Lunedì 22 Luglio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni anticipate, rispunta Quota 41. La Lega torna alla carica: braccio di ferro con FI e FdI

La promessa di Salvini: "Stiamo lavorando per agevolare chi non ce la fa più". L’idea è quella di introdurre Quota 41 con il contributivo al posto di Quota 103

Roma, 22 luglio 2024 – Messo in cascina il decreto "Salva casa", Matteo Salvini si appresta a riaprire nella maggioranza un’altra partita che per la Lega è sempre stata una bandiera, anche se fino a oggi con scarsi successi. Ci riferiamo alle pensioni e alla legge Fornero, considerata dal Carroccio la bestia nera da abbattere. Un obiettivo lontano dall’essere raggiunto.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti

Tant’è che il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha buon gioco a puntare l’indice: questo governo ha finito per peggiorare la riforma Fornero. Il leader di Via Bellerio sembra non essersi arreso ai vincoli di bilancio che hanno impedito di rimettere mano al cantiere previdenza. "Stiamo lavorando – avvisa – sul tema pensioni per agevolare chi non ce la fa più".

Un annuncio di battaglia che è rivolto agli altri partner del governo, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, che della stabilità della finanza pubblica hanno fatto un criterio basilare della politica economica dell’esecutivo. Tanto più nella prospettiva del nuovo Patto di Stabilità che vede l’Italia, con deficit e debito eccessivi, sottoposta alla probabile procedura d’infrazione. Ma anche un avvertimento, quello di Salvini, destinato al ministro dell’Economia, il leghista rigorista Giancarlo Giorgetti, che non più tardi di qualche giorno fa ha ammonito: "Eventuali interventi sul sistema previdenziale potranno essere definiti solo all’interno e in modo coerente alla sostenibilità complessiva della finanza pubblica". Per aggiungere: "Da parte mia non rinnego la giusta aspettativa al pensionamento anticipato".

Una clausola di stile in omaggio al verbo leghista più che una convinzione da responsabile del dicastero di Via XX Settembre. Il problema, per il vertice della Lega, è che le pensioni rappresentano il nervo scoperto delle promesse elettorali mancate. Ma costituiscono anche una cambiale ancora valida da poter presentare agli alleati in vista della terza manovra del governo Meloni.

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A confermare che il dossier è stato riaperto, del resto, è un latro leghista, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, che da anni ha messo a punto più di una ricetta per il nodo dei nodi della riforma previdenziale: l’introduzione di una forma strutturale di flessibilità in uscita che permetta di lasciare il lavoro in anticipo rispetto all’età pensionabile dei 67 anni e oltre della riforma Fornero. "Dobbiamo sicuramente trovare le modalità in questi anni – spiega – per fare una riforma pensionistica che possa dare flessibilità in uscita ma nello stesso tempo garantire l’efficienza del lavoro".

Il come non è neanche così ignoto. Il progetto di Durigon delineato almeno nelle sue grandi linee. "Nella prossima manovra porteremo Quota 41 con il ricalcolo contributivo al posto di Quota 103 ¬– ha più volte puntualizzato –. È sostenibile, è l’anno giusto per farla, ha forza e gambe per durare un decennio. Speriamo poi di rinnovare Opzione donna e Ape sociale. Studiamo incentivi per rimanere al lavoro, in alcune professioni come quelle mediche. E interverremo ancora sull’indicizzazione degli assegni: non è giusto dare la stessa inflazione a tutti, meglio sostenere le pensioni basse".

Il problema, però, come si dice in questi casi, è "politico". Meloni, Tajani e Giorgetti accetteranno di destinare una quota significativa delle scarse risorse in gioco con la prossima legge di Bilancio al capitolo pensioni flessibili? La risposta sarà di fatto al centro del nuovo braccio di ferro che la Lega intende rilanciare sul capitolo della previdenza. Ma la risposta non potrà, allo stesso tempo, non tenere conto del nuovo Piano strutturale di bilancio che l’Italia – salvo slittamenti – dovrà presentare all’Ue entro il 20 settembre. Un intreccio di fattori tecnici e politici a più livelli che si preannuncia delicato e tortuoso.