Roma, 23 novembre 2023 – A dicembre 2023 i pensionati avranno un assegno più corposo del solito. Non solo perché, come sempre, insieme alla pensione “normale” sarà versata anche la tredicesima ma anche perché il governo anticiperà il conguaglio relativo alla rivalutazione per il 2023 (conguaglio che generalmente viene pagato a gennaio).
Il conguaglio, cos’è
Ogni inizio anno, a gennaio, le pensioni vengono rivalutate in base a un indice provvisorio (valore che tiene conto sostanzialmente dell’inflazione attesa). A gennaio 2023 era stato stabilito al 7,3%. Prendendo come riferimento il valore della pensione versata nel 2022, l’aumento del 7,3% è stato applicato all’assegno di ogni mese del 2023. A fine anno però l’Istat calcola e comunica all’Inps l’indice definitivo che quest’anno si è attestato all’8,1%. A questo punto l’Inps calcola la differenza fra i due indici (in questo caso il 7,3% e l’8,1% con un aumento dello 0,8%) per ogni mese dell’anno e versa l’intera cifra nel conguaglio (solitamente a gennaio dell’anno successivo, quest’anno “eccezionalmente” a dicembre dello stesso).
Un esempio
Per cercare di spiegare meglio facciamo un esempio. Se a gennaio 2022 una persona prendeva una pensione di 1000 euro per tutti i mesi del 2023 ha preso un assegno di 1.073 euro (rivalutazione del 7,3%). Se si fosse applicato l’8,1% sarebbe stata di 1.081 euro. Una differenza di 8 euro. Ora questa differenza (moltiplicata per i 12 mesi dell’anno) viene inserita nella pensione di dicembre. In questo caso 96 euro.
Il perché dell’anticipo?
"Solitamente il conguaglio viene effettuato nel gennaio dell’anno successivo. Quest’anno, per questioni di Bilancio, è stato anticipato a dicembre per decisione del Governo. Sono soldi ‘previsti’ che, fra un mese, sarebbero comunque spettati ai pensionati. Quello che avranno a dicembre non avranno dunque a gennaio”, spiega Ezio Cigna responsabile nazionale delle politiche previdenziali della Cgil. In particolare le disposizioni del versamento dei conguagli a dicembre è stato inserito nel Dl anticipi (pubblicato In Gazzetta ufficiale il 18 ottobre) che contiene “Misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”.
La circolare Inps
Una circolare dell’Inps spiega nel dettaglio i sistemi di calcolo spiegando che “la variazione percentuale definitiva calcolata dall'Istat per l'anno 2022, da utilizzare ai fini della perequazione automatica delle pensioni per l'anno 2023, ricorda l'Istituto, è pari al +8,1%. Sono interessate dall'operazione tutte le pensioni e le prestazioni assistenziali con decorrenza precedente l'anno 2023, per una platea complessiva di 21 milioni di prestazioni”.
Rivalutazioni decrescenti
Anche per questo aumento dello 0,8% (differenza fra il 7,3% e l’8,1%) non sarà applicato a tutte le pensioni. Più l’assegno è alto più la rivalutazione calerà progressivamente. Questo in base alle decisioni prese dal Governo con l’ultima Manovra sulle pensioni. Lo 0,8% sarà calcolato sule pensioni (lorde) inferiori a 2.100 euro mentre sarà del 42% per assegni che vanno dai 2.600 a 3.150 euro (sempre lorde).
Gli esempi
Calcoli non semplicissimi, ma per dare un’idea delle variazioni facciamo alcuni esempi:
- Chi percepisce una pensione mensile intorno agli 858 euro a dicembre la vedrà salire a 930 euro
- Chi prende intorno ai 1.340 euro ne riceverà circa 1.460
- Chi ha un trattamento pensionistico di circa 1.600 euro mensili se ne vedrà versare 1.750 a dicembre
- Chi infine viaggia sui 2.655 euro al mese a dicembre riceverà intorno ai 2.860 euro.
La tredicesima
Ma l’assegno di dicembre non conterrà solamente questo conguaglio. Come sempre ci sarà anche la tredicesima. Tredicesima che ha un valore un po’ inferiore a una normale mensilità ma sulla quale dovrà essere applicato lo stesso conguaglio del +0.8% applicato alle pensioni del 2023.
Pensioni basse: 155 euro in più
Non solo. Alle pensioni inferiori ai 7.538,16 annui sarà versato un importo aggiuntivo di 154,94 euro. “L'importo aggiuntivo di 154,94 euro, riconosciuto in via provvisoria in funzione dell'importo della pensione e dell'ultimo reddito memorizzato dai sistemi non antecedente all'anno 2019, per l'anno 2023 è stato attribuito a oltre 346.000 beneficiari”, spiegano dall’Inps. “Si tratta dei cosiddetti incapienti. Persone che risultando nella ‘no tax area’ non hanno diritto a detrazioni e a cui viene riconosciuta questa cifra”, spiega Ezio Cigna.