Un intervento che secondo le stime di Stefano Patriarca, della società di ricerche Tabula, potrebbe costare nel 2019 fino a 13 miliardi al lordo delle tasse (9 netti) e a regime 20 miliardi all’anno, anche se nella previsione si ipotizza l’aggiunta del pensionamento senza età con 41,5 anni di contributi.
A delineare i tratti-chiave della legge di Bilancio per il 2019 è, però, innanzitutto Giovanni Tria. Il ministro dell’Economia premette che «si può costruire una strategia politica economica coerente anche se è partita da una campagna elettorale non del tutto coerente». E in questa ottica va inquadrato anche il taglio dell’Irpef che, puntualizza, «deve essere un’operazione graduale». Certo, insiste, «io sono molto favorevole a partire con un accorpamento e una riduzione delle aliquote per i redditi familiari, compatibilmente con i vincoli di bilancio». E anche la Flat tax va avviata, ma è una misura che «richiede tempo» e «va finanziata con le tax expenditures»: il taglio di agevolazioni e sconti fiscali, a cominciare dagli 80 euro di Matteo Renzi.
L'obiettivo è quello di avviare un intervento sull’Irpef a partire dai redditi medio-bassi. Resta in campo l’ipotesi di una riduzione della prima aliquota di un punto percentuale ma si ragiona anche su un’Irpef a tre aliquote finanziata con una rimodulazione delle detrazioni fiscali. Si stanno valutando gli effetti di una riduzione da cinque a tre degli scaglioni Irpef (il primo fino a 28mila euro, il secondo fra 28 e 75mila euro e il terzo dai 75mila euro) concentrando l’attenzione sulle fasce di reddito medio-basse. Il tutto accompagnato dalla cosiddetta «pace fiscale» che, spiega Salvini, si rivolgerà «a chi ha fatto la dichiarazione dei redditi» ma non può pagare e che invece «correrebbe a pagare» se il conto fosse «il 10%», comunque «non un regalo».
Ma il ministro dell’Economia non si limita al capitolo fisco. Certo, incalza, «bisogna continuare la riduzione del rapporto debito/Pil» e comunque «nell’anno in corso ci sarà una correzione dello 0,1 per cento». Ma, non esita a sbilanciarsi su tre temi delicati del rapporto con i grillini con parole che non devono essere risultate gradite ai 5 Stelle. Sul reddito di cittadinanza, Tria spiega che aiuta la crescita «se è disegnato bene» e comunque «bisogna vedere quanto serve in più perché ci sono altri strumenti per la lotta alla povertà». Sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, è da escludere che possa diventare una nuova Iri o nuova Gepi che investe in salvataggi di imprese più o meno decotte. E non manca l’ultima bordata sulle grandi opere: «Personalmente spero che Tav e Tap si facciano e che il problema si sblocchi».