Giovedì 26 Settembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni, donne penalizzate: ecco quanto incide la maternità e il divario con gli uomini

Rapporto Inps: nell’anno in cui nasce il primo figlio sperimentano una riduzione dei redditi di circa il 76%. Servono 5 anni per tornare al livello di retribuzione pre maternità

Roma, 24 settembre 2024 – Le donne restano penalizzate nelle pensioni e nel lavoro. È questa la sintesi di quello che emerge anche quest’anno dal tradizionale Rapporto Inps presentato oggi nelle sede dell’Eur alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

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Il presidente dell'INPS Gabriele Fava durante la presentazione del XXIII Rapporto annuale dell’INPS, Roma, 24 settembre 2024, ANSA/VINCENZO LIVIERI

Pensioni più basse del 35 per cento

Al 31 dicembre 2023 i pensionati sono circa 16,2 milioni, di cui 7,8 milioni di maschi e 8,4 milioni di femmine. Sebbene rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), le pensionate percepiscono il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 153 miliardi di euro contro i 194 miliardi dei maschi. L'importo medio mensile dei redditi pensionistici percepiti dagli uomini è superiore a quello delle donne di circa il 35%.

La maternità fa perdere punti e salario

Dopo la nascita del primo figlio le donne sperimentino una riduzione salariale, che è particolarmente significativa nell'anno di nascita e in quello successivo. Dopo quattro anni dalla maternità, annotano gli analisti dell’Inps, i redditi riprendono a crescere in maniera simile a quanto avviene per quelli percepiti dalle donne senza figli, ma anche 15 anni dopo la nascita del figlio si nota una penalità di circa 52 punti logaritmici. Nell'anno in cui diventano madri, annota l'Inps, le donne subiscono un calo dei redditi annui di circa il 76%, mentre per gli uomini si osserva un incremento salariale di circa il 6%. Le retribuzioni femminili ritornano al livello a cui si assestavano prima della maternità solo dopo 5 anni dalla nascita del figlio. Per gli uomini, invece la nascita di un figlio non interferisce con il trend crescente e a 7 anni dall'evento si osserva un incremento che sfiora il 50%.

Rischio uscita dal lavoro

Di più. Con la nascita di un figlio sale la probabilità di uscita dal lavoro per la donna e si riduce per l'uomo. Prima della nascita di un figlio la probabilità di uscita dal lavoro è simile per uomini e donne con l'8,5%-9% per i primi e il 10,5%-11% per le seconde, mentre nell'anno di nascita la percentuale sale al 18% per le donne e scende all'8% per gli uomini. A sette anni dalla nascita del figlio la probabilità di uscita dal lavoro è del 5% per gli uomini e del 10% per le donne.

“Il congedo obbligatorio di maternità (retribuito all'80%) svolge il ruolo cruciale di contenere la perdita salariale che le donne subiscono a seguito della nascita di un figlio”. In assenza della copertura offerta dal congedo di maternità, la perdita salariale nell'anno di nascita del bambino sarebbe di circa l'80% del salario, mentre si mantiene intorno al 30% grazie a questa tutela, fa notare l'Istituto.