Roma, 1 marzo 2023 - Da oggi i pensionati con trattamenti sopra i 2.101 euro lordi mensili, pari a 4 volte il minimo Inps, riceveranno gli assegni con gli aumenti per le rivalutazioni, compresi gli arretrati da inizio anno. Coloro che, invece, ricevono pensioni fino a 2.101 euro lordi mensili, pari a 4 volte il minimo Inps, hanno ottenuto gli incrementi fin da gennaio scorso. Così un pensionato con un assegno di 2.500 euro lordi mensili riceverà circa 310 euro di arretrati per il bimestre precedente e 155 euro in più per il mese di marzo: in totale vedrà crescere la pensione di 465 euro. Un pensionato con una rendita di 3 mila euro lordi vedrà un incremento mensile di 116 euro, con un arretrato di 232 euro. Mentre un pensionato con 4 mila euro di prestazione avrà un rialzo di 137 euro mensili, con un arretrato di 274 euro.
Non avranno gli arretrati i titolari di pensione fino a 2.101 euro mensili lordi, perché hanno avuto gli incrementi fin da gennaio scorso. Così chi ha un assegno fino a 1.000 euro continuerà a ricevere un aumento di 73 euro, chi lo ha da 1.500 avrà un più 109 euro, mentre chi sta sui 2.000 euro avrà in più, come nei due mesi passati, 146 euro. Con marzo, insomma, arriva a regime il piano per l’adeguamento al costo della vita avviato gennaio. Dall’inizio dell’anno, infatti, la rivalutazione è stata corrisposta solo alle pensioni fino a 2.101 euro lordi mensili, con aumenti del 7,3 per cento.
Le pensioni sopra la cifra indicata sono state corrisposte negli importi di fine 2022: e, dunque, non solo hanno avuto aumenti, in percentuale meno consistenti per effetto della stretta sulle rivalutazioni decisa dal governo, ma hanno dovuto attendere la rata di marzo per vedere la corresponsione degli incrementi. Da inizio marzo, però, riceveranno, come accennato, anche gli arretrati dei due mesi precedenti.
Per la fascia corrispondente tra le quattro e le cinque volte il minimo, l'importo sarà rivalutato dell'85% dell'inflazione, ovvero del 6,205%, mentre chi conta su un reddito da pensione tra le cinque e le sei volte il minimo (da 2.626,91 a 3.152,28 euro) riceverà solo il 53% dell'inflazione pari a una rivalutazione del 3,869%. Le percentuali di rivalutazione scendono all'aumentare dell'importo della pensione (insieme dei redditi pensionistici) fino ad arrivare ad appena il 32% di rivalutazione per chi ha assegni superiori a 10 volte il minimo (5.253,81 euro al mese) con il recupero rispetto all'aumento dei prezzi del 2,336%. Lo stesso ritardo riguarda le pensioni minime che arriveranno a 572 euro mensili o a 600 per gli over 75 e che riceveranno da marzo anche gli incrementi di gennaio e febbraio.