Martedì 12 Novembre 2024
MICHELE ZACCARDI
Economia

Perché il diesel cresce più della benzina. Le accise non c'entrano

E dal 5 gennaio, con il bando Ue suo prodotti raffinati dalla Russia, la situazione potrebbe peggiorare

Ormai è assodato: il diesel costa più della benzina. Basta vedere i dati del Mise aggiornati al 9 gennaio. Mentre la verde nella settimana terminata domenica scorsa costava in media 1,812 euro al litro, il gasolio per auto è arrivato a 1,868 euro. Del resto, sono anni che il prezzo del diesel cresce costantemente.

Sciopero dei benzinai il 25-26 gennaio: orari e info utili. "Basta fango"

La corsa di diesel e benzina
La corsa di diesel e benzina

Secondo un’analisi del Centro Studi Divulga su dati della Commissione Ue, rispetto a gennaio 2020, dunque prima dello scoppio della pandemia, il prezzo del gasolio al netto delle tasse ha registrato un incremento del 95%. Da gennaio 2022, invece, mese precedente lo scoppio della guerra in Ucraina, il suo prezzo è aumentato del 72%.

Le accise, però, non c’entrano. Anzi, quelle sulla benzina sono addirittura più alte: 72,8 centesimi al litro contro i 61,7. E allora da cosa dipende il maggior prezzo del diesel? Innanzitutto dal suo utilizzo. Mentre la benzina serve soprattutto come carburante per le auto private, e ha quindi un consumo che oscilla durante l’anno, il gasolio viene usato per fare viaggiare camion, cargo e i mezzi del trasporto pubblico, con la conseguenza che la sua domanda è più stabile.

Inoltre, viene utilizzato anche per il riscaldamento e per la produzione dell’energia elettrica. Un altro fattore è rappresentato dal fatto che, siccome il gasolio è adoperato per svolgere numerose attività produttive, il suo costo risente dell’andamento dell’economia. In altre parole, il prezzo del diesel è influenzato anche dalle dinamiche internazionali (almeno più di quanto accada per la benzina). E negli ultimi due anni, la maggiore domanda mondiale innescata dalla ripresa post Covid è andata a braccetto con una minore disponibilità di gasolio a livello mondiale, causata da una riduzione (strutturale) della capacità di raffinazione.

Così, già verso la fine del 2021, le quotazioni del gasolio hanno cominciato a salire, dinamica che è stata esacerbata dalla guerra in Ucraina. Infine, l’incremento dei prezzi del gas che si è registrato nell’ultimo anno ha spinto molte attività industriali che prima ricorrevano al metano a consumare molto più gasolio.

Rischio nuovi aumenti

Insomma, i fattori all’opera sono molteplici. E questo senza contare il fatto, a partire dal 5 febbraio, le sanzioni Ue metteranno al bando i prodotti raffinati, quindi diesel e benzina, prodotti in Russia, uno dei più grandi raffinatori a livello mondiale. Il che contribuirà ad assottigliare l’offerta di gasolio sui mercati internazionali. In tale contesto, l’Italia si trova più esposta di altri Stati.

Il nostro Paese, infatti, è tra quelli che ricorrono di più al trasporto su gomma: l’88% delle merci movimentate, contro il 77% della media Ue. La conseguenza è che i rincari rischiano di trasmettersi per tutta la filiera giù giù fino al consumatore finale, con un impatto sui prezzi de beni e quindi dell’inflazione. Ma a venire colpite non saranno solo le merci.

Trasporti nel mirino

Anche il trasporto di passeggeri rischia di subire dei rincari notevoli. L’allarme è stato lanciato dalle associazioni Agens, Anav e Asstra che rappresentano un settore che conta circa 6 mila imprese diffuse su tutto il territorio nazionale, con oltre 110 mila addetti e 70mila autobus. “Il prezzo del gasolio fuori controllo” si legge in una nota, “rischia di avere un impatto dirompente sui servizi erogati dalle società di trasporto passeggeri con autobus, sia Tpl (trasporto pubblico locale, ndr) che trasporto di noleggio e linea non soggetto ad obblighi di servizio pubblico. La reazione del mercato alla mancata proroga al 2023 del taglio delle accise sul gasolio è andata ben oltre il mero recupero dei 15 centesimi a litro di risparmio fiscale sinora assicurato dagli interventi del Governo. Il prezzo è fuori controllo con picchi che superano i 2 euro per litro, insostenibili per un settore come quello del trasporto passeggeri che dispone di una flotta autobus alimentata per oltre il 90% dal gasolio che, non a caso, rappresenta la principale voce di costo dopo quella per il personale”.