CI SONO un italiano, una tedesca e un’americana. Non sono i protagonisti barzelletta, ma indizi di un futuro, complicato, scenario economico, in cui il tanto bistrattato reddito di cittadinanza diventerà imprescindibile. L’italiano è un imprenditore lungimirante, Alberto Bombassei (nella foto), che ha costruito un impero industriale sugli impianti frenanti. Qualche giorno fa ha dichiarato: In Europa, se smettessimo di produrre macchine a gasolio o a benzina e facessimo solo auto elettriche, perderemmo un lavoratore su tre. L’industria automobilistica dell’Ue sta, però, andando verso questo modello.
La tedesca è una banca: si chiama N26. È una banca ‘mobile’: significa che permette di gestire il proprio denaro dal telefonino. Non ha sportelli, il personale è quasi totalmente sostituito da un processo informatico ed è passata da 120mila a 300mila clienti in Italia in sei mesi. L’americana è una app, si chiama Uber, la conoscono in molti. Oggi ‘distribuisce’ le chiamate dei clienti alle società di noleggio con conducente. Minaccia, nel giro di pochi anni, di introdurre vetture autonome. Tralascio Amazon: è chiaro che sta distruggendo il vecchio modello di grande e piccola distribuzione. Industria, finanza, servizi: come si vede la tecnologia, nel giro di pochi anni minaccia di cancellare milioni di posti di lavoro, non solo in Italia.
IN UN SIMILE scenario, il dibattito sulla sostenibilità del reddito di cittadinanza non dovrebbe limitarsi al nostro Paese. Né l’Europa dovrebbe permettersi di bacchettare l’iniziativa. Sarebbe, invece, ora di porsi il problema a livello globale: bisogna trovare il modo di tassare le big companies in modo da trasferire almeno un reddito integrativo alle generazioni future. Persino ai giganti dell’industria e di Internet converrebbe: come farebbero a sopravvivere in un mercato – com’è quello che rischiano di creare – senza più consumatori con un reddito da spendere?