Domenica 15 Settembre 2024
Fabio Lombardi
Fabio Lombardi
Economia

Il Pil sale dello 0,2% nel terzo trimestre: bene o male per l’Italia?

I dati diffusi dall’Istat confermano sia la crescita prevista del Prodotto interno lordo. Cala però la crescita acquisita in tutto il 2024

Roma, 2 settembre 2024 – Il Pil (Prodotto interno lordo) è cresciuto dello 0,2% nel secondo trimestre del 2024 rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Bene? Male? Sicuramente meglio dell’anno scorso, ma altrettanto sicuramente male rispetto alle previsioni di crescita complessive. Il Pil è infatti il dato di sintesi utilizzato per misurare la ricchezza del Paese ed influisce anche sulle politiche economiche (in relazione anche ai parametri del Patto di stabilità europeo).

Il Pil nell'Eurozona
Il Pil nell'Eurozona

Nel secondo trimestre del 2024 il prodotto interno lordo (Pil) è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del secondo trimestre del 2023. La crescita congiunturale (sul trimestre precedente) del Pil diffusa il 30 luglio 2024 era stata anch'essa dello 0,2%, così come la crescita tendenziale (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) era stata dello 0,9%. Così l'Istat (l’Istituto nazionale di statistica) nei conti economici trimestrali.

La crescita acquisita per il 2024 è pari allo 0,6%. Lo rileva l'Istat nei conti economici trimestrali, ricordando che la stima fornita a fine luglio era del +0,7%.

A luglio 2024, i prezzi alla produzione dell'industria crescono in termini congiunturali per il terzo mese consecutivo, spinti principalmente dai rialzi dei prezzi dei prodotti energetici e in particolare della fornitura di energia elettrica sul mercato interno. Al netto della componente energetica, i prezzi sono pressoché stazionari.

Lo rende noto l'Istat precisando che i prezzi alla produzione dell'industria aumentano dell'1,3% su base mensile e diminuiscono dell'1,1% su base annua (era -2,5% a giugno). In particolare i prezzi per la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata sono saliti del +6,7% su giugno.

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I dati sul Pil del secondo trimestre diffusi oggi dall'Istat vengono accolti con preoccupazione dal Codacons, che sottolinea in particolare l'andamento negativo dei consumi. I consumi finali nazionali risultano al palo rispetto al trimestre precedente, e addirittura in diminuzione dello 0,1% su base annua – spiega il Codacons –. Un segnale preoccupante che dimostra come la spesa delle famiglie sia ferma e non cresca, con ripercussioni a cascata per l'intera economia nazionale. ''Dopo i maxi rincari che si sono abbattuti sulle vacanze estive e le nuove spese che attendono i consumatori in autunno, a partire da quelle per la scuola, ribadiamo l'invito al Governo a studiare misure specifiche tese a difendere il potere d'acquisto delle famiglie e sostenere i consumi, che sono il vero motore della nostra economia'' conclude il presidente Carlo Rienzi.

Intanto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni esprime soddisfazione sui dato relativi al Pil: “L’Italia cresce più di altre nazioni, il buon andamento è merito delle scelte fatte”. "Le scelte serie che abbiamo fatto, insieme alla centralità e all'autorevolezza dimostrata a livello internazionale, stanno contribuendo al buon andamento della nostra economia. Adesso è fondamentale rafforzare e consolidare il quadro economico con le scelte che faremo nella prossima manovra economica, ispirata al buon senso e alla serietà".

Così la premier Giorgia Meloni in un post su X commentando gli ultimi dati diffusi dall’Istat. "L'Italia – prosegue la presidente del Consiglio ribadendo quanto già osservato nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì scorso – sta crescendo più di altre Nazioni europee, nonostante il rallentamento dell'economia mondiale e la delicata situazione internazionale. I dati macroeconomici – dal Pil all'occupazione, dall'export agli investimenti – sono positivi e rappresentano un segnale di grande fiducia. Proprio in questi giorni arriva il dato Istat del tasso di disoccupazione più basso dal 2008: 6,5%. La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus e' finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo. Tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori", conclude Meloni.