Mercoledì 20 Novembre 2024

Pensioni, ultime novità. Per quota 100 a statali finestra di 6 mesi

Prime indicazioni della bozza su cui sta lavorando il governo. Vecchiaia, nessun aumento di età fino al 2022. Via dal lavoro prima per il trasporto aereo

Una sede dell'Inps (Ansa)

Una sede dell'Inps (Ansa)

Roma, 27 ottobre 2018 - I lavoratori pubblici che maturano il diritto ad andare in pensione con quota 100 (con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi) entro quest'anno potranno avere l'assegno a partire dal primo luglio 2019. È quanto si legge nella bozza del 'Pacchetto previdenza' del governo sulla possibilità di ritirarsi prima dal lavoro, per la quale si precisa che a fronte di requisiti maturati dal primo gennaio 2019 "il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico è conseguito trascorsi sei mesi dalla data di maturazione dei requisiti". 

Per i lavoratori privati è prevista una finestra "mobile" di tre mesi: chi matura i requisiti entro dicembre 2018 uscirà il 1° aprile 2019, mentre chi li matura a partire dall'anno prossimo avrà la pensione trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti. I requisiti anagrafici saranno adeguato agli incrementi alla speranza di vita dal primo gennaio 2023.

PENSIONI DI VECCHIAIA - L'età per accedere alla pensione di vecchiaia sarà a 67 anni tra il 2019 e il 2022. Resta a 42 anni e 10 mesi anche per il 2019 il requisito contributivo per accedere alla pensione anticipata, indipendentemente dall'età anagrafica (41 anni e 10 mesi per le donne) ma il diritto ad avere l'assegno si avrà tre mesi dopo la maturazione dei requisiti. Per l'anno prossimo quando sarebbe dovuto scattare l'aumento di cinque mesi del requisito (a 43 anni e tre mesi) il vantaggio quindi per chi esce con questo percorso sarà solo di due mesi ma dal 2023 quando ricomincerà a crescere il requisito anagrafico il vantaggio aumenterà perché quello contributivo resterà bloccato.

TRASPORTO AEREO - Inoltre - si legge ancora nella bozza - i lavoratori del trasporto aereo potranno andare in pensione di vecchiaia nel 2019 e il 2020 con un requisito ridotto di sette anni rispetto a quella degli altri lavoratori. Fino ad ora era possibile uscire con un requisito ridotto di cinque anni e con questa norma si riduce di altri due. Per finanziare questo maggiore costo previsto della misura, si rende strutturale la norma sul pagamento per diritto di imbarco di tre euro.

PENSIONI D'ORO - Infine è previsto un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro, cioè per gli assegni superiori a 4.500 euro mensili (90mila euro lordi l'anno), a cinque fasce. Il taglio, secondo quanto si legge, vedrebbe una riduzione per "cinque anni" così suddivisa: fino a 130mila euro un taglio dell'8%, da 130mila a 200mila euro una riduzione dell'assegno del 12%, da 200mila a 350mila un taglio del 14%, da 350mila a 500mila un taglio del 16% e per gli assegni di oltre mezzo milione la riduzione sarebbe del 20%. 

Nella stessa bozza, c'è una seconda ipotesi con percentuali lievemente diverse: fino a 130mila euro il 10%, da 130mila a a 200mila euro il 14%, da 200mila a 350mila euro il 16%, da 350mila a 500mila euro il 18% e oltre mezzo milione il 20%.  La norma comunque non si applicherà alle pensioni liquidate interamente con il sistema di calcolo contributivo e per quanto riguarda le pensioni liquidate con il cosiddetto sistema misto la percentuale del taglio sarà il risultato di un calcolo tra l'anzianità maturata nel sistema retributivo e l'anzianità contributiva totale.  

Sul tavolo ci sarebbe anche un'ipotesi con 4 fasce di riduzione ma coinvolgendo non solo chi ha ottenuto una pensione con il sistema retributivo e il sistema misto ma pure con il sistema interamente contributivo. I tagli agli assegni delle pensioni d'oro finirebbe in un 'Fondo risparmio', che punterebbe a "garantire l'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche in favore di particolari categorie di soggetti", le quali verranno individuate con un decreto del ministro del Lavoro di concerto con il ministro dell'Economia.