Martedì 12 Novembre 2024

Petrolio oltre i 90 dollari al barile. Gli esperti: “La benzina schizzerà sopra 2 euro al self service”

Russia e Arabia Saudita hanno annunciato nuovi tagli alla produzione. Il Brant è salito a livelli mai raggiunti nel 2023. Resta l’incognita recessione

Roma, 5 settembre 2023 – I tagli alla produzione e alle esportazioni annunciati da Arabia Saudita e Russia mettono le ali ai prezzi del petrolio con il Brent che per la prima volta quest'anno supera quota 90 dollari al barile, con un rialzo che negli ultimi 10 giorni tocca circa il 9%.

Prezzo del petrolio in rialzo a 83,85 dollari
Prezzo del petrolio in rialzo a 83,85 dollari

Andamento al rialzo anche per il Wti con i futures che hanno superato quota 87 dollari per poi ridiscendere intorno a 86,70. Sul greggio pesa in particolare l'annuncio di Riad sul prolungamento fino a fine anno del taglio volontario alla produzione di un milione di barili al giorno.

La decisione della Russia

La Russia mantiene la riduzione delle sue esportazioni di petrolio di 300 mila barili al giorno fino alla fine del 2023. Ad annunciarlo, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa russa Tass, è il vice primo ministro russo, Alexandre Novak sottolineando che la decisione "punta a rafforzare le misure precauzionali adottate dai paesi dell'Opec+ (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) al fine di mantenere la stabilità e l'equilibrio dei mercati petroliferi".

A marzo, la Russia ha iniziato una riduzione volontaria della produzione di petrolio di 500 mila barili al giorno rispetto ai valori medi di febbraio.

L’Opec

Questa riduzione è stata prorogata più volte, prima fino a giugno compreso, poi fino alla fine del 2023. E dopo la riunione dell'Opec+, che si è svolta il 4 giugno a Vienna, la decisione di ridurre volontariamente la produzione è stata prorogata fino alla fine del 2024. Ad agosto, la Federazione Russa ha iniziato a ridurre le forniture di petrolio al mercato mondiale di altri 500 mila barili al giorno oltre agli obblighi di ridurre la produzione, e a settembre ha iniziato a ridurre le forniture di 300 mila barili al giorno. Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha dichiarato la scorsa settimana che la Russia ha concordato con i paesi dell'Opec+ nuovi parametri per ridurre le forniture di petrolio russo ai mercati esteri.

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Le decisioni dell’Arabia

La produzione saudita di ottobre, novembre e dicembre sarà così di circa 9 milioni di barili al giorno. Dal ministero hanno inoltre ricordato che questo taglio si aggiunge alla sforbiciata volontaria annunciata ad aprile, che si estenderà fino alla fine del 2024. Gli annunci di Riad e Mosca hanno subito messo il turbo al prezzo del petrolio, complice anche un rafforzamento del dollaro, salito di circa 2 punti percentuali, col Wti texano schizzato a 87,6 dollari al barile e il Brent europeo ben oltre i 90 dollari, una soglia mai raggiunta nel 2023.

Gli effetti sulla benzina

Dal 12 giugno, minimo dell'anno a circa 70 dollari, il greggio di riferimento del Vecchio Continente ha fatto un balzo di quasi il 30%. Un exploit che si è fatto sentire sui costi del pieno. La verde in Italia ha toccato i 2,028 euro al litro, mentre la media della scorsa settimana - in base alla consueta rilevazione dell'osservatorio Mase - è di 1,954 euro.

Con questo nuovo rialzo del petrolio, secondo diversi analisti, la verde potrebbe sfondare i 2 euro anche fuori dall'autostrada in modalità self, livello che non si vede da oltre un anno e mezzo dopo l'invasione russa dell'Ucraina. La corsa del greggio avrà ripercussioni anche sull'inflazione, poiché gran parte delle merci transitano su strada, tuttavia i venti di recessione europei potrebbero raffreddare nelle prossime settimane le quotazioni del Brent.

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L’incognita recessione nell’Eurozona

I prezzi alla produzione della zona euro sono scesi per il settimo mese consecutivo a luglio. Eurostat ha detto che i prezzi alla produzione dei 20 stati membri della zona euro sono scesi dello 0,5% a luglio su base mensile e del 7,6% su base annua. Gli economisti intervistati da Reuters avevano previsto un calo mensile dello 0,6% e una contrazione del 7,6% su base annua. In Italia il settore dei servizi si è ridotto in agosto, pur in modo frazionale, per la prima volta quest'anno. L'indice Hcob Purchasing Managers' Index (Pmi) per i servizi italiani si è attestato a 49,8 punti, da 51,5 del mese precedente. Il dato scende al di sotto del livello di 50 punti che separa la crescita dalla contrazione. Il risultato è stato inferiore alle attese di 50,2. In Germania, l'attività nel settore dei servizi si è contratta ad agosto per la prima volta nel 2023. L'indice finale dei servizi Hcob dei responsabili degli acquisti (Pmi) è sceso a 47,3 punti in agosto da 52,3 in luglio, scivolando sotto il livello di 50 punti che separa la crescita dalla contrazione.

Recessione alle porte e prezzi ancora su ricordano la stagflazione degli anni '70: l'inflazione era esplosa per uno choc energetico (all'epoca era colpa il petrolio, oggi delle conseguenze dell'invasione russa in Ucraina), poi ci fu un calo seguito da una seconda ondata di rincari (negli ultimi 3 mesi i prezzi del petrolio sono aumentati del 31% circa) accompagnata da una crisi dell'economia decimata da riduzione consumi e crisi aziendali. Ecco, dall'indagine della Bce di luglio sulle aspettative dei consumatori emerge che le stime di crescita economica per i prossimi 12 mesi sono state leggermente più negative, attestandosi al -0,7%, rispetto al -0,6% di giugno.