Lunedì 7 Ottobre 2024

Il Pil italiano post covid cresce più di Francia e Germania

I dati Istat sulla crescita del Pil in Italia nell’era post covid: meglio di Francia, Spagna e Germania.

Roma, 7 ottobre 2024 – Il governo italiano lavora alla Manovra 2025 dovendo fare i conti con non molte risorse a disposizione. Si parla di spending review e di tassazione maggiorata per chi in questi anni ha incassato di più. In tale gioco di pesi e bilanciamenti della spesa molto pesano i dati, specie quelli forniti dalla revisione Istat delle serie annuali del Pil italiano, soprattutto per quanto riguarda la progressione in termini reali della nostra recente crescita economica. Da questo report emerge che, a seguito di un consistente innalzamento del valore del Pil nominale, il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia del 2023 migliora dal 137,1% (stima precedente al 134,6%). Traducendo questa affermazione in parole più semplici, si può dire che il rapporto debito/Pil dell’Italia sia rimasto praticamente invariato dal 2019 a oggi. Si tratta di un caso unico nei Paesi del G7, con l’Italia che nel post covid ha avuto una crescita maggiore di altre importanti economie come quella della Francia e della Germania.

L’Italia cresce più di Francia e Germania nel post covid

Proviamo a dare sostanza numerica a quanto in precedenza affermato. Nel 2021 e nel 2022 l’impatto delle revisioni sulla crescita del Pil italiano in volume è stato innalzato. Rispetto ai livelli pre 2019, nel 2022 il Pil italiano è cresciuto del +3,9%, molto più di quanto sia avvenuto in Francia (+1,5%), in Spagna (+0,8%) e in Germania (+0,8%).

Secondo diverse letture, questo scatto dell’Italia sarebbe un’eredità molto preziosa lasciata dal governo Draghi, visto che nel 2023, primo anno completo di insediamento del nuovo esecutivo Meloni, l’aumento del Pil italiano è stato decisamente più contenuto, ovvero un +0,7%.

Il dato al ribasso, tuttavia, non ha impedito all’Italia di mantenere la leadership in termini di crescita economica post pandemia tra i grandi Paesi dell’area dell’Euro. Rispetto al 2019, infatti, il Prodotto interno lordo nostrano nel 2023 è stato più alto del 4,6%, mentre in altri Paesi la situazione è stata diversa. In Spagna +3,6%, in Francia +2,4%, in Germania solo +0,5%. Proprio questi numeri permettono all’Italia di brillare e soprattutto di togliersi il fastidioso appellativo di fanalino di coda delle grandi economie mondiali destinata alla condanna della crescita dello “zero virgola”.

I settori maggiormente in crescita in Italia

A quanto fin qui detto si aggiunge un dato molto significativo legato ai settori che maggiormente hanno contribuito alla crescita del Pil dell’Italia nell’ultimo quadriennio. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, la forte ripresa dell’economia nostrana non è stata dovuta soltanto all’esplosione dell’edilizia stimolata dai vari bonus e superbonus, ma anche da altri da comparti. Secondo le nuove stime Istat alla crescita rispetto al 2019 hanno contribuito anche:

  • il commercio, aumentato dell’8,6%;
  • i servizi di alloggio e ristorazione, con un più 5,3%;
  • le attività professionali scientifiche e tecniche, salto in avanti del 25,3%;
  • i servizi di informazione e comunicazione, più 17,6 per cento;
  • la manifattura che, nonostante la frenata del 2023, resta ancora con un più 1,5% rispetto ai livelli del 2019.

Per quanto concerne la domanda, gli investimenti in macchinari sono aumentati in Italia dell’11,8% rispetto al 2019, mentre le esportazioni segnano un più 9%. Questi dati assumono particolare valore soprattutto se rapportati al forte declino demografico del Paese e, di conseguenza, del numero potenziale di consumatori. Altrove tali dati crescono più che in Italia. In ultimo, non certo per importanza, in Italia il Pil procapite è cresciuto del 5,9% negli ultimi quattro anni, ovvero sei volte in più rispetto a quanto avvenuto in Francia, Spagna e Germania. In quest’ultimo caso il valore è addirittura arretrato.

Il record di occupazione in Italia

La crescita dei suddetti settori ha portato anche all’aumento dell’occupazione in Italia che, ad agosto 2024 ha toccato un nuovo record. Nel Paese 24 milioni e 80mila persone lavorano, stando al sondaggio realizzato sempre dall’Istat che, già dal 2021, aveva evidenziato una crescita occupazionale in Italia. A questi buoni dati, tuttavia, si affiancano i risultati ancora non soddisfacenti legati all’occupazione femminile (molto bassa rispetto alla media europea) e al tasso di inattività, cioè chi non ha un lavoro e non lo cerca, in aumento soprattutto tra gli under 35.

Ad agosto 2024 gli occupati in Italia erano 45mila in più rispetto al mese precedente e ben 494mila in più rispetto allo stesso mese del 2023. Questi numeri hanno portato il tasso di occupazione al 62,3%, uno 0,8% in più rispetto a un anno fa, anche se il livello resta ancora molto basso rispetto a quanto si verifica in altri Paesi europei.

Ma come è migliorato il livello di occupazione in Italia nel 2024? Ad agosto di quest’anno, rispetto al 2023, sono aumentati sia i contratti a tempo indeterminato, per un totale di 16,1 milioni, che gli autonomi, 5,1 milioni in più. A scendere sono invece i contratti a termine, che ammontano a 2,8 milioni.

Il confronto dell’occupazione con il pre covid

Visto il focus discusso della crescita del Pil dell’Italia rispetto alla pre pandemia da covid, è utile analizzare anche come sia cambiata l’occupazione oggi rispetto a 5 anni fa nel Paese. Dai dati Istat sull’occupazione di agosto 2024 emerge che, rispetto al 2019, c’è stata una netta crescita del numero assoluto di persone che hanno un lavoro. Il trend di aumento iniziato nel 2021, come detto, non ha mai conosciuto crisi nel corso di questi anni, confermandosi nel passaggio delle politiche di governo che ci sono state, dal Conte bis a Draghi per arrivare a Giorgia Meloni. Prima della pandemia del 2019 il numero totale di persone occupate in Italia era pari 23,1 milioni, oggi è a 24 milioni e 80mila, con il dato attuale che assume ancora più importanza se si guarda alla perdita occupazionale che la pandemia stessa aveva generato. Il numero di lavoratori in Italia era infatti sceso a 22 milioni di persone, con circa un milione di lavoratori in meno nel giro di poche settimane. Poi la ripresa che, dopo qualche colpo di assestamento, ha portato il dato a crescere sempre di più.