L’Italia è il Paese Ue più avanti nella realizzazione degli interventi connessi al digitale del Pnrr. A sottolinearlo è un’indagine dell’Osservatorio agenda digitale della School of management del Politecnico di Milano.
La ricerca
Insomma, i dati riportati nello studio sono estremamente positivi ma restituiscono anche l’immagine di una sfida in gran parte ancora da vincere. Basti pensare che il Pnrr (Piano nazionale di resistenza e resilienza) stilato da Roma dedica al digitale un’intera missione da 40 miliardi di euro, a cui si sommano le iniziative presenti in altre sei missioni, per un totale di 48 miliardi.
Gli obiettivi raggiunti
Ma cosa dice l’indagine dell’Osservatorio del Politecnico? “Con 30 di 173 milestone e target già realizzati al 16 dicembre 2022, l’Italia è il Paese più avanti in Europa nella realizzazione della trasformazione digitale prevista nel Pnrr. Abbiamo completato il 17% di milestone e target previsti; tale percentuale è pari al 10% per Spagna e Francia e a 0 per 15 Paesi (compresa la Germania)”. Insomma, per ora le cose vanno molto bene.
Il ruolo della Pa
In tutto questo la pubblica amministrazione ha un ruolo di primo piano. Almeno il 60% delle risorse stanziate dal Pnrr (33%, nel caso di quelle relative alla missione 1, dedicata alla transizione digitale) sono destinate a Pa centrali (ad esempio ministeri), Pa locali (ad esempio i Comuni) o imprese pubbliche (ad esempio Trenitalia).
Efficienza
Per questo, avverte il documento redatto dal Politecnico, “bisogna assicurarsi che i quasi 10 miliardi di euro dedicati nel Pnrr italiano alla trasformazione digitale della nostra Pa siano spesi in modo efficace ed efficiente, monitorandone l’impiego nel tempo”. Diversi interventi previsti nel Piano, come quelli relativi alla migrazione al cloud o ai restauri dei siti web, prevedono l’erogazione agli enti locali di voucher a fronte dell’ottenimento di quanto concordato con il Dipartimento per la trasformazione digitale (ad esempio circa 29mila euro per il rifacimento del sito di un Comune con meno di 5mila abitanti).
Ora la parte più difficile
“Nei prossimi mesi”, sottolinea l’indagine, “sarà importante seguire le procedure di appalto relative al Pnrr e confrontarle con quelle concluse prima dell’avvento del Piano, per verificare che si stiano impiegando le sue risorse in modo efficace ed efficiente”.
La partita, insomma, non solo non è ancora finita, ma appare anche piuttosto complicata. Nei 13 milestone e nei 27 target da realizzare nel 2023, ricorda l’Osservatorio, rientrano la completa digitalizzazione di tutto il ciclo di vita dei contratti pubblici (uno dei pilastri della riforma del Codice degli appalti) e obiettivi importanti sui tempi di aggiudicazione delle gare, su quelli per l’effettuazione dei lavori e sulla gestione dei pagamenti.
I problemi
L’indagine pone l’accento anche sull’esigenza di superare i problemi che da sempre caratterizzano il mercato di soluzioni digitali per la pubblica amministrazione italiana. Se la gran parte delle risorse del Pnrr è destinata alla Pa, questa acquista da aziende private sostanzialmente tutte le sue soluzioni digitali (5,7 miliardi di euro nel 2021, in base a un’analisi di circa 210mila contratti pubblici). Tuttavia, il 67% della spesa pubblica in servizi digitali è concentrato nelle mani di 50 fornitori e il 31% nelle mani dei primi 5, mentre sono necessari mediamente 134 giorni (4 mesi e mezzo) per assegnare una gara pubblica di soluzioni digitali. Il suggerimento del Politecnico, dunque, va nella direzione di una accelerazione delle procedure. “È necessario” conclude lo studio, “ripensare ai meccanismi di progettazione e risposta delle gare pubbliche, troppo spesso disegnate con la preoccupazione di prevenire ricorsi e contenziosi e portare competenze di approvvigionamento all’interno di tutte le Pa”.