Roma, 3 aprile 2023 – Non ci sono solo i cantieri al rallentatore del Pnrr a preoccupare il governo. Nell’agenda sono tante le riforme che marciano con il freno tirato. Dal fisco alle pensioni fino ai balneari, la strada per arrivare al traguardo delle nuove regole è accidentata. Anzi, in molti casi, si è già trasformato in un percorso ad ostacoli.
Fisco
Il primo tassello è stato sistemato qualche settimana fa, con l’approvazione della legge delega. Ma la riforma fiscale, che la premier ha definito "storica" ha ancora molta strada da fare per diventare effettiva. Secondo la stessa tabella di marcia prevista nel provvedimento, serviranno non meno di due anni per completare tutti i decreti attuativi. Il che allontana il traguardo quasi a fine legislatura. Bisognerà, tra l’altro, scegliere fra due ipotesi di riduzione delle aliquote da quattro a tre. La prima, meno costosa (6 miliardi) rischia di penalizzare i redditi medio bassi (fino a 35mila euro) e favorire la fascia fra 35 e 50mila euro. La seconda garantirebbe risparmi per tutti. Ma ha un piccolo difetto: costa quasi il doppio. A questo poi bisogna aggiungere il taglio delle tasse sulle imprese, con la nuova Ires che favorirebbe gli investimenti e lo stop all’Irap. Le coperture dovrebbero arrivare dalle cosiddette tax expenditures quella selva di sconti fiscali che sottrae all’erario, ogni anno, circa 150 miliardi. Un tesoretto, tuttavia, difficile da sfruttare: dietro ogni sconto ci sono lobby e interessi in molti casi coincidenti con la platea elettorale del centrodestra.
Previdenza
L’obiettivo annunciato in campagna elettorale è garantire la pensione a quota 41 (di contributi) indipendentemente dall’età. Ma anche in questo caso bisogna fare i conti con i numeri del bilancio pubblico. Così la riforma è ancora una volta rimandata, creando nuove incertezze per i pensionati. L’anno scorso è stata sperimentata quota 103, cioè 41 anni di contributi e almeno 62 di età. Ed è fortemente probabile che anche nel 2024 non si vada oltre questa soglia. In ogni caso, anche per completare questa riforma, l’orizzonte resta quello di fine legislatura.
Giustizia
Andamento lento anche per un’altra riforma chiave, quella della giustizia. Per ora l’accordo è solo su due reati tipici della pubblica amministrazione, abuso d’ufficio e traffico d’influenza, insieme con una accelerazione al processo di digitalizzazione della macchina giudiziaria. Ma di più sarà difficile fare nell’immediato. I capitoli con le nuove regole sulle intercettazioni e, soprattutto, sulla separazione delle carriere restano in stand-by. E, anche in questo caso, l’eventuale traguardo è fissato al 2025.
Concorrenza
Il ddl concorrenza del 2022, la legge annuale che dovrebbe aumentare il grado di competitività del nostro sistema economico, avrebbe dovuto essere approvato la scorsa settimana. Alla fine si è deciso di rinviarlo. Ufficialmente, per motivi di copertura economica legati alle disposizioni sull’energia. Ma, dietro le quinte, si sussurra anche di contrasti sull’assegnazione tramite gara degli spazi pubblici agli ambulanti. Altra regola legata alla ormai famosa direttiva Bolkestein, entrata in vigore nel 2006 ma rimasta fino a oggi lettera morta, costando all’Italia anche l’avvio della procedura di infrazione. Il tema più delicato resta quello delle concessioni per i balneari. Anche in questo caso si è deciso di prorogare l’avvio delle gare di un anno, nel 2024. Un rinvio che, però, ha aperto un nuovo fronte di contrasto con Bruxelles.
Digitalizzazione
È sicuramente uno dei capitoli più ricchi del Pnrr, secondo solo alle infrastrutture. Per la digitalizzazione del sistema Italia sono a disposizione oltre 40 miliardi di euro, il 27% dell’intero piano. Per la trasformazione digitale dell’apparato pubblico gli obiettivi sono molto sfidanti: sono ben 13 le milestone e 27 i target da realizzare nel 2023, con la completa digitalizzazione di tutto il ciclo di vita dei contratti pubblici e taglio drastico dei tempi aggiudicazione delle gare, realizzazione e pagamenti. Ma anche in questo caso bisognerà correre per evitare di accumulare ulteriori ritardi nella attuazione dei programmi.