Dopo mesi di ritardi e di incertezze, scatteranno da luglio gli aumenti delle pensioni minime come previsti dalla legge di Bilancio e che in realtà sarebbero dovuti partire fin dallo scorso gennaio. Ma tra riserve interpretative e pastoie burocratiche, gli incrementi non sono arrivati fino a oggi. Con il mese prossimo, però, i 1,3 milioni di pensionati al minimo riceveranno l’adeguamento mensile e gli arretrati.
Le rivalutazioni
Possiamo, dunque, rimettere a posto i tasselli del puzzle. Nella legge di Bilancio per l’anno in corso il governo ha stabilito di contrastare gli effetti della galoppante inflazione con una rivalutazione eccezionale che si somma a quella ordinaria.
Le cifre
La rivalutazione ordinaria è stata al tasso del 7,3%, così portando il minimo da 525,38 euro (31 dicembre 2022) a 563,74 euro (1° gennaio 2023). La rivalutazione eccezionale è prevista, nel 2023, al tasso dell'1,5% per i pensionati d'età inferiore a 75 anni e del 6,4% per quelli con almeno 75 anni d'età (nel 2024 è prevista al 2,7% per tutti i pensionati). E, dunque, nel 2023, gli assegni minimi per gli ultra 75enni salgono a 599,82 euro (563,74x1,064), mentre per gli altri a 572,20 euro (563,74x1,015).
Obiettivo mille euro: quando?
Rimane fermo l’obiettivo di legislatura di arrivare a mille euro. E, anzi, proprio in questi giorni Antonio Tajani, come numero uno di Forza Italia, ha insistito sull’esigenza di arrivare al traguardo anche per onorare la memoria di Silvio Berlusconi che aveva fatto di questo target una sua battaglia. Nel frattempo, però, nel governo e nella maggioranza si ragiona sul passaggio intermedio di un incremento a 700 euro delle minime dal primo gennaio 2024 per i pensionati sopra i 75 anni.