Roma, 18 novembre 2024 – Le pensioni minime, se passerà, come sembra verosimile, l’emendamento di Forza Italia, non aumenteranno nel 2025 di soli 3 euro mensili, ma di circa 9-10 euro. E’ questa una delle due principali modifiche al capitolo previdenza che ha superato l’esame di prima ammissibilità in Commissione Bilancio. L’altra novità riguarda, invece, il cosiddetto silenzio assenso per la destinazione del Tfr ai fondi pensione complementari: una novità sostenuta da FdI e Lega.
Pensioni minime, verso un aumento
Partiamo da quello che è avvenuto quest’anno. Gli assegni sono stati adeguati all’inflazione in maniera piena solo per quelli fino a 2.270 euro mensili. Per gli importi superiori la rivalutazione è stata proporzionalmente più bassa. Le pensioni minime, però, hanno beneficiato di un super adeguamento straordinario, valido solo per il 2024, che le ha portate a quota 614,77 euro mensili. Per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo nel 2025 l’incremento originario previsto dalla manovra è del 2,2%. Nel 2025 e dell'1,3% nel 2026. Quest'anno scadeva l'aumento del 2,7% previsto con la legge di Bilancio per il 2024. Le pensioni avrebbero dovuto crescere a 617,9 euro dai 614,77 attuali.
Come annunciato da settimane, però, FI ha puntato a far aumentare ulteriormente l’importo delle pensioni minime. Gli ‘azzurri’ hanno insistito per ripristinare la stessa perequazione del 2,7% prevista per il 2024 con l’obiettivo di arrivare a 623 euro. Il costo dell’aumento sarebbe di circa 100 milioni e la copertura finanziaria arriverebbe dal Fondo per le esigenze indifferibili.
Tfr, nuovo silenzio assenso
Lega e FdI propongono una nuova fase di ‘silenzio-assenso’ per la destinazione del Tfr alla previdenza integrativa. Con due emendamenti alla manovra i partiti di maggioranza propongono l'apertura di un nuovo semestre per la scelta da parte del lavoratore di spostare il trattamento di fine rapporto dall'azienda alla previdenza complementare con la regola del silenzio assenso. L’emendamento a prima firma di Tiziana Nisini indica la finestra tra il primo aprile e il 30 settembre 2025. Quello di FdI a firma di Walter Rizzetto scatta il primo gennaio. In assenza di un'indicazione da parte del lavoratore, passati i 6 mesi, il datore di lavoro – secondo entrambe le proposte – trasferisce il Tfr ai fondi pensione.