Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Pil Italia, la Ue taglia ancora le stime: +0,1% nel 2019

Il nostro Paese fanalino di coda dell'Unione per crescita, investimenti e occupazione. L'allarme: "Rischio deficit al 3,5% nel 2020". Moscovici: "Giudizio sui conti a giugno"

Il commissario europeo Pierre Moscovici (Ansa)

Il commissario europeo Pierre Moscovici (Ansa)

Bruxelles, 7 maggio 2019 - Nuovo taglio delle stime di crescita dell'Italia da parte della Commissione europea: il Pil salirà dello 0,1% nel 2019 e dello 0,7% nel 2020. Cifre al ribasso rispetto alle stime di febbraio che parlavano, rispettivamente, di +0,2% e +0,8%. Numeri più bassi anche rispetto alle stime del governo, che nel Def ha indicato una crescita sempre dello 0,2% per quest'anno. Secondo Bruxelles, invece, a crescere sarà il deficit: al 2,5% del Pil nel 2019 e, in assenza di interventi, al 3,5% nel 2020. Anche in questo caso le stime del governo erano più ottimiste: il rapporto deficit/Pil è previsto al 2,4% per l'anno in corso. La Commissione ritiene che "il disavanzo delle amministrazioni pubbliche è atteso in aumento al 2,5% "principalmente a causa del rallentamento della crescita economica", mentre - precisa - l'aumento per il 2020 non tiene conto delle clausole di salvaguardia relative all'aumento delle aliquote Iva.

CRESCITA, INVETIMENTI, OCCUPAZIONE - Il nostro Paese si conferma così fanalino di coda nell'Unione (più bassi anche i numeri per il 2018: 0,9% contro 1%). "La debolezza", frutto della "contrazione" dello scorso semestre, "lascerà il passo a una tenue ripresa", scrive Bruxelles. I consumi dovrebbero essere aiutati dal reddito di cittadinanza, ma il "mercato del lavoro che si deteriora" danneggerà la spesa dei consumatori che tenderanno a risparmiare, aggiunge. Secondo Bruxelles, nel 2020, "che ha due giorni lavorativi in più, si prevede che il Pil reale si espanda allo 0,7%". Il nostro poi è l'unico Paese Ue dove gli investimenti sono negativi: -0,3% sull'anno precedente. Anche se risalgono nel 2020, l'Italia resta comunque ultima con un aumento di 0,9% mentre la media della zona euro è di 2,3%.

Anche l'occupazione è negativa nel 2019 (-0,1%), unico segno meno in Ue. "È improbabile che il mercato del lavoro sfuggirà all'impatto dell'economia stagnante, come indicano le sommesse aspettative di impiego delle imprese - scrive ancora la Commissione Ue -. Ci si aspetta che la crescita dell'occupazione si arresterà nel 2019", mentre la disoccupazione sale all'11% "visto che è probabile che il reddito di cittadinanza indurrà più persone a iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi a essere contate come forza lavoro".

Lo scenario di previsione, precisa la Commissione, è basato su un presupposto di politiche invariate e non incorpora gli effetti degli aumenti delle imposte indirette previsti per il 2020 nei piani del governo. L'Italia potrebbe infatti essere costretta a realizzare una manovra da circa 30 miliardi con la prossima legge di bilancio, secondo i dati pubblicati oggi dalla Commissione nelle sue previsioni economiche di primavera. Sulla base delle regole del Patto di Stabilità e Crescita, il prossimo anno l'Italia dovrebbe realizzare ridurre il deficit strutturale - il deficit al netto del ciclo e delle una tantum - di almeno lo 0,6% di Pil, mentre le previsioni della Commissione indicano un peggioramento del 1,2% di Pil. Lo scostamento per il 2020 sarebbe dunque del 1,8% di Pil, pari a circa 30 miliardi di euro. Le previsioni della Commissione tuttavia non includono l'aumento di Iva e accise previsto dalle clausole di salvaguardia per il 2020, perché il governo ha già annunciato la sua intenzione di cancellarle.

MOSCOVICI - La crescita italiana è "molto contenuta" e ha "incidenza su conti. Ma non è oggi che parleremo del rispetto" del Patto di stabilità, ha commentato il commissario europeo Pierre Moscovici. "Bisognerà tornarci su, ma la Commissione valuterà la conformità col Patto nel pacchetto di primavera pubblicato a giugno, e terremo conto anche dei risultati 2018 così come il programma di riforme presentato il mese scorso". Bruxelles ha "avviato colloqui con il governo, e in particolare con il ministro dell'economia, perché è importante, prima di avere una valutazione, avere una visione comune".

RALLENTA L'EUROZONA - Guardando ai principali Paesi dell'eurozona, la crescita della Francia è vista a +1,3% nel 2019 e del +1,5% nel 2020, quella della Germania rispettivamente del +0,5% e del +1,5% e quella della Spagna del +2,1% e del +1,9%. Le condizioni del mercato del lavoro nell'area dell'euro hanno continuato a migliorare, nonostante il rallentamento della crescita verso la fine del 2018. Per quanto riguarda la zona euro, il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 7,7% nel 2019 e al 7,3% nel 2020, un livello inferiore rispetto a prima dell'inizio della crisi nel 2007. L'inflazione della zona euro (indice armonizzato dei prezzi al consumo) dovrebbe attestarsi all'1,4% sia nel 2019 che nel 2020. Il rapporto debito/Pil aggregato della zona euro dovrebbe scendere dall'87,1% nel 2018 all'85,8% nel 2019 e all'84,3% nel 2020. Il disavanzo pubblico aggregato la zona euro dovrebbe aumentare passando dallo 0,5% del Pil nel 2018 allo 0,9% nel 2019, per poi rimanere invariato nel 2020, nell'ipotesi di politiche invariate.

LA REPLICA DEL GOVERNO - La replica del governo italiano non si è fatta attendere, mentre la Borsa ha immediatamente virato verso il rosso per poi chiudere in calo. A rispondere è stato il vice ministro dell'Economia, Massimo Garavaglia, che bolla le stime come "campagna elettorale". "Sono dati sbagliati  perché un +0,1% quest'anno" di crescita del Pil, ha spiegato a Radio Radicale, "è un dato sicuramente non verificabile, perché già con un +0,2% del primo trimestre si arriva al +0,4% nell'anno. Se sbagli la previsione del Pil, tutto il resto va di conseguenza e quindi è sbagliata anche la previsione del deficit". "E' verissimo" che siamo ultimi nell'Unione europea in quanto a stime per gli investimenti, ha sottolineato poi. "Noi abbiamo una atavica incapacità di fare spesa per investimento che è stata enormemente esasperata da quella follia del codice degli appalti. Averci messo mano - ha osservato ancora - ha già dato i primi risultati tant'è che i Comuni nel primo bimestre hanno fatto un +22% di spesa di investimento. E' bastato liberare la spesa dell'avanzo e alzare le soglie minime degli appalti. Quindi, proseguendo su questa via anche l'atavica incapacità di fare spesa di investimento verrà superata".