Roma, 5 febbraio 2025 – Il Prodotto interno lordo (Pil) non è l’unico indicatore dello stato di salute di un Paese e non è detto che la ricchezza sia direttamente correlata al benessere dei cittadini. Lo dimostrano i dati del rapporto sulla misura del benessere sostenibile e inclusivo per i Paesi europei e l'Unione nel suo complesso sul periodo 2011-2022. Svezia, Finlandia, Danimarca dominano gli indicatori di benessere e sostenibilità, mentre i Paesi dell’Est e del Sud Europa mostrano maggiori fragilità. Estonia e Slovacchia emergono come esempi di paesi con un alto benessere nonostante un Pil più basso, mentre la Grecia è lo Stato con le maggiori difficoltà in quasi tutti gli indicatori. La correlazione tra Pil e benessere esiste, ma vi sono eccezioni, con paesi a basso reddito che dimostrano una qualità della vita più elevata. In questo scenario l'Italia si trova in una posizione leggermente inferiore alla media Ue: i passi avanti sono ancora pochi e il Paese rischia di avere uno sviluppo ‘frenato’ nel prossimo futuro.
Un approccio innovativo per misurare il benessere
Il rapporto, curato tra gli altri anche dall’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e professore Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, illustra i risultati del progetto di ricerca condotto negli ultimi due anni al Joint Research Centre della Commissione europea, coinvolgendo tutti i servizi di quest'ultima. Nel rapporto si trovano anche i dati per l'Italia riferiti agli ultimi dieci anni. “Vi sono due novità importanti in questo lavoro”, spiega a QN Giovannini. “La prima - prosegue - è che si tratta del frutto di un lavoro condiviso dai diversi servizi della Commissione, un’operazione non semplice. Il secondo elemento innovativo riguarda la metodologia e gli indici utilizzati, che consente di connettere il benessere di oggi e quello del futuro, analizzando gli elementi (inclusività, istituzioni, resilienza agli shock, ambiente, ecc.) da cui quest’ultimo dipende”. Per Giovannini si tratta quindi di “un approccio innovativo, che consente di leggere le diverse componenti dell’oggi e del domani e stimolare, speriamo, la politica ad affrontare tempestivamente le carenze o i ritardi che i dati mostrano”.
In Italia segnali positivi, ma non basta
L'Italia si posiziona leggermente al di sotto della media Ue per benessere sostenibile e inclusivo, con punti di forza ma anche significative criticità. Secondo il Synthetic Index of Wellbeing and Sustainability (SIWB), il paese registra un miglioramento nel benessere attuale, grazie a una maggiore fiducia nelle istituzioni (+8% rispetto al 2011) e a una crescita nei contatti sociali tra cittadini. Tuttavia, persistono fragilità nel mercato del lavoro: il tasso di occupazione giovanile è inferiore alla media Ue, e la partecipazione femminile al lavoro rimane tra le più basse d'Europa. Anche la qualità istituzionale è un fattore critico, con l'Italia che si colloca nella parte più bassa della classifica europea per efficienza del governo e regolamentazione. Sul fronte ambientale, il paese mostra progressi nella transizione energetica, con un aumento della quota di energie rinnovabili nel consumo energetico totale, ma resta indietro rispetto ai leader europei in termini di economia circolare e riduzione delle emissioni di gas serra.
Trend futuri e sfide per l'Italia
Negli ultimi dieci anni, l'Italia ha mostrato miglioramenti in alcuni ambiti chiave del benessere sostenibile e inclusivo, ma il suo progresso è stato più lento rispetto ad altri paesi Ue. La resilienza sociale è cresciuta, con una maggiore capacità di reazione alle crisi economiche e sanitarie, ma le disuguaglianze di reddito e di genere restano elevate. Il tasso di povertà relativa è rimasto stabile, ma la vulnerabilità economica delle famiglie italiane è superiore alla media europea, con un 24,4% della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale. A livello educativo, i risultati nei test PISA mostrano un calo delle competenze in matematica e lettura, indicando la necessità di maggiori investimenti nell'istruzione. Anche la qualità istituzionale risulta un fattore critico: l'Italia si colloca nella parte più bassa della classifica europea per efficacia del governo e regolamentazione, limitando la capacità di implementare riforme strutturali. Tuttavia, alcuni segnali positivi emergono dalla maggiore attenzione alle politiche di sostenibilità e al miglioramento della resilienza sociale.
Gli spunti per il benessere del futuro
Il rapporto offre spunti di riflessione fondamentali per il futuro delle politiche europee. "Quello che stiamo facendo dopo la pubblicazione di questi risultati è da un lato applicare, per quanto possibile, lo stesso approccio agli Usa e ad altri grandi Paesi, ove possibile”, evidenzia Giovannini. Un altro punto rilevante “è produrre stime per gli anni più ravvicinati, migliorare quindi la tempestività dei dati" e coinvolgere i vari servizi della Commissione affinché "leggano questi dati e verifichino se consentono una migliore interpretazione di quello che succede nei singoli Paesi al di là del Pil, cosa che, ovviamente, non poteva essere fatta dal piccolo team di ricerca che ho coordinato nel corso degli ultimi due anni”. Giovannini sottolinea anche la necessità di un lavoro congiunto a livello europeo: "Ricordo che Ursula von der Leyen anche per questa seconda Commissione ha indicato nelle lettere di missione dei singoli commissari come centrale il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. È quindi importante realizzare una piena coerenza delle politiche che porti un miglioramento delle diverse componenti del benessere sostenibile e inclusivo". Infine, un elemento centrale per Giovannini è la possibilità di "capire come i modelli econometrici disponibili possano essere usati per stimare l’impatto di determinate politiche sul benessere sostenibile e inclusivo, e non solo sul Pil o sull’occupazione”. Questo approccio, secondo l’ex ministro, "può essere davvero di aiuto per costruire migliori politiche” per il proprio sviluppo futuro. "Abbiamo ancora un po’ di lavoro di ricerca da fare", conclude, ma la direzione tracciata dal rapporto sembra offrire una nuova prospettiva per migliorare il benessere in Europa.