Mercoledì 13 Novembre 2024
MICHELA SACCHETTI
Economia

Peroni diventa marchio storico di interesse nazionale: cos’è e come si ottiene

Sono molteplici i marchi in Italia che hanno un'importante tradizione alle spalle, tali da essere un vanto per il nostro Paese, anche all'estero. Vi è, tuttavia, un apposito Registro dove si può far richiesta di accedere, a tutela della proprietà industriale e delle eccellenze italiane.

Birra Peroni, manifesto storico (Ansa)

Birra Peroni, manifesto storico (Ansa)

Roma, 13 novembre 2024 – Birra Peroni, con i suoi due brand Peroni e Peroni Nastro Azzurro, sono diventati "marchi storici di interesse nazionale", entrando a far parte dell’omonimo registro del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Questo speciale registro, nato nel 2019, è un vero e proprio “club” che riunisce i marchi d’impresa registrati, o per i quali sia possibile dimostrare l'uso continuativo da almeno cinquanta anni, e tutela la proprietà industriale delle aziende storiche e delle eccellenze italiane.

Commentando l’inserimento dell’azienda tra i marchi storici di interesse nazionale, Federico Sannella, direttore Corporate Affairs di Birra Peroni, ha dichiarato: "Dà ulteriore valore, storico, culturale e sociale, a quello che abbiamo fatto in oltre 175 anni di storia. In particolare, con Peroni Nastro Azzurro rappresentiamo con orgoglio il Made in Italy nel mondo portando ovunque il gusto e il saper fare italiano oltre ad una tradizione fatta di passione e amore per quello che facciamo. Una tradizione che affonda le radici nella capacità di guardare costantemente al futuro per non smettere mai di innovare l’azienda e i suoi prodotti e di conseguenza continuare a soddisfare le esigenze dei consumatori".

Cos’è un marchio storico e come si ottiene

Dal 2019 è stato istituito, all'interno dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, il Registro dei Marchi Storici di Interesse Nazionale, presso il quale possono essere iscritti quei marchi usati per la commercializzazione di prodotti o servizi realizzati da un’impresa produttiva nazionale di eccellenza, storicamente collegata al territorio nazionale, negli ultimi cinquant’anni. Nello specifico sono iscritti nel Registro: i marchi registrati (e rinnovati) da più di cinquant’anni e i segni distintivi che, pur non essendo registrati sono stati utilizzati da almeno cinquant’anni, e di cui sia possibile dimostrarne l’uso continuativo Per ottenere il marchio storico si procede dapprima con la richiesta, da presentarsi all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Una volta accolta sarà consentito l’utilizzo del logo del "Marchio Storico", istituito appositamente per promuovere le attività che hanno accompagnato la crescita dell’imprenditoria italiana nell’ultimo cinquantennio. L’iscrizione al Registro dei Marchi Storici di Interesse Nazionale prevede la presentazione di una istanza all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, che, a seguito di un’istruttoria della durata massima di 180 giorni, concede l’iscrizione del marchio nell’apposito registro e autorizza all’uso del "Marchio storico". All’impresa non è conferito nessun diritto di esclusiva ma solo un uso prolungato dello stesso, accompagnato al logo risalente a oltre cinquant’anni fa. L’iscrizione non dovrà essere rinnovata e potrà essere richiesta la cancellazione in qualsiasi momento.

I vantaggi e gli svantaggi dell’avere un marchio storico

Il marchio storico di interesse nazionale è un’istituzione che riconosce e promuove l’attività di società italiane che operano sul territorio da oltre cinquant’anni. La sua funzione è quella di permettere ai titolari l’utilizzo del marchio per finalità commerciali e promozionali, con una procedura piuttosto rapida (meno di 6 mesi).

Inizialmente pensato per supportare le aziende storiche italiane, che rinunciano alla delocalizzazione all’estero, e per salvaguardare l’occupazione, questo strumento permette di accedere al Fondo Salvaguardia Imprese del MISE. Dalla registrazione del marchio storico, tuttavia, derivano molteplici vantaggi: l’utilizzo del logo "marchio storico" per contraddistinguere i propri prodotti sul mercato, che dovrebbe essere garanzia di attrazione da parte del consumatore; la possibilità per le PMI, proprietarie o licenziatarie del marchio storico, di poter accedere agli stanziamenti del "Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese" per progetti di valorizzazione del proprio marchio (previsto dall’articolo 2, lett. a, comma 100, della L. 23/12/1996, n. 662); e la possibilità per qualsiasi impresa titolare o licenziataria, esclusiva di un "marchio storico" registrato, di usufruire delle risorse del "Fondo per la tutela dei marchi storici di interesse nazionale", per intervenire nei casi di chiusura del sito produttivo di origine, di cessazione dell'attività e di delocalizzazione al di fuori del territorio nazionale. Esistono anche degli svantaggi, quali l’obbligo, per il titolare o licenziatario esclusivo, di informare immediatamente il MISE della possibile cessione/chiusura/delocalizzazione; l’obbligo, per il titolare o licenziatario esclusivo, di comunicare al MISE una relazione che evidenzi, nel caso in cui non siano state accettate delle proposte di acquisto, le ragioni che hanno portato alla non accoglienza delle proposte; l’obbligo, per il titolare o licenziatario esclusivo, di fornire determinate informazioni riguardo al progetto di chiusura o delocalizzazione dello stabilimento e nello specifico i motivi economici, finanziari o tecnici, le azioni tese a ridurre gli impatti occupazionali quali incentivi, prepensionamenti o ricollocazioni di dipendenti, le azioni che si intende intraprendere per trovare nuovi acquirenti e l’obbligo per il titolare o licenziatario esclusivo, in caso di mancato acquisto, di avviare una collaborazione con il MISE per individuare attività sostitutive per la reindustrializzazione e l’utilizzo del marchio storico atte a salvaguardare occupazione e prosecuzione dell’attività produttiva sul territorio nazionale; la subordinazione del titolare o licenziatario esclusivo alla valutazione del MISE in merito all’assegnazione di stanziamenti dal Fondo; e l’esistenza della sanzione amministrativa pecuniaria per la violazione dell’obbligo informativo, nei confronti del titolare dell'impresa (da 5.000 a 50.000 euro).

Quali sono i più celebri marchi storici italiani

Sono tanti i marchi, da quelli del vino all’agroalimentare, abbigliamento e cura della persona, arredamento e auto, che rientrano nel "Registro dei marchi storici di interesse nazionale", introdotto con il c.d. Decreto Crescita di aprile 2019, che ne ha definito le modalità, e operativo dal 16 aprile 2020. Tante le aziende che hanno puntato sulla conservazione e salvaguardia del loro brand storico nel corso del tempo, operanti nei settori della moda, alimentare, editoria, cosmesi e automobilistico. Hanno risposto all’appello del Registro brand noti come: Sasso e Carli per l’olio d’oliva, Saila e Sperlari per i dolci, Antinori e Ferrari per i vini e gli spumanti, Benetton e Rifle per la moda, Palmieri e Felce Azzurra per prodotti cosmetici. Tra gli altri marchi che hanno fatto e continuano a fare la storia de nostro Paese i più importanti sono: Ferrarelle, che lo scorso anno ha celebrato i suoi 130 anni di storia del marchio, Algida, nato nell’immediato dopoguerra con il Cremino, Amarena Fabbri “considerata una delle eccellenze che contribuiscono a fare grande il nostro Paese”, secondo l'amministratore delegato di Fabbri 1905, Nicola Fabbri, Proraso e Marvis, di proprietà dell’azienda fiorentina Ludovico Martelli Spa e Felce Azzurra di Paglieri, il cui successo ha avuto inizio nel 1923, quando Luigi Paglieri e il figlio Lodovico crearono ad Alessandria l’Acqua di Colonia Felce Azzurra. E ancora Bio Presto, lanciato nel 1968 e acquisito nel 2004 da Henkel, San Carlo, tra i brand italiani che hanno fatto la storia della pubblicità, del costume, della televisione e dei consumi, insieme a Bauli, icona nella pasticceria industriale e nei dolci da forno, fondata a Verona nel 1922 e focalizzata sulla ricetta tradizionale del Pandoro, Motta, nata nel 1919 quando il giovane Angelo Motta, all’interno di un laboratorio artigianale, inventa il Panettone, Aia, Negroni e il marchio Wudy, che ha portato sulle tavole degli italiani un wurstel avicolo, contro la tradizione che lo vuole realizzato di carni suine.