Roma, 12 gennaio 2025 – Il caso del pasticcio Inps sull’aumento dei requisiti previdenziali, prima inserito nel simulatore e poi cancellato, finisce in Parlamento e rischia di creare nuove tensioni nella maggioranza e nel governo, oltre che con i sindacati e con l’opposizione. A puntare l’indice contro l’Istituto di previdenza è di nuovo la Lega con il presidente della Commissione di controllo sull’attività degli enti previdenziali, Alberto Bagnai, che annuncia l’intenzione di chiedere l’audizione dei vertici dell’ente: “Al prossimo ufficio di presidenza della bicamerale chiederò ai rappresentanti dei gruppi di valutare l’opportunità di audire l’Inps”, anticipa Bagnai parlando della “singolare vicenda del software di simulazione” che forniva risultati “non conformi alle normative in vigore”.
Ma la posta in gioco va oltre la ricerca delle responsabilità per l’errore compiuto, perché da qui a qualche mese il governo dovrà decidere se bloccare il meccanismo che lega l’incremento dei requisiti al crescere dell’aspettativa di vita calcolata dall’Istat e dalla Ragioneria dello Stato o se far salire età e contributi di tre mesi dal 2027 e di altri tre mesi dal 2029. Una decisione che vede il Carroccio e Forza Italia nettamente schierati per il blocco dell’operazione, mentre da Fratelli d’Italia c’è un atteggiamento più rigorista.
Il no della Lega è stato annunciato dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che, in una intervista a QN, ha spiegato che l’età per la pensione di vecchiaia non salirà oltre i 67 anni, così come non aumenteranno gli anni di contributi per la pensione anticipata: “Sappiamo che la speranza di vita può crescere e che c’è una norma che la collega all’aumento dei requisiti pensionistici. Interverremo su questo – puntualizza – quando sarà necessario agire, per bloccare gli aumenti”. Al momento, però, non c’è alcuna nuova norma che metta nero su bianco uno scatto in avanti per l’età pensionabile. Ma la questione resta aperta, considerando che la regola prevede l’adeguamento alla speranza di vita, attesa in salita nei prossimi anni. Un nodo, questo, che, insieme con quello di una riforma complessiva delle pensioni, che i sindacati rilanciano, con l’accusa che non solo il governo non ha superato la legge Fornero – come promesso proprio a partire dalla Lega – ma la ha addirittura peggiorata.
Dalla Cgil, che per prima ha denunciato la modifica degli applicativi Inps, il segretario generale Maurizio Landini si dice “preoccupato” e rilancia la richiesta di aprire “una vera trattativa”, sostenendo che il tavolo non viene convocato da un anno e mezzo. “È arrivato il momento di ridiscutere il meccanismo di calcolo e di accesso alle pensioni”, avvisa in un’intervista a Repubblica. I lavori non sono tutti uguali, ripete il numero uno della Cgil, “e non si può aumentare per tutti l’età pensionabile in modo automatico” a prescindere dalla loro gravosità. Anche la Cisl, d’altra parte, sostiene la necessità di riprendere subito il confronto tra il governo e le parti sociali a partire dai contenuti della piattaforma sindacale, non escludendo neanche la possibilità di “superare istituti come quello dell’aspettativa di vita che rischiano di rendere il sistema ingestibile”.
La Uil pure insiste: “Urge avviare un confronto strutturato e serrato per una riforma organica del sistema”, che garantisca assegni “dignitosi” per gli attuali e i futuri pensionati, come afferma il segretario confederale Santo Biondo. Tra i temi aperti, per i sindacati, ci sono oltre i lavoratori gravosi, per i quali va favorita l’uscita anticipata, i giovani e le donne, più esposti a carriere discontinue e a redditi più bassi. Per questo, dicono, bisogna riconoscere sia il lavoro di cura sia introdurre una pensione di garanzia per i giovani.