Roma, 1 dicembre 2018 - Tutta l'impresa italiana a Torino lunedì per dire no alla manovra e sì alle grandi opere: qual è l’obiettivo della manifestazione? "Se undici organizzazioni che rappresentano oltre 3 milioni d’imprenditori, più di 13 milioni di addetti e il 65% del valore aggiunto prodotto nel Paese riuniscono i loro vertici per firmare un documento congiunto a favore delle Tav, delle grandi opere, delle infrastrutture e della crescita, è un messaggio che deve far riflettere e che viene da tutti i protagonisti dell’economia".
Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria e regista dell’iniziativa, non usa mezzi termini.
Che significato dà a questo appuntamento? "Il giudizio sulla politica economica del governo è unanime: grandi e piccole imprese, commercianti, artigiani, agricoltori, cooperative suonano la sveglia a un esecutivo che non può ignorare le ragioni economiche nell’interesse del Paese, puntando amaggiore occupazione emaggiore crescita".
Una risposta, insomma, alla manovra e alla riduzione del Pil certificata dall’Istat? "Manifestazione di Torino e flessione del Pil sono entrambe una risposta alla manovra".
È possibile cambiare la manovra in corsa: come e in che direzione? "È possibile e doveroso cambiarla puntando sulla crescita, unico modo per raggiungere gli obiettivi dichiarati. Le nostre proposte sono note: intanto aprire cantieri e non chiuderli – motivo principale dell’iniziativa di lunedì – e poi pagare alle imprese i 65 miliardi dovuti dalla pubblica amministrazione, raddoppiare l’importo previsto dal fondo di garanzia per venire incontro alle esigenze di credito delle aziende, azzerare tasse e contributi sui premi di produzione per favorire lo scambio salario-produttività, abbassare il cuneo fiscale, avviare una grande stagione d’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro".
E rispetto al precedente governo? "Non vanno depotenziati strumenti che hanno avuto un impatto positivo come Industria 4.0 e il credito d’imposta nel Mezzogiorno. Ciò significa avere una visione di medio termine della manovra e un equilibrio tra il contratto di governo, ossia promesse agli elettori, e la crescita che è questione di interesse nazionale".
Perché la procedura d’infrazione sarebbe un boomerang per imprese e famiglie? "È evidente che l’Europa avvierà la proceduta d’infrazione e che il governo l’abbia già messo nel conto. Ma se l’esecutivo vuol provare che, nonostante lo sforamento, si crea crescita e occupazione non può non intervenire su quanto detto, anche perché gli effetti negativi sull’economia reale e gli eccessi verbali comporterebbero un aumento dello spread che significa un aumento del costo del credito per imprese e famiglie e per lo stesso governo, quando dovrà rifinanziare il suo debito".
Grandi e piccole opere: quale può essere l’impatto positivo dello sblocco? "Per restare sul caso della Tav l’investimento dell’Italia, circa 3 miliardi a cui se ne aggiungono circa altri 6 divisi tra Francia e Ue, attiverebbe 50mila posti di lavoro per un ammontare annuo di 900 milioni. Inoltre, ridurrebbe una quantità di smog pari a quella prodotta da una città di 300mila abitanti. Reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, i provvedimenti bandiera del governo, quotano 18 miliardi. Basterebbe rinviarne l’attuazione di due mesi per trovare le risorse che servono a completare l’opera, dotando il Paese di un capitale per le generazioni future. Senza contare che eviteremmo di pagare risarcimenti ai partner francesi per i fondi già investiti nell’opera".
Che cosa c’è oltre Torino? "Il numero e la qualità delle organizzazioni presenti testimonia che non si tratta di difendere interessi di categoria ma di agire per il bene del Paese, che può essere felice solo se in grado di crescere e di usare la crescita per ridurre le disuguaglianze e combattere la povertà, includendo giovani al lavoro e incrementando l’occupazione perché la politica del governo del Paese si misura dai risultati e non dagli obiettivi. Oltre Torino c’è l’aspettativa che prevalgano buon senso e pragmatismo e una maggiore coerenza nelle decisioni di politica economica".
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