di Andrea Ropa
"È questione di ore". Vede rosa Giancarlo Giorgetti, arrivando ieri alla riunione dell’Ecofin informale a Stoccolma, in merito alla terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza da 19 miliardi, chiesta dall‘Italia a fine dicembre e in scadenza oggi, su cui la Ue deve prendere una decisione in direzione del pagamento o di un’ulteriore proroga dei tempi. Ma l’opzione per il via libera è quella più probabile secondo il ministro, che si definisce "assolutamente ottimista" anche alla luce delle parole pronunciate qualche ora prima dal commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, secondo cui "le autorità italiane e i nostri servizi stanno lavorando in modo molto positivo" sul dossier. La trattiva si è sbloccata grazie alle nuove linee guida sulle concessioni portuali e allo stralcio dai finanziamenti comunitari degli stadi di Firenze e Venezia e di dieci progetti di teleriscaldamento che saranno sostituiti con un nuovo bando.
Meno morbido l’approccio di Giorgetti sul nuovo Patto di stabilità e sul Mes. Dopo il gran pressing in Europa perché l‘Italia ratifichi il trattato di riforma del Meccanismo europeo di stabilità, il ministro ha replicato che il Mes è solo una parte di "diverse situazioni" su cui serve un confronto, come ad esempio il tema dell‘Unione bancaria". E sulla riforma del Patto ha avanzato una "controproposta": togliere dal conteggio delle spese quelle riferibili agli investimenti strategici legati al Pnrr e alla difesa. "Non si può mettere un Paese di fronte alla prospettiva di scegliere se aiutare l‘Ucraina o rompere le regole del Patto di stabilità, mi sembra una cosa assurda" ha commentato Giorgetti.
Più in generale, a Stoccolma è filtrato ottimismo sulla possibilità che l‘Ue possa riformare il Patto per fine anno. Nessuno vuole che dal 2024 si torni alla vecchia governance sospesa con la pandemia, e non si vuole dare un messaggio di incertezza sulle regole Ue ai mercati. Un primo giro di tavolo ‘formale’ sul Patto è atteso all‘Ecofin di metà giugno, puntando a un accordo al Consiglio a metà autunno, per poter poi procedere con le trattative interistituzionali cercando un‘intesa entro dicembre.
"Si può trovare un accordo" ha detto Elisabeth Svansson, ministra delle Finanze svedese e alla presidenza di turno Ue: "Sarà facile? No. Sarà possibile? Sì". Il primo confronto all‘Ecofin informale, ha affermato Gentiloni, è stato "incoraggiante". Sembra comunque accantonata la richiesta del ministro dell’Economia tedesco, Christian Lindner, di introdurre una regola sulla riduzione annua almeno dell‘1% del rapporto debitoPil.
L‘idea della riforma, ha spiegato un funzionario europeo, è evitare "numeri magici" che già "non hanno funzionato". Stessa cautela per la ‘golden rule’ sugli investimenti strategici auspicata da Giorgetti: "Se cominciamo a togliere questo e togliere quello, non resta niente e svanisce il piano per la riduzione del debito". Alcuni numeri in più nel nuovo Patto, è filtrato da altre fonti, alla fine ci potrebbero essere, per soddisfare formalmente gli appetiti tedeschi, sostenuti dagli altri nordici, ma ben lontani dall‘1% annuo.