“Luglio col bene che ti voglio” cantava Riccardo Del Turco nell’estate del 1969. E luglio è effettivamente un mese che si lascia amare dai pensionati. In primis perché molti hanno diritto alla quattordicesima. Ma non solo. Questo luglio, 2023, ha fatto anche segnare alcuni aumenti per le pensioni minime che saranno versati (arretrati compresi) proprio nei prossimi giorni.
E in tutto ciò non è mancata nemmeno una polemica sollevata dalla Cgil sui “cedolini sbagliati” con la voce “quattordicesima” che è diventata “aumento pensioni basse 2023” lasciando intendere, sostiene lo Spi (il sindacato dei pensionati della Cgil), che “si tratti di un Bonus del Governo”. Il tutto nel tourbillon di voci sulla riforma delle pensioni per il 2024 dove tutto potrebbe cambiare, ma probabilmente poco cambierà, andando dall’attuale Quota 103 e una possibile (spinta soprattutto dalla Lega) “Quota 41”. Ma andiamo con ordine.
La quattordicesima
La pensione di luglio sarà più consistente. Questo perché l’Inps accrediterà innanzitutto la quattordicesima a tutti i pensionati con reddito fino a 14.657,24 euro lordi all'anno e almeno 64 anni di età (compiuti entro il 30 giugno 2023). La quattordicesima spetta a chi riceve la pensione di anzianità, di vecchiaia, la pensione anticipata o quella di invalidità o la pensione di reversibilità
L’aumento delle minime
Oltre alla quattordicesima ci sarà appunto l’aumento delle pensioni minime. In particolare, per chi ha età inferiore a 75 anni l’incremento sarà pari all’1,5%; per chi ha invece compiuto 75 anni l’aumento arriverà al 6,4%. Un aumento che durerà, almeno, per tutto il 2023 e il 2024. Stando all’ultima Legge di Bilancio, però l’aumento delle pensioni era previsto già da gennaio 2023. Tuttavia, a causa di alcuni ritardi, l’aumento scatterà da luglio 2023 fino a dicembre 2024. Pertanto, i beneficiari dell’aumento previsto per gennaio 2023 vedranno accreditarsi sul cedolino gli arretrati da gennaio a giugno. Un aumento mensile che potrà arrivare al massimo a 8,46 euro in più per chi ha meno di 75 anni e a 36,08 euro mensili in più dai 75 anni in avanti.
Il pasticcio dei cedolini
In tutto ciò, chi è andato a vedere il proprio cedolino della pensione (che viene pubblicato nell’area personale del sito Inps diversi giorni prima del pagamento delle pensioni) ha trovato una nuova voce “Aumento pensioni basse 2023”. Una dicitura nella quale l’Inps aveva messo insieme la quattordicesima e gli aumenti delle minime. Una “semplificazione” che non è sfuggita (e piaciuta) ai funzionari della Cgil e che è loro parsa come un tentativo di far passare i “più consistenti” importi della 14esima (“frutto di lotte sindacali negli anni passati”, dice la Cgil) insieme agli aumenti delle minime (“pochi euro”, sempre secondo il sindacato) come un “Bonus introdotto dal Governo Meloni”. Apriti cielo.
I chiarimenti dell’Inps
Dopo la polemica, oggi, l’Inps ha diffuso una nota nella quale precisa che “i pensionati che nel mese di luglio 2023 percepiranno la cosiddetta quattordicesima mensilità e l’incremento della pensione uguale o inferiore al trattamento minimo possono consultare il loro cedolino in cui sono identificate in modo separato le due voci. Si precisa che nei cedolini le due somme sono ora identificate rispettivamente come QUATTORDICESIMA - LEGGE 3 AGOSTO 2007, N.127) – CREDITO ANNO 2023, e INCREMENTO LEGGE 197/2022. A ognuna delle voci corrisponde una nota illustrativa riportata in coda al cedolino stesso. La dicitura “aumento pensioni basse 2023”, erroneamente riportata per una ridotta platea di pensionati, è stata cambiata al fine di semplificare la lettura dei diversi importi specifici. Tali specifiche erano state già comunicate agli aventi diritto sia con SMS su cellulare, sia con notifica sulla sezione MyInps del sito www.inps.it, sia via mail”.
La riforma delle pensioni
Su tutto ciò si è innestata la discussione sul futuro delle pensioni con il Governo che è tornato a incontrare le parti sociali (sindacati). Da qui si sono susseguite le voci che vorrebbero un prolungamento anche al 2024 dell’attuale quota 103 (somma di età e anni contributivi) per andare in pensione ma non mancano (come ha dichiarato il sottosegretario al Lavoro Burigon a Qn) le spinte per introdurre Quota 41 (andare cioè in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età). “Per le decisioni concrete è necessario aspettare l’autunno. Intanto, però, non dimentichiamo che Quota 41 esiste già, con 62 anni di età, ed è una realtà per 17mila persone. Ma intendiamo migliorarla e continuare un percorso che dovrà portare a Quota 41 piena, senza vincoli di età. Miglioreremo anche altre forme di flessibilità in uscita: dall’Ape social ai lavori gravosi, agli anticipi per le donne, esistono molte azioni da mettere a regime", da detto Burigon. In particolare è poi spuntata l’ipotesi di un collocamento a riposo a 62 anni nelle aziende in crisi. Ma della riforma ci sarà tempo di pensare da qui a dicembre.