura al 5%. Eppure, l’ipotesi dell’obbligo ha diviso fin da subito la maggioranza e creato perplessità anche in Confindustria, come ha dichiarato in più occasioni il presidente Emanuele Orsini. In un’intervista rilasciata un mese fa, Orsini aveva detto che l’obbligo «potrebbe diventare un ostacolo, perché potrebbe accadere che nei territori dove ci sono problemi gli industriali non investano più. Vuol dire desertificare pezzi del territorio e non ce lo possiamo permettere», aveva commentato il leader degli industriali. "Bisogna attuare iniziative molto serie, sedersi al tavolo e trovare soluzioni, dobbiamo fare in modo che le alluvioni non ci siano e le strutture siano adeguate a essere forti in caso di terremoti”.