Roma, 17 aprile 2024 – Anche il 2025 non sarà l’anno di Quota 41, la soluzione per le uscite anticipate dal lavoro, cavallo di battaglia della Lega, che in ipotesi prevede la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.
Quota 41, cosa dice il Def
A rendere di fatto impossibile arrivare a introdurre questo meccanismo, per paradosso, sono i numeri impietosi del Documento di economia e finanza, approvato la settimana scorsa, e firmato dal ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti.
Poche speranze anche per Quota 103
Ora, è vero che si tratta, come si dice in gergo, di un Documento tendenziale, che non tiene conto dei programmi del governo che si potranno comprendere solo da settembre quando si passerà al Def programmatico, ma le cifre presenti nel quadro dei numeri lasciano intravedere margini esauriti non solo per Quota 100, ma anche per le altre formule attualmente in vigore: da Quota 103 all’Ape sociale, a quel che rimane di Opzione Donna.
La spesa previdenziale
Cresciuta del 7,4% nel 2023, il Def stima una spesa previdenziale nel 2024 in salita del 5,8%, per effetto dei costi dell’indicizzazione all’inflazione degli assegni. Non basta. Le previsioni del Def “tendenziale” indicano quota 345,7 miliardi nel 2025 (+2,4%), 356,3 miliardi nel 2026 (+3,1%) e 368,1 miliardi nel 2027 (+3,3%), quando il peso delle pensioni sul Pil dovrebbe essere del 15,5%. E non è finita. La Ragioneria generale dello Stato, in un focus inserito nel Def, conferma che dal 2029 in avanti "il rapporto tra spesa e Pil riprende ad aumentare fino a raggiungere il 17% nel 2040”.
Si ritorna alla Fornero?
Un quadro previsionale definito “a legislazione vigente”, come si legge nel documento. Il che significa che si mette in conto che le deroghe alla legge sono garantite solo per il 2024 e che, senza nuovi interventi in legge di bilancio, da gennaio 2025 torneranno le vecchie regole. Come dire che la crescita continua della spesa fino al 2040 ci sarà anche con il ritorno alla legge Fornero.
Conti in equilibrio
Nel documento si legge, infatti, che la transizione demografica che attraverserà il Paese potrà “solo parzialmente essere compensata dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento”. Non si prevede che ulteriori pensionamenti anticipati possano incidere sul bilancio dello Stato, ma anzi che l’innalzamento dell’età pensionabile non sarà sufficiente a sostenere gli squilibri.
Riforma difficile
Con questi numeri e questi trend appare largamente improbabile che il governo possa mettere mano all’attesa nuova riforma organica delle pensioni nei prossimi mesi, ma anche che possa ipotizzare l’introduzione di Quota 41 per il 2024. Anzi, come anticipato, è verosimile che si andrà a un esaurimento anche delle altre soluzioni di uscita flessibile e anticipata. Con quale risultato, è presto detto: il ritorno alla legge Fornero nella sua integralità e, dunque, uscite solo a 67 anni per la pensione di vecchiaia e con 42, 43 anni e dieci mesi per i pensionamenti anticipati per uomini e donne.